La guerra civile romana del 68-69
L’anno 69 d.C., noto nella storia romana come “l’Anno dei Quattro Imperatori”, è un capitolo intricato e sanguinoso che si svolse tra il tramonto del regime di Nerone e l’ascesa di Vespasiano, segnando, con una feroce guerra civile, un periodo di instabilità politica e conflitto nell’Impero.
I Preludi alla Rivolta
L’anno precedente, nel 68 d.C., l’Impero era già sull’orlo del caos. Nerone, con i suoi eccessi smisurati, stava diventando sempre più impopolare, e le ribellioni erano in agguato. In particolare, il governatore della provincia della Gallia Lugdunense, Gaio Giulio Vindice, e il prefetto Lucio Clodio Macro in Africa, minacciavano apertamente l’autorevolezza dell’imperatore.
Il 15 maggio la situazione si acutizzò con la morte di Nerone. Il prefetto del pretorio Ninfidio Sabino, alleatosi segretamente con Galba, orchestrò una serie di menzogne che spinsero il sovrano al suicidio. Il Senato dichiarò il defunto “nemico della patria” e votò per Galba come nuovo imperatore, segnando l’inizio di una serie di eventi che avrebbero scosso l’intera società romana.
Galba, l’Inizio e la Difficoltà di Governo
Galba, acclamato imperatore in Hispania, marciò su Roma per prendernee il controllo. La sua lenta avanzata, tuttavia, permise ai sostenitori di Nerone di seminare il caos nell’Urbe, con saccheggi e violenze. Il nuovo sovrano, non amato dalle truppe per la sua avarizia e severità, dovette affrontare anche la ribellione della legio I Adiutrix, che culminò in un massacro presso Ponte Milvio.
La Congiura di Otone
Il governo di Galba, instabile e impopolare, creò l’opportunità per una congiura. Otone, governatore della Lusitania, guadagnò il sostegno dei soldati elargendo generose ricompense. La situazione esplose il 15 gennaio quando egli, con il sostegno dei pretoriani, si ribellò. Galba, uscito per affrontare la rivolta, fu informato della falsa notizia della morte del nemico e fu ucciso durante l’agitazione.
La Breve Ascesa di Otone
Otone, acclamato imperatore, non governò a lungo. La sua guida fu presto contestata dal Senato e dalle legioni della Germania, comandate da Vitellio. Proprio quest’ultimo venne dichiarato imperatore dalle proprie legioni. Fra i due si scatenò ben presto aria di guerra e i rispettivi eserciti giunsero persino a scontri armati, al termine dei quali lo stesso Otone, desideroso di non sacrificare valenti seguaci, si tolse la vita a Brescello.
Giunta a Roma la notizia della morte di Otone, Galba, Vitellio e tutti coloro che avevano contribuito alla sua caduta vennero onorati apertamente. Vitellio, allora, consultatosi con i generali Cecina Alieno e Fabio Valente, fece uccidere i centurioni più influenti del defunto nemico. La decisione gli costò l’appoggio delle legioni dell’Illirico. Egli ridispose alcune delle legioni e ne limitò il numero di effettivi, mentre continuava la sua inesorabile discesa verso l’Urbe.
Giunto in città Vitellio vi fece ingresso con la toga pretesta e l’esercito, in pompa magna. Al fine di sistemare i soldati trasformò Roma in un grande accampamento militare, acquartierandoli ovunque. Ciò condusse al rapido diffondersi di epidemie e frequenti saccheggi.
Vespasiano e Muciano
Vespasiano, originariamente impegnato nella guerra contro i Giudei, apprese dell’ascesa di Vitellio al potere mentre era ancora in Oriente. Con l’appoggio di Gaio Licinio Muciano, egli riuscì a consolidare le forze che controllava, principalmente sette legioni in Giudea e Siria. Esse, tuttavia, prima di schierarsi apertamente attesero, osservando lo svolgersi degli eventi tra Otone e Vitellio.
La data ufficiale dell’inizio dell’impero di Vespasiano è considerata il 1º luglio 69 d.C., quando gli eserciti d’Egitto gli giurarono fedeltà. Egli, dunque, forte dell’appoggio egiziano decise di raggiungere Alessandria e da lì bloccare l’approvvigionamento di grano per Roma. Il suo successo, allora, divenne sempre più evidente, con l’ulteriore sostegno di diverse regioni, inclusa la Siria, l’Asia, la Cappadocia e il Ponto. Anche il re dei Parti mise a disposizione un considerevole contingente di arcieri. Nel frattempo, le legioni illiriche e molte altre unità militari si unirono al partito flaviano.
Vespasiano si preparò alla guerra, ma non trascurò gli altri fronti in cui era coinvolto. Delegò il comando della guerra giudaica a suo figlio Tito e ordinò di cercare il sostegno dei pretoriani congedati.
Nel campo avversario, intanto, Vitellio cercava di mantenere il favore delle truppe con concessioni e promesse. La defezione di Cecina, governatore militare di Vitellio, tuttavia, ebbe un impatto significativo, portando alla disfatta delle truppe vitelliane a Cremona.
L’avanzata di Antonio Primo e la Scoperta di Cecina
Antonio Primo, sostenitore di Vespasiano, avanzò rapidamente in Italia, mentre Cecina tentò di mediare tra i due schieramenti. Il tradimento di Cecina fu, però, scoperto, e le truppe flaviane riuscirono a ottenere la resa di molte unità vitelliane.
Con l’avvicinarsi dell’inverno, Antonio Primo si unì a Muciano per affrontare la situazione a Roma. Dopo una serie di scontri e negoziati infruttuosi, la battaglia decisiva avvenne il 20 dicembre 69 d.C., quando la vittoria flaviana portò alla cattura e all’esecuzione di Vitellio.
Regno di Vespasiano
L’Anno dei Quattro Imperatori segnò profondamente l’Impero Romano, con scontri interni, tradimenti e violenze. L’ascesa di Vespasiano a dicembre del 69 d.C. portò, tuttavia, una maggiore stabilità, culminando in un regno di successo che avrebbe segnato l’inizio della dinastia Flavia.