Botero e la sua controversa arte

Nel pieno fermento del secolo scorso videro la luce alcune fra le opere più iconiche del ‘900. L’autore, Fernando Botero, nacque a Medellín nell’aprile del 1932, secondo di tre figli. Fin dall’adolescenza entrò in contatto con il mondo dell’illustrazione, tanto che già a 16 anni produsse dei disegni per i supplementi di El Colombiano, il principale giornale della sua città. Espose, poi, le sue opere per la prima volta nel 1948.

 

I primi successi

I successi giunsero rapidamente per il giovane Botero, che a soli 20 anni, nel 1952, vinse il secondo premio al IX Salone degli artisti colombiani organizzato a Bogotà, con l’opera Sulla costa. Con i soldi ricavati dalla vincita ebbe l’occasione di volare in Europa. La prima tappa fu Madrid, dove visitò il Museo del Prado. Si spostò poi a Parigi, venendo in contatto con l’arte avanguardista e rimanendo affascinato dai pittori antichi. Per ultimo giunse in Italia. Nella Penisola rimase affascinato dall’arte rinascimentale, in particolare dagli autori Toscani. Due saranno per lui veri e propri riferimenti, Giotto e Mantegna, tanto che ne riprodurrà alcuni dipinti.

Botero tornò in Colombia nel 1955, convolando ben presto a nozze con Gloria Zea, futuro ministro della cultura. Arricchito dalle influenze europee cominciò ad esporre le sue opere, ricevendo, tuttavia molte critiche. Al tempo, infatti, l’ambiente artistico colombiano era fortemente affascinato dall’avanguardia francese, che Botero aveva respinto. Amareggiato dall’atteggiamento dei connazionali decise di trasferirsi in Messico, dove ideò i primi corpi tipicamente dilatati. Appena due anni dopo, nel 1957, giunse negli Stati Uniti, dove espose le sue opere, a Washington, e visitò i musei newyorkesi. A quel periodo risale la sua attenzione per l’espressionismo astratto. Nello stesso anno, poi, fece ritorno a Bogotà, dove vinse per la seconda volta il secondo premio al Salone degli artisti colombiani, arrivato alla decima edizione.

Le imprese di Lucio Quinzio Cincinnato

Le imprese di Lucio Quinzio Cincinnato

L’anno successivo ebbe inizio la sua esperienza all’interno dell’insegnamento. Otterrà, infatti, una cattedra all’Accademia d’arte della capitale colombiana. Il 1958 fu un anno importante e ricco di successi. Riuscì finalmente a ottenere il primo premio al Salone degli artisti colombiani, alla XI edizione, con la celebre opera La camera degli sposi. Tornò ad esporre a Washington e vendette un largo numero di opere.

La fortuna, tuttavia, durò poco. Lo stile, estremamente personale e influenzato dall’espressionismo astratto, dell’artista venne duramente contestato nel Paese e Botero fu costretto ad espatriare. Tornò a Washington, dove aveva sempre trovato grande apprezzamento alla Gres Gallery. Quest’ultima, però, chiuse i battenti lasciando Botero in precarie condizioni economiche. A quel periodo risale anche una grande scossa personale, a causa del divorzio dalla moglie.

Guerrilla de Eliseo Velásquez - Fernando Botero
Guerrilla de Eliseo Velásquez – Fernando Botero

Con l’inizio degli anni ’60 la situazione sembrò migliorare. Il MoMA di New York acquistò la sua Monna Lisa all’età di dodici anni e nel 1963 Botero giunse nell’East Side. Lì ebbe inizio la sua grande passione per il collezionismo e al contempo egli ebbe occasione di sviluppare lo stile che lo contraddistinguerà per il resto della sua attività. Nella sua vita fece ingresso anche un nuovo amore, a cui seguì un nuovo matrimonio. Poco dopo, nel 1966, la sua arte sbarcò nel Vecchio Continente. La prima esposizione si tenne in Germania e diede inizio ad un lungo periodo di mostre europee, estremamente apprezzate dalla critica. L’artista tornò ad esporre anche a New York, con grande successo, e persino in patria a Bogotà.

1355. La cavalcata del Principe Nero

1355. La cavalcata del Principe Nero

Il trasferimento in Europa

Negli anni ’70 arrivò la passione per la scultura. Botero si trasferì nel 1973 a Parigi e lì, quattro anni dopo, espose per la prima volta le sue statue. Negli anni ’80, poi, tornò a visitare l’Italia e decise di stabilirsi, per alcuni periodi dell’anno, a Pietrasanta, dove avrebbe potuto visitare facilmente le cave di marmo. In città rimangono ancora oggi due suoi affreschi nella chiesa della Misericordia.

Gli anni ’70, oltre a consacrarlo nel mondo artistico a tuttotondo, rappresentarono per Botero anche un difficile capitolo della vita personale. Nel ’74 fu vittima di un terribile incidente stradale, dove il terzo figlio, Pedro, morì. Lo stesso artista perse una falange della mano destra. Finito il suo secondo matrimonio, poi, convolò nuovamente a nozze con l’artista greca Sophia Vari.

Dagli anni ’90 il suo legame con il mondo artistico europeo continuò a rafforzarsi, tanto che a quel periodo risalgono alcune sue celebri opere esposte negli Champs-Élysées a Parigi e in alcune città del Continente. Nel 2002, poi, realizzò persino il drappellone del Palio di Siena, sotto richiesta dell’amministrazione comunale. All’Italia Botero dedicherà la sua attenzione anche nel 2020, quando regalerà al Comune di Pietrasanta un dipinto in occasione della pandemia di Covid-19.

 

Lo stile

L’arte di Botero è peculiare quanto lo è il pensiero che l’autore vi sottende. Per lui, infatti, dipingere è una necessità interiore mai soddisfatta. I colori, mai vivaci e sempre tenui non sono racchiusi da contorni, andando a definire le forme, esenti da qualsiasi tipo di ombreggiatura. I corpi sono tipicamente dilatati, dalle fattezze quasi irreali. Le figure, poi, sembrano svuotate da qualsiasi aspetto psicologico e morale. A loro fa da sfondo un elemento costante, il tempo. Il trascorrere delle ore è, infatti, spesso presente nelle opere, sia sotto forma di sequenza di momenti, sia di veri e propri orologi.

Grande parte nell’arte di Botero è occupata anche dalla sacralità, rappresentata spesso sotto forma di edifici religiosi nello sfondo. Altrettanto fondamentale è la maternità, declinata molte volte sotto il profilo spirituale. Soggetto prediletto è, infatti, la Madonna con il Bambino.

Botero, in quanto artista profondamente calato nel suo tempo, affronta anche il grande mostro della violenza, osservata frequentemente lungo le strade colombiane negli anni ’40. La patria, poi, avrà sempre un ruolo centrale nella sua espressione, trasformando i ricordi di bambino nelle strane e grandi forme tipiche delle sue opere.

 

 

 

 

 

 

Immagine di copertina ad opera di Sailko. Wikipedia

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