Artisti romani a Filettino

Giovanni Silvagni

Figlio di Innocenzo e di Francesca Gueruli, romani, nacque a Roma il 1° giugno 1790, primogenito di cinque figli. Crebbe nella casa in via dei Monti n. 105, attuale via dei Serpenti, adiacente alla bottega del padre, ‘maccaronaro’ (produttore e venditore di pasta), ma fu assecondato nella predisposizione al disegno e seguì gli studi all’Accademia di S. Luca.
Allievo dei pittori neoclassici Gaspare Landi e Vincenzo Camuccini, scelse il genere storico, considerato il più elevato in pittura, e i successi raccolti fin dagli esordi ne designarono la strada.

Giovanni Silvagni Ritratto

Si formò all’Accademia romana di San Luca, dove si conservano La partenza di Coriolano (con cui nel 1817 si aggiudicò il pensionato Canova) e La sfida di Eteocle e Polinice (esposto nel 1821). In queste prime prove, come anche nell’Edipo cieco abbraccia le figlie prima dell’esilio (1818, Parma, Galleria Nazionale), mise a punto quel linguaggio neoclassico, armonioso e robusto nel colorito, dal quale non si discostò mai.

Partenza di Coriolano

Alle tematiche legate alla storia antica sostituì, durante gli anni ’30, i soggetti sacri per i quali si intensificarono le committenze sia a Roma (fra le altre, Madonna e santi, 1824, per il Seminario; tre tele per la chiesa di San Salvatore in Onda, 1847 ca.) sia nelle Marche (La Beata Marsilia Popelle matrona settempedana, 1833, per il Duomo di San Severino; S. Romualdo rinfaccia ad Ottone III imperatore i suoi falli, 1838, per la chiesa di Sant’Angelo a Fabriano) e in Umbria.
Con l’avvento di Pio IX fu tra gli ispiratori della politica culturale del nuovo pontefice, anche in virtù del progredire del suo ruolo all’interno dell’Accademia di San Luca, della quale fu presidente dal 1844 al 1846. Negli ultimi anni della sua attività affrontò tematiche più consone al gusto romantico come il Galileo dinnanzi al Cardinal Bellarmino (esposto con la Società degli Amatori e Cultori nel 1851).

Eteocle e Polinice

Il Silvagni partecipò anche al movimento risorgimentale della Repubblica Romana: il suo nome appare tra i consiglieri del Consiglio comunale di Roma nella seduta antimeridiana del 1° luglio 1849, dove furono presentate le condizioni del generale Oudinot per la capitolazione della città.
Nato a Roma nel 1790, morì il 20 agosto del 1853 e i funerali furono celebrati nella chiesa di S. Eustachio alla presenza del presidente dell’Accademia di S. Luca e di dieci professori.

Edipo cieco partenza per l’esilio

Giovanni Silvagni a Filettino

Il pittore ricevette committenze anche a Filettino, dalle tre principali famiglie esistenti a Filettino nella prima metà dell’Ottocento – gli Arquati, i Petruzzi e i Pesci – .
Per gli Arquati il Silvagni dipinse il ritratto su tela di Giuditta Tavani Arquati e quello del marito Francesco, conservati a Colonna (Roma) nel villino dell’ing. Pietro Parboni Arquati.
Nella chiesa di San Giovanni, presso la piazza principale, si conserva un altro quadro ovale rappresentante la Madonna Addolorata. Fu dipinto nel 1823, come appare dall’iscrizione posteriore: “Ca. Giovanni Silvagni 1823”, donato alla chiesa da Pasquale Petruzzi, come si legge sullo stesso dipinto: “Donò Pasquale Petruzzi per sua devozione”.
Per i Pesci, il Silvagni dipinse due quadri rappresentanti una Madonna e un Ecce Homo, che conservano ancora la cornice originale e portano ambedue la dedica “Giovanni Silvagni al suo amico Aurelio Pesci”. Aurelio era proprietario del Palazzetto Pesci. Esso fu acquistato nel 1923, a pubblico incanto, dai fratelli Pontesilli, che divennero proprietari dei quadri, passati poi ai loro eredi.

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