UN LANIFICIO NEL COLOSSEO

Papa Sisto V aveva un piano per la riorganizzazione delle infrastrutture e degli spazi urbani di Roma.

Papa Sisto V contornato dalle sue opere in un dipinto della fine del XVII secolo

Dalla viabilità alla gestione delle acque, c’era la necessità di un rinnovamento edilizio e soprattutto di serie politiche assistenziali, sociali ed economiche.

In quel periodo, il popolo romano era ridotto alla fame dalla carestia e dalla disoccupazione.

Ciò era inaccettabile per una città che aspirava ad essere, dal nome del suo riformatore, “felix”.

Ecco che nacque l’idea di trasformare il Colosseo in una filanda, cioè in un complesso per la produzione e la vendita di panni in lana, allo scopo di creare nuovi posti di lavoro.

IL PROGETTO DI DOMENICO FONTANA

L’incarico della trasformazione del Colosseo fu dato all’architetto Domenico Fontana (1543-1607), al quale la morte del Papa diede solo il tempo di disegnare la pianta della nuova struttura.

Il progetto mostra al piano terra un impianto industriale manifatturiero con gli alloggi degli artigiani e annesse botteghe ai piani alti.

L’intervento sul Colosseo, proposto nel 1590, sarebbe stato forse il più grandioso tra le opere di Domenico Fontana.

Esso, però, avrebbe certamente stravolto la forma e il significato del monumento simbolo della città eterna.

Per Roma e per il mondo intero, è il caso di definire, la mancata realizzazione del progetto, uno scampato pericolo.

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