Peter Kurten: il vampiro di Düsseldorf

Peter Kurten è, ancora oggi, un personaggio che molti ricordano per le sue drammatiche azioni con il soprannome poco confortante di “Vampiro di Düsseldorf”.

L’infazia

Nato alla fine dell’Ottocento, già da piccolo mostrò segni evidenti di disturbo psichiatrico, peggiorati anche dalla situazione famigliare: il padre, infatti, era alcolizzato e frequentemente picchiava i figli e la consorte. Per scappare da questo clima di violenze, Kurten iniziò a rifugiarsi presso il vicino di casa, ma anche quest’uomo non si rivelò un modello; infatti, anche lui era solito attaccarsi alla bottiglia e compiere le peggiori azioni. Fu in queste condizioni di disagio che la mente di Kurten iniziò a crollare, portandolo a compiere i primi omicidi.

L’inizio degli omicidi

Il primo risale al 1929 quando uccise e violentò una bambina di soli 10 anni. Il suo scopo iniziale era quello di entrare presso una locanda della città e compiere una rapina, ma notato che non c’era molto denaro o gioielli da rubare, si avventurò nelle camere, fin quando non vide una bambina dormire e a questo puto scattò in lui la furia omocida: dopo averla soffocata, le tagliò la gola e, secondo gli ispettori dell’epoca, bevve poi il suo sangue.

Questo brutale omicidio fu solo il primo di una lunghissima, e macabra, serie tanto che in nello stesso  ne commise almeno trenta. Quelli più drammatici, però, dovevano ancora arrivare. Kurten li commise nel 1930 quando, ormai fuori controllo, uccise, decapitandone due bambine in un parco cittadino.

La notizia di questi assassini si diffuse, come possiamo immaginare, in tutta la Germania tanto che gli agenti di polizia si misero quasi subito in cerca dell’uomo; infatti, molti abitanti della città di Kurten lo segnalarono come “socialmente pericoloso”.  Quando l’assassino si accorse di essere sul punto di essere arrestato, decise di farsi catturare: fece chiamare da sua moglie la polizia, così che lei potesse ricevere la taglia in denaro e, in seguito a questo, Kurten si fece trovare presso la sua abitazione.

Lo arrestarono il 24 maggio del 1930. Al processo, le prove erano talmente evidenti che fu condannato a morte. Lo decapitarono il 2 luglio del 1930.

Molti psichiatri sostennero dopo la sua esecuzione che fosse affetto dalla Sindrome di Rienfiel o, conosciuta comunemente come Parafilia, ossia quel grave disturbo psichiatrico per il quale la persona ha bisogno convulsivo di vedere o inghiottire il sangue.

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