Fiuggi e il suo patrono. Storia e leggende di San Biagio

Nel lussureggiante panorama dei monti Ernici, fra le calde acque termali, sorge Fiuggi, che conserva nei suoi vicoli una lunga vicenda storica. Occupata sin da tempi immemori, la città è secolarmente legata alla figura del Santo protettore, celebrato il 2 febbraio di ogni anno attraverso l’affascinante ricostruzione di uno dei suoi miracoli.

Biagio di Sebaste nacque nell’attuale Sivas, nota anticamente come Sebaste, in Turchia nella seconda metà del III d.C. Egli fu medico e vescovo della sua città, ma a causa della fede cristiana divenne oggetto di feroce persecuzione da parte delle autorità romane. Sottoposto ad un processo rifiutò di rinnegare la fede e come punizione subì atroci torture, che lo condussero alla morte per martirio, nel febbraio del 316.

La condanna giunse tre anni dopo la liberalizzazione del culto da parte di Costantino, nel 313, con la sottoscrizione dell’Editto di Milano. La ragione potrebbe ravvisarsi nel contrasto fra i due imperatori firmatari, Costantino e Licino. Il loro terribile rapporto, infatti, condusse a persecuzioni locali, condanne ai lavori forzati per i fedeli e condanne a morte per i vescovi cristiani.

Reliquie

Del Santo non è noto molto più che la sua morte, ma nel tempo si sono diffusi alcuni racconti agiografici, raccolti talvolta in opere più ampie, come la Narratione della vita e miracoli di S. Biagio Vescovo e Martire di Camillo Tutini, risalente ai primi decenni del ‘600. La più antica citazione di Biagio risale, tuttavia, al VI d.C. ed è contenuta nei Medicinales di Aezio di Amida. Nell’opera l’autore cita il Santo in merito all’estrazione di spina o osso dalla gola di un ammalato. Secondo il medico bizantino sarebbe stata efficacie la ripetizione di una frase appartenente proprio a San Biagio martire, “Aut adscende, aut descede”.

Il corpo venerabile fu sepolto, dopo la cruenta morte, nella cattedrale della città che ne accolse la vita, l’antica Sabaste. Alcuni secoli dopo, nel 732, una parte dei suoi resti vennero traslati in un’urna di marmo e condotti per mare sino a Roma. Durante il viaggio le sacre reliquie giunsero sulla costa di Maratea, dove vennero accolte con gioia dai cittadini, tanto che ivi rimasero, conservate nella Basilica cittadina, sul monte San Biagio. Nel dicembre del 1629, poi, la cappella fu posta sotto la tutela della Regia Curia, per disposizione del re Filippo IV d’Asburgo.

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Leggende

Al Santo, nel tempo, furono attribuiti numerosi miracoli, avvenuti anche in alcune località italiane. Il primo accadde proprio a Fiuggi nel 1298, quando San Biagio protesse la città dall’assedio nemico. Al tempo il borgo, conosciuto ancora come Anticoli di Campagna, era sotto la dominazione della potente famiglia Colonna. Essa era in continua lotta con la famiglia Cajetani, desiderosa di ottenere il controllo sulla città.

I Cajetani, decisi a mettere in atto i propri intenti, attaccarono Anticoli su due fronti e discesero sia dal Castello di Monte Porciano, sia sul lato dell’attuale Torre Cajetani. Biagio, allora, avrebbe fatto apparire delle false fiamme a protezione del popolo. Il fuoco convinse i nemici di essere stati preceduti dagli alleati e dunque a rinunciare all’assalto. I cittadini, ignari e intenti a festeggiare la Candelora pregando il Santo, venuti a conoscenza dell’accaduto mostrarono gratitudine al loro salvatore, ricordando annualmente il miracolo. Da questa leggenda sarebbe nata l’antica tradizione della festa delle Stuzze, celebrata il 2 febbraio e durante la quale vengono composte grandi pire, dette stuzze, e fatte ardere nella piazza del centro storico. L’evento è poi corredato da altre tradizioni, fra le quali la più celebre è certamente la Corsa degli Strippuni, i cui vincitori hanno il privilegio di poter accendere i fuochi.

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Salemi e Maratea

Nel 1542, si narra, che Biagio sia comparso, in compagnia di San Nicola, nella città di Salemi, nei pressi di Trapani. In quell’anno il piccolo centro subì una terribile invasione di cavallette, che portarono distruzione nelle campagne circostanti. I cittadini, affamati per la mancanza dei raccolti, pregarono San Biagio, protettore delle messi e dei cereali. Egli esaudì le loro richieste e da allora i salemitani ogni anno, il 3 febbraio, preparano dei piccoli pani, detti cavadduzzi (cavallette) e cuddureddi (ad immagine della gola del Santo). I manicaretti vengono poi trasportati nella locale chiesa dedicata a San Biagio e lì benedetti e distribuiti ai fedeli. Essi, accorrendo da tutta la città, si sottopongono anche alla benedizione della gola da parte del sacerdote.

L’ultimo miracolo italiano risalirebbe ai primi anni dell’800 quando, nel dicembre 1806, i francesi posero sotto assedio Maratea. Lì, al fianco della cappella dedicata al Santo nella Basilica locale, è conservata la palla sparata dai cannoni nemici, sulla quale appaiono chiare alcune impronte che, secondo la tradizione, sarebbero attribuibili proprio all’azione salvifica di San Biagio.

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