La chiesa di San Vito di Anagni

il mistero di uno dei luoghi di culto più antichi di sempre

 

Esistono luoghi magici, luoghi che fanno vivere emozioni e intime sensazioni uniche. Naturalmente quando parlo di magia non intendo l’esibizione di giochi straordinari legati all’abilità del mago, ma quella scienza del passato che cercava il legame diretto tra l’uomo e lo spirito del mondo, quella meravigliosa anima divina di ciò che ci circonda, intendo quel modo di entrare nell’anima del creato per sentirsi un tutt’uno con esso così come la definisce giordano bruno.

 

La magia è quella scienza antica venuta all’oriente per cui ciò che appare è; così come i 3 re magi (maghi) capirono dall’osservazione degli astri che era in corso un fenomeno straordinario e che ciò che appariva in cielo era la manifestazione che era nato il Re dei re. La città in cui si trova il luogo magico di cui voglio parlare è Anagni, ed il luogo è la chiesa di San Vito.

Pochi la conoscono, perché è quasi sempre chiusa, ma è la più antica chiesa di Anagni. Questa chiesa risale al VI- VII secolo dopo Cristo e a questo periodo appartengono la fila delle colonne di fondo, ognuna diversa dall’altra; con i capitelli ognuno di stile diverso, in pieno gusto romanico.

Caratteristica infatti dello stile romanico è il riuso di materiali lapidei più antichi provenienti da edifici romani precedenti. E’ possibile che le antiche colonne costituissero il pronao della primitiva costruzione. Sappiamo che ad Anagni molte chiese sorgono sui resti di antichi templi o santuari, come per esempio la Cattedrale sorta sull’antico tempio alla dea Cerere, o la chiesa della Madonna del Popolo sorta sull’antico santuario dedicato alla dea Libidina; non sappiamo quale  edifico sorgesse sul luogo dove è stata edificata la chiesa di San Vito.

Oggi la chiesa di San Vito è la cripta della chiesa di Sant’Andrea, anch’essa antichissima e risalente a prima del 1003 e quindi precedente la stessa Cattedrale. Sappiamo di certo che nel 1262 questo edificio venne ampliato dal vescovo Landone Conte che fece costruire le altre colonne oltre l’attuale altare.

Le varie vicissitudini storiche che hanno visto un continuo Sali e scendi nell’uso di questo edificio proseguono nel 1578 con il cardinale Benedetto Lomellino che, fautore di una importante anche se non sempre positiva opera di restauro, ampliamento e modernizzazione di importanti edifici anagnini, fece costruire una nuova porta di accesso a San Vito e nello stesso tempo la diede in uso al rettore della chiesa di Sant’Andrea che la adibì a cantina. L’anno successivo il vescovo Viviani, però, rispristinò il culto dedicando l’altra ea San Vito, infatti non sappiamo prima del1579 a chi fosse dedicata questa cripta.

Ed arriviamo al 1758 quando nel corso di una visita pastorale il vescovo Domenico Monti scoprì che la cripta di San Vito era di nuovo ridotta a cantina e affittata a Don Girolamo Ambrosi Tomasi. Un dato che ci viene da queste descrizioni fatte durante le visite pastorali è che nella chiesa esistevano vari affreschi fra cui una Vergine ed un Crocifisso, oggi tutti scomparsi. Arriviamo ai giorni nostri, siamo nel 1981 e l’allora parroco Don Francesco Cardinali decide di far eseguire dei lavori di indagine e restauro senza, cosa allora abbastanza comune nei piccoli centri, interpellare i tecnici della sovraintendenza ai monumenti. Purtroppo si eseguirono lavori che alterarono l’aspetto originale del monumento soprattutto con il rialzo del pavimento, fatto per ridurre l’umidità interna, e così si ridusse di molto anche lo spazio interno con un effetto schiacciante dei volumi.

Comunque, nonostante tutto, questo luogo rimane un luogo “magico” nel senso di cui abbiamo parlato in premesso e l’effetto emotivo per chi visita è veramente unico. Fra i vari particolari architettonici che caratterizzano l’ambiente voglio segnalarne uno curioso: in uno dei capitelli più antichi, quello detto a “paniere” della colonna di sinistra ci sono scolpite delle testine ormai molto consunte ma ancora visibili. Questo ci ricorda l’antica tradizione delle teste magiche o teste parlanti, di cui ho raccontato nel numero precedente di Prometeo.

Ecco, allora, che nella nostra Ciociaria, terra di emozioni, di cui Anagni è la capitale, entrare in San Vito vi proporrà sensazioni che andranno oltre ciò che la bellezza delle forme può dare.

 

.

 

Guglielmo Viti, Archeologo

Condividi