Il parrucchiere e il barbiere romano: la cura della persona in età antica

Oggi nella nostra routine, se non giornaliera, almeno settimanale è presente la cura della persona. Essa può avvenire dal parrucchiere, dall’estetista, o in casa, ma è quasi un appuntamento fisso della programmazione personale. Non solo le donne, ma anche gli uomini, oggi, ritagliano uno spazio per andare “ farsi belli”, ma questa consuetudine è tipica dei tempi moderni? O a loro modo era presente anche nelle civiltà antiche?

I romani, ad esempio, alzandosi molto presto la mattina, riservavano uno spazio alla cura personale nel tardo pomeriggio, cioè quando, una volta finito il lavoro, si recavano alle terme. A sostegno di questo, infatti, gli storici raramente hanno rinvenuto stanze da letto comprese di “bagno” o di oggetti per lavarsi ( ne esiste ad ora un unico caso a Pompei, nella villa di Diomede, dove nelle vicinanze del letto è stato trovato un zotheca, cioè un’alcova che aveva anche un catino per lavarsi.

Il barbiere romano

Nelle maggior parte delle vite dei romani, la cura della persona avveniva nella tonstrina, ovvero la bottega del barbiere ( tonsor), dove gli uomini si facevano tagliare o accorciare la barba. Come accade oggi, anche nell’epoca antica, il barbiere era il ritrovo per chiacchierare o per discutere di politica. Ne usufruivano le classi meno abbienti, che comunque se lo potevano permettere, poiché per l’aristocrazia era uso invece che il tonsor andasse a domicilio. Il taglio, che avveniva con forbici di ferro ( forfex), seguiva frequentemente quello dell’imperatore regnante in quel momento: Adriano, ad esempio, lanciò la moda dei capelli arricciati con un pettine o una ferro caldo ( calamistrum). I giovani liberi, però, non seguivano molto le mode imperiali e così solevano portare i capelli lunghi. Gli schiavi, al contrario, erano rasati poiché era uno dei simboli della loro condizione.

L’imperatore Adriano. Wikipedia.

La barba, invece, era poco portata dagli uomini romani che, al contrario di quelli greci, preferivano rasarla. Nei riti romani assunse una rilevanza particolare, la rasatura della prima barba, la deposito barbae, la quale poi era conservata in ampolle d’oro o di vetro e tenuta come in cimelio. Com’è immaginabile, i tonsores, per radere, utilizzavano veri e propri rasoi che potevano ferire così il clienti; dunque, nel corso del tempo, gli uomini romani misero appunto una sorta di crema depilatoria, la dropax, composta da pece e resina che, una volta applicata, era poi strofinata.

Il parrucchiere delle matrone

Le donne, invece, amavano curare loro stesse a casa. Possedevano numerosi oggetti per lavarsi come catini o specchi. Nelle domus delle matrone più agiate, gli storici hanno rivenuto anche una vasca da bagno personale.  Acconciavano, di solito, i capelli con spille o fermagli ( fibulae):  soprattutto in età imperiale, quando la moda cominciò realmente a cambiare.

Dipinto di una donna romana che si fa acconciare i capelli da una schiava. Wikipedi

In età repubblicana, infatti, le donne si accontentavano di avere una pettinatura semplice, ma in età imperiale, pian piano, divenne sempre più complessa. Nonostante le donne romane si curassero a casa, poteva capire che andassero anche dal parrucchiere, in latino ornatrices.

L’acconciatura a riccioli di Messalina. Foto di Clio20. Wikipedia

Le ornatrices avevano, non solo il compito di tagliare o acconciare i capelli, ma anche quello di strappare i primi capelli bianchi o di ovviare alla calvizia tramite delle trecce o parrucche. Potevano anche dipingere i capelli grazie a delle misture create con la cenere di faggio per il biondo o con un preparato a base di antimonio per il colore nero. Per il trucco, invece, le donne romane provvedevano da sole: per chiarirsi la pelle, usavano il gesso, come rossetto invece dell’ocra.

Insomma, possiamo dire che la cura della persona non è tipica solo dei giorni nostri, ma è sempre stata presente, almeno nella civiltà romana. Dobbiamo a loro, forse, i tanti servizi e abbellimenti che usiamo oggi.

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