Flash. Tra alchimia e mistero: la Porta Ermetica a Roma

Ci sono luoghi o oggetti che suscitano da sempre delle grandi congetture, che ci provocano un misto di curiosità e timore. È il caso della misteriosa Porta ermetica a Roma.

Essa si trova nella centrale Piazza Vittorio Emanuele II ed è uno dei monumenti alchemici più enigmatici della capitale e non solo. Massimiliano Savelli Palombara, marchese di Pietraforte, la realizzò nel 1680 presso la sua residenza. Tale porta, non è solo l’unica sopravvissuta delle cinque originarie, ma anche ciò che resta della fastosa villa del marchese. Da molto tempo, su di essa circolano numerose leggende.

Tra le più frequenti, si racconta che presso la villa del marchese fosse stato ospite il noto alchimista Francesco Giuseppe Borri, il quale stava scappando dall’Inquisizione con l’accusa di eresia. Durante tale permanenza, Borri avrebbe lasciato un manoscritto indecifrabile, il cui contenuto fu in parte trascritto sulle cinque porte, con la speranza del marchese che qualcuno passandoci avesse potuto aiutarlo nella decifrazione.

L’ultima notte, secondo la leggenda, alcuni lo videro nei pressi del giardino in cerca di un’erba magica che producesse l’oro; il mattino seguente egli scomparì dalla villa, entrando nella nota porta e nessuno lo rivide mai più.

I simboli

Oggi la Porta si presenta con vari simboli: nell’architrave, sono presenti due triangoli sovrapposti e l’occhio di Davide, invece nei suoi lati si ripercorrono i pianeti legati ai metalli, come Saturno-piombo, Giove-stagno, ecc.  Infine, ai lati si ergono due Bes, due Dei egizi che si credeva fossero a guardia dell’Inferno. I simboli, sebbene enigmatici, erano molto frequenti nei testi di alchimia del Seicento e, dunque, è presumibile pensare che essi fossero stati ripresi da questi.

Ancora oggi, esso provoca suggestione e una lieve soggezione, incrementati dal fatto che essa è l’unico resto visibile dell’antica villa. Un luogo misterioso e ancora tutto da decifrare.