Castelfranco veneto, da avamposto medioevale a città moderna della Marca trevigiana

In una stampa d’epoca il primo insediamento di Castel Franco

La Storia

I Trevisani avevano bisogno di un avamposto per controllare il territorio sul quale dominavano. Era un ampia pianura che dava verso Vicenza e verso Padova. Ci voleva un castello in una posizione centrale per contrastare le mire espansionistiche padovane e vicentine. Fu questo il disegno politico che vide nascere Castelfranco.
La fondazione della fortezza avviene tra il 1195 ed il 1199. Fu scelta una posizione strategica sopraelevata usando un terrapieno preesistente alla confluenza tra le vie Postumia e Aurelia in posizione centrale. La fortezza, a pianta quadrilatera, con lati di circa 230 metri, fu munita di quattro torri angolari e da un alto torrione merlato, eretto sul punto mediano della cortina muraria sul lato verso Treviso. In un decennio fu costruito un quadrilatero inespugnabile con attorno alle mura del castello un fossato nel quale vennero deviate le acque del fiume Muson e l’Avenale. Una sesta torre (l’odierno campanile del Duomo) venne aggiunta da Ezzelino III da Romano, dopo il 1246, a metà delle mura sul versante di meridione. Gli abitanti del castello inizialmente furono un centinaio di famiglie di uomini liberi, alle quali furono concessi poderi e case esenti da imposte. Ecco perché il castello si chiama Castelfranco, cioè “libero” dalle imposte.
La maggioranza erano semplici cittadini, certo vi era anche una guarnigione di soldati a difenderlo. Furono realizzate abitazioni interne alle mura ma anche diffuse sul territorio circostante. In caso di attacchi nemici tutti si rifugiavano entro le mura e venivano sollevato i ponti levatoi. Nel 1380 il potere fu ottenuto da Francesco da Carrara e nel 1388 entrò sotto il dominio della Repubblica di San Marco, sotto il quale la Castelfranco divenne importante centro politico e amministrativo. Con la Repubblica di Venezia che inizia ad espandere il suo territorio giungendo anche nel trevigiano arrivò anche la pace che gli consentì di crescere da tutti i punti di vista. La tranquillità convinse i nobili veneziani ad investire in fondi e nell’edilizia. Inizia in questo periodo la costruzione di ville che formeranno un vero e proprio agglomerato urbano, giunto al massimo splendore nel ‘Cinquecento. Il 2 maggio del 1797 entra a Treviso Napoleone Bonaparte e qualche giorno più tardi a Castelfranco viene costituita la Municipalità Democratica. Vengono eliminati tutti i simboli della Repubblica di Venezia. Poi ad ottobre del 1797, con il trattato di Campoformio, il Veneto viene ceduto all’Austria, a cui apparterrà fino al 1805 quando le terre verranno annesse nuovamente nel Regno Italico di Napoleone. La fine del sogno napoleonico e il congresso di Vienna, segnano il definitivo ritorno del Veneto all’Austria. Negli anni più recenti il Veneto con le sue montagne, il Grappa, che da Castelfranco dista una quarantina di chilometri, e i suoi fiumi, il Piave, sarà al centro del primo conflitto mondiale. La Pala del Giorgione viene trasferita a Firenze. Negli anni della Grande Guerra Castelfranco Veneto diventa una città di passaggio. Qui arrivano i treni – ospedali, carichi di soldati feriti in battaglia. Come se le disgrazie non fossero sufficienti, Castelfranco in questi anni è vittima di bombardamenti pesanti.

Tina Anselmi

Tina Anselmi

L’Italia e Castelfranco Veneto vengono traghettate verso una nuova guerra mondiale e viene affidata alle truppe partigiane della brigata Cesare Battisti, che a Castelfranco Veneto guidano la resistenza. Durante la guerra si distingue il ruolo svolto dalla partigiana Tina Anselmi. Il 29 aprile del 1945 la città torna libera, si può finalmente guardare avanti anche se ripartire sembra difficile. Nel dopoguerra Tina Anselmi è stata deputato per sei legislature e ha ricoperto la carica di ministro della Sanità e del Lavoro. Nel 1959 entrò nel consiglio nazionale dello Scudo Crociato. Fu deputata dal 1968 al 1992, eletta sempre nella circoscrizione Venezia-Treviso: nel corso del suo lungo mandato parlamentare fece parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali. Si occupò molto dei problemi della famiglia e della donna: si deve a lei la legge sulle pari opportunità. Si laurea in lettere all’Università Cattolica di Milano e insegna nella scuola elementare. Dal 1945 al 1948 è dirigente del Sindacato Tessili e dal 1948 al 1955 del Sindacato Maestre. Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale delle giovani della Democrazia Cristiana. Nel congresso di Monaco del 1963 è eletta membro del Comitato direttivo dell’Unione europea femminile, di cui diventa successivamente vicepresidente. È eletta per la prima volta come deputato il 19 maggio 1968 e riconfermata fino al 1992, nel Collegio di Venezia e Treviso. Nel 1977 fu tra i primi firmatari della legge italiana che apriva alla parità salariale e di trattamento nei luoghi di lavoro, nell’ottica di abolire le discriminazioni di genere fra uomo e donna. È sottosegretario al lavoro nel V governo Rumor e nel IV e V governo Moro. Nel 1976 viene nominata Ministro del Lavoro: è la prima donna, in Italia, a diventare ministro. Nel 1978 è nominata Ministro della Sanità e nel 1981 presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985: è un capitolo essenziale della vita della Repubblica, una responsabilità che Anselmi assume pienamente e con forza, firmando l’importante relazione che analizza le gravi relazioni della loggia con apparati dello stato e con frange della criminalità organizzata, messe in campo per condizionare con ogni mezzo la vita democratica del Paese.

Il Duomo di Castelfranco su progetto di Francesco Maria Preti

Il Duomo

La chiesa è la prima opera progettata da Francesco Maria Preti, ispirata alla chiesa del Redentore di Venezia. Gli ambienti interni sono disegnati da una serie di colonne e piedistalli e ai lati si trovano sei cappelle, tre per lato, comunicanti tra di loro. Nella chiesa si trova anche la tomba dell’architetto Preti. Il duomo di Castelfranco è ricco di opere d’arte di pregio, tra tutte la più importante è la Pala di Giorgione. Si possono ammirare la Discesa di Cristo al limbo, opera pittorica di Giovanni Battista Ponchini e il Martirio di San Sebastiano, realizzato da Jacopo Palma il Giovane.
Nella sagrestia si trovano alcuni brani del ciclo pittorico di Paolo Calliari, in arte Il Veronesi. Sul soffitto si trova Il Tempo e la Fama, sulla parete di destra sono rappresentate la Giustizia e la Libertà e quattro angeli.
Questi affreschi si trovavano in origine nella Villa Soranzo, demolita poi nell’Ottocento. Filippo Balbi ha avviato un processo di recupero degli affreschi che, attraverso un innovativo processo tecnico, sono stati staccati dal muro originale. Purtroppo per gran parte sono andati perduti, alcuni sono oggi in mano a collezionisti privati ma la produzione più importante si trova nella sagrestia del Duomo di Castefranco Veneto. Oltre agli affreschi del Veronesi qui sono anche conservati la Cena di Emmaus e la Consacrazione Vescovile di S. Nicolò, realizzati da Paolo Piazza e la Presentazione al Tempio, opera di Jacopo Palma il Giovane.

Il Teatro Accademico

Teatro Accademico

A metà del Millesettecento la Società degli Accademici commissionò la realizzazione di un teatro. Il Teatro Accademico fu realizzato quasi interamente tra il 1754 e il 1780 su progetto dell’architetto Francesco Maria Preti, che aveva già firmato il progetto del Duomo.
Il teatro viene voluto per portare in scena spettacoli e rappresentazioni musicali ma nasce anche dall’esigenza degli accademici di aver un punto dove incontrarsi e discutere.
L’intero progetto dell’architetto Preti risponde a precise regole matematiche che applica la regola della Media Armonica Proporzionale che consente di godere di una perfetta acustica.
Nell’Ottocento il teatro viene restaurato e adattato alla messa in scena dell’Opera. In questo contesto vengono aggiunti la facciata e l’atrio e l’affresco di Giambattista Canal che si trovava sul soffitto viene sostituito da un’allegoria che rappresenta l’immortalità assisa tra la Virtù e la Gloria che dispensa rami di alloro a letterati ed artisti raffigurati con il volto di personaggi noti di Castelfranco. Nel 1970 la Società degli Accademici cede il teatro al Comune di Castelfranco Veneto ed è proprio quest’ultimo negli anni successivi ad avviare nuovi lavori di restauro.

Casa Marta-Pellizzari, più comunemente chiamata casa Giorgione

Casa Giorgione

La casa Marta-Pellizzari, più comunemente chiamata casa Giorgione è una dimora storica a pochi passi dal Duomo di Castelfranco Veneto. Qui si racconta che sia nato il celebre pittore rinascimentale, tra il 1477 e il 1478. Il nucleo più antico dell’edificio risale al XIV secolo e i successivi ampliamenti laterali sono stati datati tra il XV e il XVI secolo.
Nell’Ottocento è stata in parte mutilata e ancora oggi nel grande salone centrale si notano due aperture murate. Questa sala è particolarmente importante perché qui si trova il Fregio attribuito proprio a Giorgione e ancora oggi oggetto d’interpretazione critica. Dal 1998 è di pertinenza del Comune di Castelfranco Veneto e con l’inizio del nuovo secolo si è provveduto ad avviare un importante restauro che ha permesso di recuperare un fregio del XVI secolo e un ciclo di affreschi con scene bibliche e paesaggistiche del XVI secolo, entrambe opere di Frescante Veneto.

La facciata interna di Villa Bolasco

Villa Revedin Bolasco

Il conte F. Revedin eresse sui resti di due preesistenti palazzi decadenti, tra il 1852 e il 1865, la propria residenza affidando il progetto all’architetto G.B. Meduna.
Il cortile nobile della villa di forma rettangolare costituisce il raccordo tra la parte dominicale, le due ali e la scuderia. Nell’aprile del 1865 le sale del palazzo, affrescate da G. Casa, furono aperte a sontuose feste. Il pittore che allestì la grande sala da ballo affrescò sui soffitti uno squarcio di cielo dove raffigurò Il trionfo della musica e la danza delle ore. Il Meduna realizzò un elegante scalone, in forma di nastro, che si allaccia, tramite una loggia, alla mezza circonferenza del soffitto, trapunto a ventaglio. Revedin ordinò che i cavalli avessero dodici stalli con singoli canestri per il fieno e vasche di marmo, creando con fiera ostinazione una scuderia di rara bellezza.

Nella foto di Maurizio Sartoretto uno scorcio del parco di Villa Bolasco con in primo piano una serra semicircolare di stile moresco

Parco Bolasco

Il giardino venne creato alla maniera inglese, realizzando canali, laghi e collinette. Numerose varietà di specie vegetali, buona parte esotiche, arricchirono gli oltre 80.000mq del Parco. I Rinaldi, subentrati nella proprietà ai Revedin, affidarono all’architetto Antonio Caregaro Negrin l’incarico di proseguire la sistemazione del Parco. Egli eresse su un’isoletta del lago la preziosa serra arcuata in stile moresco, in posizione obliqua rispetto alla facciata della villa, e nel 1878 creò la loggetta ottagona con tetto a pagoda. Le statue di O. Marinali (XVII secolo), provenienti dall’ antico giardino dei Corner, furono raccolte in un anfiteatro costruito per la cavallerizza che mette in risalto la passione per l’equitazione di Francesco Revedin. Oggi il parco si estende per più di sette ettari e conta su una ricca vegetazione, composta da più di mille esemplari, tra cui molti con un’età che varia tra i settanta e i centoventicinque anni.

Giorgione in un autoritratto

Giorgione

Nato Giorgio Barbarelli da Castelfranco, chiamato Giorgione, l’artista fu un grande pittore veneziano dell’Alto Rinascimento. Seguì un apprendistato a Venezia con il prestigioso pittore Giovanni Bellini (1430-1516). Bellini contribuì a formare lo stile pittorico della scuola veneziana, per il quale divennero famosi Giorgione e altri artisti, come Tiziano (1485-1576).
Uno dei suoi primi lavori fu la Pala di Castelfranco, con la Madonna col Bambino e santi, realizzata tra il 1503 e il 1504. Sullo sfondo dell’opera si trova un paesaggio lussureggiante, tipico di Giorgione e altri pittori veneziani del tempo. Questo stile trova perfetta esemplificazione nella Venere dormiente di Giorgione, dove il nudo mitologico sembra armonizzarsi intimamente con il paesaggio tranquillo e fluido alle spalle della Venere.
Anche alcune delle sue prime opere religiose pongono molta attenzione al paesaggio, attraverso una composizione orizzontale, nella quale il paesaggio occupa la parte superiore. I due dipinti che si trovano agli Uffizi La prova di Mosè e Il giudizio di Salomone, sono composti con questa dinamica. Questi lavori mostrano l’influenza del suo maestro, Bellini, e anche dello stile pittorico del Nord Europa. Tale bellezza e ricchezza di significato del paesaggio è presente in molte opere di Giorgione, inclusi il Concerto campestre, i Tre filosofi e la Tempesta, da alcuni considerato il primo vero dipinto di paesaggio dell’arte occidentale.
Giorgione, insieme a Tiziano, suo quasi contemporaneo e in un’occasione assistente, portò notevoli innovazioni stilistiche al genere ritrattistico. Ci sono anche alcune dispute critiche riguardanti l’attribuzione all’uno o all’altro di alcune Madonne con Bambino.
Giorgione lasciò un segno profondo in pittura, attraverso la raffigurazione e l’attenzione riservata al paesaggio, come nella Tempesta, e fu anche considerato il primo pittore di genere, per opere come il Concerto campestre, che non è inserito in nessun tipo di contesto religioso o allegorico. Da qui parte il contributo dei pittori veneziani nell’influenzare l’arte dal Rinascimento fino al Barocco.

Giorgione Pala Madonna con Bambino situata all’interno del Duomo di S.Maria Assunta e S.Liberale in una cappella di famiglia

La Pala del Giorgione

Il dipinto su tavola (cm 200.5 x 144.5), databile 1503-1504, fu commissionato da Tuzio Costanzo, per la cappella di famiglia, in occasione della morte del figlio Matteo (avvenuta tra la primavera del 1503 e l’estate del 1504), raffigurato in armatura completa sulla lapide tombale, in origine murata su una parete laterale. E’ situata all’interno del Duomo di S.Maria Assunta e S.Liberale in una cappella di famiglia. Il dipinto – una delle poche opere certe del pittore, databile tra il 1503 e il 1504 – raffigura, sullo sfondo di un paesaggio, la Madonna in trono con il Bambino, san Francesco e San Nicasio che impugna l’insegna dei cavalieri di Malta, detti anche Gerosolimitani o Giovanniti. San Nicasio era appartenuto a questo ordine cavalleresco e, dopo la morte per martirio nel 1187, fu venerato, spesso insieme a San Francesco. L’opera, una tavola lignea formata da assi di pioppo accostate, nel 2002-2003 è stata sottoposta ad un complesso ed accurato intervento di restauro in occasione della mostra di Venezia Giorgione. “le meraviglie dell’arte”, tenutasi alle Gallerie dell’Accademia dal 1 novembre 2003 al 23 febbraio 2004. nella tavola di Castelfranco, Giorgione introduce elementi fortemente innovativi nella pittura veneta rinascimentale. Lo splendore cromatico della Pala Giorgione si fa altissimo interprete della pittura tonale veneziana del secondo Quattrocento. La Pala ha un’architettura pittorica a verticalità “piramidale”, un trono altissimo, quasi innaturale, immerso nella luce effusa da un paesaggio, ampio e profondo, di campagne e colline. Le due figure di armati e il villaggio turrito in rovina mostrano la guerra, generatrice di dolore e morte. Un respiro atmosferico, pervaso da un assoluto silenzio, impregna l’intera figurazione e inonda la penombra della cappella.

La Biblioteca Comunale nel palazzo ottocentesco del Monte di Pietà

Il Monte Di Pietà e Biblioteca

L’attuale palazzo del Monte di Pietà, progettato dall’ingegnere Luigi Benini di Castelfranco, risale al 1825-1826. A metà ‘800, la povertà dilagante nella città e nel territorio impose la costruzione di nuovi magazzini ove depositare il numero sempre crescente di pegni non preziosi (suppellettili domestiche, indumenti, ecc.). Tra il 1865 e il 1869, su progetto dell’architetto Michele Fapanni, si edificarono le ali e la casa del custode che chiude, ad ovest, la corte interna.
Restaurato in tre diverse fasi, il palazzo ospita ora dal 1965 la Biblioteca Comunale, ricca di oltre 100.000 volumi, tra cui numerose opere rare e di pregio. La Biblioteca possiede un ampio patrimonio di opere librarie moderne e di un pregevole fondo di opere librarie antiche. Alla Biblioteca è annesso l’Archivio Storico Comunale (circa 7.000 volumi, registri e buste, risalenti al periodo compreso tra il sec. XV e il 1950). La Biblioteca ha trovato un ottima sede nel palazzo del Monte di Pietà situato all’interno del castello medievale. E’ dotata di moderni spazi per lo studio e la consultazione, per il tesseramento, il prestito locale e interbibliotecario, postazioni informatizzate per la ricerca nei cataloghi e la navigazione in internet, servizio wi-fi e una sezione dedicata ai bambini e ai ragazzi. Dispone di una sala riunioni intitolata a Pacifico Guidolin.

 

Castelfranco Veneto, vista del castello

Scienziati e architetti castellani

 

Vincenzo Riccati è stato un matematico e fisico italiano

Vincenzo Riccati (Castelfranco Veneto, 11 gennaio 1707 – Treviso, 17 gennaio 1775) è stato un matematico e fisico italiano. Secondogenito di Jacopo Riccati, le sue ricerche principali continuarono quelle del padre nell’analisi matematica, specialmente nel campo delle equazioni differenziali, e nella fisica. Da lui prendono il nome le equazioni di Riccati, alcuni tipi di equazioni differenziali. A soli 10 anni, fu condotto a Bologna per compiere i suoi studi presso il collegio gesuita di S. Francesco Saverio, dove ebbe come professore di matematica il P. Luigi Marchenti, discepolo di Pierre Varignon. Già da allora alternò gli studi umanistici con quelli speculativi e scientifici, per i quali aveva dimostrato particolare inclinazione. Il nome di Vincenzo Riccati è legato alla storia delle scienze matematiche, intorno alle quali diede alla stampa 34 opere, edite a Bologna tra il 1744 ed il 1791. Tra esse vanno ricordate le più significative: il Dialogo di Vincenzo Riccati della Compagnia di Gesù dove ne’ congressi di più giornate delle forze vive, e dell’azioni delle forze morte si tien discorso del 1752; De seriebus recipientibus summam generalem algebricam, aut exponentialem commentarius del 1756; Opuscolorum ad res physicas et mathematicas pertinentium, in due tomi, del 1757 e 1762; Institutiones analyticae, stampate a Bologna, in tre volumi, tra il 1765 e il 1767, con la collaborazione dell’allievo ed amico padre Girolamo Saladini. L’abate Saladini curò la traduzione italiana dell’opera, edita a Bologna nel 1775.

Francesco Maria Preti progettò il Duomo di S. Liberale a Castelfranco

Francesco Maria Preti

Il duomo di S. Liberale a Castelfranco (1724; aperto al culto nel 1746) fu la sua prima opera, un incarico che affrontò su sollecitazione di Giovanni Rizzetti pur non possedendo allora una specifica preparazione in architettura. L’edificio è il risultato di un secondo progetto messo a punto dopo che il primo aveva ottenuto una solenne bocciatura dai «principali architetti» di Roma (Elementi di architettura, 1780, pp. IV s.), ed è forse il più palladiano dei suoi edifici. Il vicino teatro Accademico (progettato da Preti nel 1746) è un singolare incrocio fra un teatro d’opera e un’aula per le discussioni accademiche ed è quindi predisposto per riunioni diurne e per spettacoli notturni.
Tra le fabbriche realizzate si contano diverse opere costruite a Castelfranco e nel territorio circostante il corpo principale della villa per Alvise Pisani a Stra (realizzato fra il 1735 circa e il 1756, che riduce drasticamente il progetto di Frigimelica Roberti in un blocco scavato da due cortili e impostato su un asse passante verso il giardino) e numerosi progetti (l’elenco completo si trova in S. Colonna-Preti – S. Colonna-Preti, 2001, pp. 57-60), l’ultimo dei quali, nel 1774, per la sede dell’Accademia degli Anistamici di Belluno, di cui era socio (Fantechi, 1996). In particolare, le chiese per le comunità rurali del Trevigiano si distinguono per la varietà di soluzioni a partire dall’impiego degli ordini e potrebbero utilmente essere confrontate con quelle progettate da Giordano Riccati (Moretti, in Giordano Riccati, 2012). Anche il Teatro Accademico è una delle prime e più riuscite realizzazioni di Francesco Maria Preti, autore di numerosi progetti per chiese, edifici civili e ville (tra cui, villa Pisani a Stra). L’originalità architettonica del Teatro consiste nella sua duplice funzione di sala teatrale per spettacoli e rappresentazioni musicali notturne e di aula per le riunioni diurne degli Accademici. Come nel Duomo di S. Liberale, anche nel Teatro il Preti applica la Media Armonica Proporzionale, regola matematica che permette di ottenere un’acustica ottimale, stabilendo la dimensione dell’altezza mediante la divisione del doppio prodotto delle due dimensioni della pianta per la somma delle medesime dimensioni. Tutto l’interno, nel progetto originario pretiano, risponde a canoni matematici: il quadrato della platea, il semicerchio dei palchetti, il cubo della sala, i rettangoli uguali delle logge e del proscenio.

Villa Ca’ Amata da un progetto di Giovanni Rizzetti ingegnere-architetto illuminista

Giovanni Rizzeti

Villa Ca’ Amata, situata a Castelfranco Veneto (Treviso), è un complesso architettonico realizzato nel 1711 sulla base di un progetto di Giovanni Rizzetti, scienziato castellano illustre membro dell’Accademia dei Riccati, che la creò per abitarvi. Egli è ricordato per i suoi studi di matematica, di ottica, di astronomia; per la sua analisi del calcolo probabilistico, per gli studi di statistica, ma non solo. Rizzetti, nella sua veste di compiuto ingegnere-architetto illuminista, diede vita al dibattito sulla “media armonica proporzionale” e l’arte del costruire, e si servì dei suoi studi innovativi nella progettazione della sua Ca’ Amata. A questo fine si pose a studiare l’architettura, e secondo il risultato dei suoi studi. Rizzetti ha costruito Ca’ Amata con completa padronanza degli strumenti dell’arte progettuale, in linea con le tendenze stilistiche e architettoniche della sua epoca, ma senza prescindere dall’esperienza palladiana.
La villa infatti fu costruita in assenza di giardino perché concepita come casa di campagna, priva delle preziosità delle Ville Venete e dando spazio ai campi coltivati. Nel suo impianto fondamentale presenta uno sviluppo orizzontale su un unico piano, con al centro il corpo dominicale e ai lati due edifici destinati all’uso agricolo, allineati sull’asse maggiore della Villa, secondo l’insegnamento palladiano. La proprietà della Ca’ Amata si estende oggi su 64 ettari, un’oasi costituita dal complesso architettonico che fa campo alla villa attorno al quale si dipanano le 18 buche di un campo da golf di straordinaria ambientazione.

Nella foto la sede del Conservatorio di Castelfranco veneto dentro le mura del Castello

Il Conservatorio

Castelfranco si può pregiare di avere un conservatorio di musica come le grandi città. Infatti è sede di un importante conservatorio di musica dedicato al musicista e compositore Agostino Steffani. Anche l’auditorium del conservatorio  è stato progettato dall’architetto Francesco Maria Preti.
Il Violoncellista castellano è Mario Brunello è uno dei più conosciuto musicisti, a livello internazionale, di Castelfranco. Egli promuove, nel territorio castellano com l’associazione Antiruggine dove si tengono mostre e concerti. Risiede a Castelfranco anche il pianista Massimiliano Ferrati, attualmente docente al Conservatorio Agostino Steffani. Da ricordare anche la cantautrice Donatella Rettore e il violinista Giusto Pio, collaboratore di numerosi cantautori italiani, tra questi Franco Battiato e autore di musiche sinfoniche sperimentali. A Castelfranco Veneto ha sede l’ASAC Veneto, ossia l’associazione che riunisce gli oltre 400 cori polifonici e popolari della regione, in città ha inoltre sede il prestigioso Coro Valcanzoi, diretto dal maestro Luis Lanzarini. Al Conservatorio “Agostino Steffani” di Castelfranco Veneto dal prossimo anno accademico nascerà il primo corso di studi in musica tradizionale con indirizzo tradizione popolare veneta. Il nuovo corso sarà triennale e comprenderà discipline attinenti all’etnomusicologia oltre allo studio di uno o più strumenti con un approccio sulle prassi esecutive. Nel corso si analizzeranno la pratica vocale e corale, gli strumenti della tradizione veneta in particolare e l’aspetto coreutico legato ai balli popolari.

Il Palio di Castelfranco, l’ affascinante Corteo Storico che rievoca lo Storico arrivo dei Consoli

Il Palio di Castelfranco

Il Palio di Castelfranco: una tradizione dalle radici antiche. Il Palio di Castelfranco è una gara che coinvolge l’intero paese di Castelfranco, ovvero ogni quartiere, in un gioco di squadra: alla competizione vera e propria però si associa il corteo storico. Ma come è iniziato tutto?
Castelfranco è un paese in provincia di Treviso, fondato alla fine del 1200. La cittadina venne governata fino al 1339 dal libero Comune di Treviso. Lo scopo della manifestazione è quello di rievocare l’atmosfera storica, la vita quotidiana del tempo o i personaggi che hanno lasciato il segno durante gli anni del governo di libertà del vessillo crociato di Treviso. Il Palio di Castelfranco si è svolto per la prima volta nel 1997 e da allora ogni anno a settembre si rievoca quest’antica tradizione.
La manifestazione si basa sulla rievocazione della storia della città di Castelfranco Veneto. Si tratta di eventi unici, caratteristici di antiche tradizioni passate che non smettono mai di affascinare. Molti gli eventi che si svolgono durante il Palio di Castelfranco. Dorante il periodo vi sono spettacoli di tamburi e duelli tra cavalieri. Uno dei quartieri propone il “banco del conio” in cui si batte la moneta del palio. Si possono gustare cibo medioevale e acquistare prodotti nel grande mercato e dell’accampamento militare del 12°/13° secolo. All’interno dell’accampamento uno spazio particolare per i giochi dedicati ai bambini, tamburi storici e didattica.
Il torneo del Gioco del Pallone veniva organizzato sotto le mura cittadine: vi fu una famosa partita nel XVII secolo fra due squadre legate a due parrocchie rivali a Castelfranco. Il gioco viene riproposto in chiave moderna, simile al calcio fiorentino.
Un altro evento decisamente affascinante è il Corteo Storico dei Consoli: viene ricordato infatti l’arrivo dei due Consoli che ogni due mesi giungevano dal Libero Comune di Treviso per amministrare Castelfranco. I consoli venivano accolti dalle maggiori autorità sia civili che religiose, che dalle personalità più importanti del tempo. Durante la manifestazione partecipano più di seicento persone, vestite come ai tempi, per la maggior parte popolani che accompagnano i consoli in corteo attorno alle mura e per festeggiare in seguito il loro arrivo con il torneo del Castel d’Amore.

Piazza Giorgione, Il mercato del bestiame negli anni ’50.

Piazza Giorgione

La piazza del mercato, ora Piazza Giorgione, un tempo utilizzata per il raduno del bestiame, era dotata di tre pozzi. La sua ampiezza era singolare per una città di origine medioevale. Oggi nelle mattine di Martedì e di Venerdì vi si svolgono caratteristici mercati. Insieme al Corso, la piazza è il cuore della città. Alla sua estremità occidentale sorge Villa Andretta, di fronte alla quale, un tempo, si svolgeva la compravendita dei suini. Frutta e verdura erano invece venduti lungo il perimetro della Bastia fino al Ponte della salata (di fronte alla Torre Civica). Nella piazza sorsero un tempo le case dominicali dei nobili Gradenigo, dei Piacentini, dei Barisan. Il lato orientale è limitato dalle acque del Musonello, dai giardini pubblici e dalle mura del Castello. Palazzo Piacentini, divenuto l’Hosteria della Spada, divenne celebre come ritrovo di forestieri e mercanti. La sua facciata è decorata da affreschi risalenti al XVI secolo. Il mercato fu sottoposto al controllo della Repubblica Veneta. Nel 1420 venne edificato una loggia per la copertura e contrattazione delle biade, detto Paveion, il cui uso pubblico, ricordato da una serie di antiche iscrizione, perdura tutt’oggi.

Il radicchio variegato di Castelfranco

Gastronomia
La gastronomia castellana mantiene ancora oggi i valori più autentici della cucina contadina del territorio, valorizzando e portando a livelli di raffinatezza i prodotti tipici locali. Molti i ristoranti e le osterie dove degustare i piatti della tradizione, spesso rivisitati da eccellenti chef che accompagnano le delizie della Castellana ai migliori vini di due importanti zone DOC come Valdobbiadene-Conegliano e Montello-Colli Asolani.

Lasagne al radicchio variegato di Castelfranco

Il radicchio variegato di Castelfranco (denominazione ufficiale), è l’autentica star del territorio castellano. Chiamato anche il fiore che si mangia si presenta come un cespo di foglie bianco-crema con variegature in tinte che vanno dal violetto al rosso vivo. Dal 1996 è stato riconosciuto come prodotto tutelato dal marchio “indicazione geografica protetta”. Il “Radicchio Variegato di Castelfranco”ha un profumo è appena percettibile; il gusto è delicato, tra il dolce e l’amarognolo inconfondibile al palato; la foglia leggera e croccante. Nei ristoranti tipici di Castelfranco, il “Radicchio Variegato” fa la sua comparsa nei mesi invernali e domina, da vero re, dall’antipasto al dolce, alla grappa digestiva. A dicembre, diventa protagonista di una grande festa in piazza Giorgione nel corso della quali sono premiati i produttori della zona.

L’Onorevole Domenico Sartor fece parte dell’Assemblea Costituente, fu parlamentare Democristiano per molte legislature.

Domenico Sartor

Parlando di Castelfranco veneto non si può non parlare di Domenico Sartor. Fu un autentico rappresentante di quel mondo cattolico radicato nel tessuto sociale del Veneto. Un politico di razza che partecipò prima alla Resistenza in ruoli di primo piano, subendo l’arresto ed il carcere in tre occasioni. Il 28 aprile 1945 venne nominato vice commissario provinciale del Comitato di Liberazione nazionale di Treviso. Poi fece parte dell’Assemblea Costituente, parlamentare Democristiano per molte legislature e segretario della Cisl di Treviso. Come Sindaco di Castelfranco promosse lo sviluppo dell’agricoltura, la nascita di numerose cooperative agricole, portò a Castelfranco Veneto l’insediamento di parecchie industrie. Fu tra i promotori dell’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura (1954). Negli anni ’50 la provincia di Treviso presentava molti elementi di arretratezza specie nel mondo rurale, con forti tassi di emigrazione; l’istruzione, perciò, rappresentava uno dei cardini del progetto di sviluppo dell’onorevole Domenico Sartor, che promosse la nascita della scuola. Promosse la costruzione del nuovo ospedale di Castelfranco Veneto (inaugurato nel 1963) e del suo successivo ampliamento, diventandone presidente sino al 1980, nonché presidente della casa di riposo fino al 1985.
Il Veneto, e in particolare Castelfranco è sempre stata un’area in cui il radicamento e la diffusione capillare del cattolicesimo, soprattutto nei suoi risvolti sociali e nei suoi orientamenti politici.
Quel modello fu fondato su un’ampia presenza della Chiesa cattolica nel territorio, in primo luogo attraverso le parrocchie, ma anche per mezzo dell’associazionismo. Una rete capillare, rapidamente riorganizzata alla fine della guerra, le permise di trovarsi in una condizione privilegiata per orientare l’atteggiamento politico della borghesia cittadina e soprattutto delle popolazioni rurali della regione. La Democrazia Cristiana si fece garante degli interessi della Chiesa, in cambio di un orientamento del voto cattolico da parte dell’episcopato e del clero in suo favore. Quello che è oggi Castelfranco si deve per gran parte ad visione di futuro di Domenico Sartor che ha lasciato una grande eredita ai posteri in quegli anni di grande crescita economica e sociale. Eredità fatta propria dalle amministrazioni che si sono succedute portando la città a pieno titolo nel nostro tempo.

Uno scorcio delle mura del Castello

Oggi Castelfranco Veneto è una media cittadina di 32 936 abitanti della provincia di Treviso dove c’è una buona qualità della vita. In passato, ha basato gran parte della sua economia sul settore primario, vantando un mercato del bestiame di primaria importanza, che si teneva nella piazza principale, Piazza Giorgione. Quando il settore dell’agricoltura ebbe via via meno importanza Castelfranco veniva investita di gran parte del boom industriale del secondo dopoguerra, portando allo nascita di grandi aziende come Fracarro Radioindustrie S.p.A., oggi multinazionale nel settore telecomunicazioni, sicurezza e domotica e Dotto Trains, leader internazionale nella costruzione di trenini turistici, e allo stabilimento di diverse filiali di grandi gruppi internazionali come Fram SoGeFi, Berco, ThyssenKrup, Fervet. La Pettinatura Italica e la Geconf. Accanto allo sviluppo di queste aziende, ormai storiche, si è assistito all’affermazione di nuove società dagli anni Ottanta in poi e al sorgere di attività collegate alla fornitura di servizi quali studi professionali di consulenza e progettazione in materia legale, ingegneristica e di architettura, che hanno reso il Comune un polo attrattivo e centro nevralgico di tutto il territorio della “castellana”. A Castelfranco ha sempre più preso piede una realtà commerciale, con grandi Centri Commerciali, e manifatturiera di notevole dimensione ed un’importante tendenza all’espansione del settore terziario e direzionale. Si può quindi definire Castelfranco come una “città della produzione”. La sua centralità nel territorio della Marca Trevigiana fa di Castelfranco anche un polo turistico, di servizio e di collegamento con grandi città come Vicenza, Treviso, Padova e Venezia. Ovviamente la storia e la realtà di Castelfranco veneto non si esaurisce in un articolo per quanto possa essere ampio perché vi sono angoli e sfaccettature della città che meritano di essere indagati o scoperti. Come in tutte le città vie è una storia ufficiale, una raccontata e una segreta. Castelfranco rimane ancora molto da scoprire.

Castelfranco veneto vista dall’alto

 

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