Kintsugi: l’arte giapponese di trasformare le cicatrici in bellezza

Kintsugi: riparare con l’oro per donare una nuova vita

Kintsugi (金継ぎ), che in giapponese significa “riparare con l’oro”, è una tecnica artistica tradizionale nata nel Giappone del XV secolo. Utilizzata per restaurare oggetti in ceramica rotti, questa pratica non si limita alla riparazione: li trasforma in pezzi unici e preziosi, evidenziando le fratture con polvere d’oro, d’argento o di platino. In un’epoca dominata dalla perfezione e dall’usa e getta, il Kintsugi ci ricorda il valore delle imperfezioni e delle cicatrici.

 

Cos’è il Kintsugi?

 

Questa arte è una forma di restauro che unisce estetica e filosofia. Quando una tazza o un piatto si rompe, invece di essere scartato, viene ricomposto usando una lacca naturale chiamata urushi, miscelata con metalli preziosi. Le linee delle crepe non vengono nascoste: al contrario, diventano parte integrante dell’oggetto, esaltate da un sottile luccichio dorato.

 

Questa tecnica si basa su tre stili principali:

 

1. Crack (Hibi) – Le crepe sono riempite e rivestite d’oro.

 

 

2. Piece method (Makienaoshi) – I frammenti mancanti vengono sostituiti con lacca dorata.

 

 

3. Joint-call (Yobitsugi) – Parti di altri oggetti vengono fuse per completare l’opera.

Il risultato della riparazione è stupefacente

 

 

Kintsugi come metafora di vita

 

Oltre all’aspetto estetico, la tecnica è una potente metafora: insegna che le ferite e le difficoltà non devono essere nascoste, ma possono diventare parte della nostra storia e fonte di bellezza. Ogni cicatrice dorata rappresenta un momento di rottura, ma anche di guarigione e rinascita.

 

Non a caso, il Kintsugi è spesso citato nel contesto della resilienza, della crescita personale e del benessere emotivo. La filosofia che lo accompagna si lega allo wabi-sabi, la visione giapponese che celebra l’imperfezione e la transitorietà.

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Come praticare il Kintsugi

 

Oggi, il Kintsugi ha conosciuto una rinascita anche in Occidente. Esistono kit fai-da-te che permettono di cimentarsi con questa pratica, usando materiali sicuri e accessibili. Per iniziare bastano:

 

Un oggetto in ceramica rotto

 

Lacca (resina epossidica o urushi)

 

Polvere dorata (vero oro, ottone o pigmenti metallici)

 

Pennellino, spatola e guanti

 

Esempio di tazza riparata con l’arte Kintsugi

L’intero processo richiede pazienza, precisione e rispetto per i tempi di asciugatura. Ogni riparazione è un atto meditativo e creativo.

 

In conclusione

 

Il Kintsugi è molto più di una tecnica di restauro: è una filosofia di vita che invita ad accogliere il cambiamento, a vedere la bellezza nella fragilità e a valorizzare ogni cicatrice come testimonianza di un’evoluzione. In un mondo in cui tutto è sostituibile, il Kintsugi ci insegna a custodire, comprendere e celebrare ciò che è stato rotto.

 

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