La storia del merletto, simbolo dell’artigianato veneziano, dell’isola Burano si perde nella notte dei tempi ed è legata a molte leggende

Il merletto di Burano (fotografia di Martina Vidal)

Questa leggenda racconta la storia di una ragazza dell’isola di Burano, detta appunto buranella, di nome Catina, di cui si era innamorato Polo, un povero pescatore.

Un giorno Polo, mentre tirava una rete in barca, tra le maglie c’era qualcosa impigliato. Era una alga frangiata e traforata. Siccome l’alga era bella penso di regalarla alla sua innamorata. Catina quando la vide rimase incantata dalla bellezza di quell’alga meravigliosa, fragile e leggera che poteva sfaldarsi con un colpo d’aria.

L’isola di Burano nella laguna di Venezia
Allora Catina prese ago e filo, e riprodusse il disegno dell’alga. Ricamò così un capolavoro di incredibile perfezione, era nato il merletto di Burano.

Il 66esimo Doge veneziano di quel periodo storico Pasquale Malipiero,  assieme alla moglie Giovanna Dandolo compresero che la lavorazione del merletto poteva avere un futuro importante  economicamente per Venezia.

Un merletto di Burano

Ne introdusse la lavorazione tutelando il merletto di Burano attraverso leggi severissime al pari di quella del vetro di Murano.

Naturalmente Pasquale Malipiero è stato  il primo ad indossare abiti di seta. La lavorazione dei merletti venne trasformata in una vera e propria industria da Morosina Morosini, moglie di Marino Grimani, 89mo Doge. Aprirà un vero laboratorio a S. Fosca che occuperà fino a 130 persone. Da questa esperienza nascerà la vera industria del merletto a Burano, che coinvolgerà tutte le buranelle.

Una foto storica di gruppo di ragazze che lavorano al merletto

Il merletto, una forma di artigianato artistico femminile, si lavorerà in tutta la laguna, con varianti tecniche. A Venezia e a Burano si lavorerà con l’ago. Mentre a Pellestrina con i fuselli e a Chioggia su telaio.

Donne che ricamano in un dipinto dell’800

Questa tipica attività artigianale prenderà piede nelle case di nobildonne che organizzeranno veri e propri laboratori domestici. Si diffonderà anche negli ospedali negli ospizi che offriranno asilo a donne e giovinette che impareranno un mestiere pagandosi così da vivere.

Uno scorcio colorato di Burano

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