L’isola italiana “dimenticata” alla Croazia
Nel dolce panorama adriatico, fra le isole Tremiti e l’isola di Lagosta, lussureggia il piccolo arcipelago di Pelagosa. Attualmente sotto il controllo politico della Croazia, l’isola, con i suoi scogli circostanti, cela una lunga storia segnata da numerosi passaggi di sovranità.
Pelagosa, distante appena 53 km dalla costa del Gargano, si configura geologicamente come una naturale prosecuzione delle Isole Tremiti. Questa caratteristica fisica la avvicina molto alla morfologia della penisola italica, evidenziando una moltitudine di analogie con l’isolotto di Pianosa. A causa di una naturale difficoltà di accesso il territorio ha conservato una flora mediterranea assai ricca. I fondali, poi, sono fra i più pescosi dell’intero mare Adriatico, fonti di grande profitto per pescherecci italiani e croati, ma anche largamente apprezzati dai turisti. Sulla terraferma svetta un faro, ancora funzionante e dotato di un osservatorio meteorologico. Al suo fianco è sorta una piccola cappella, intitolata a San Michele e due edifici. A poca distanza è, inoltre, visitabile un’area archeologica, di esigua estensione.
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Fra epoca classica e Medioevo
La vicenda storica dell’isola è lunga e complessa. Le prime attestazioni di occupazione antropica risalirebbero, addirittura, all’età preistorica. A quell’epoca apparterrebbero alcuni tombe e tumuli, rinvenuti nel 1875 dagli archeologi Carlo de Marchesetti e Richard Burton. L’etimo del toponimo, tuttavia, deriva dalla denominazione greca, Pelagusa, in rifermento al termine pelagos, mare. Al tempo, infatti, l’isola era largamente conosciuta e così fu anche in epoca romana. Secondo una leggenda, vi sbarcò, e lì fu poi sepolto, l’eroe Diomede, tanto che, secondo alcuni storiografi, sarebbe proprio l’atollo a meritarsi il titolo di Isole di Diomede, citate persino da Strabone, identificate invece con le Tremiti.
Con la caduta della romanità Pelagosa rimase ben presto disabitata salvo finire al centro di alcune vicende ecclesiastiche di XII secolo. Secondo alcune fonti, infatti, il 9 marzo 1177 papa Alessandro III sarebbe sbarcato sull’isola, durante il suo viaggio nell’Adriatico. In seguito, il pianoro sull’isolotto di Pelagosa Piccola avrebbe acquisito il nome di Campo del Papa. Secoli dopo il controllo dell’isola cadde nelle mani della Serenissima, che ne fece una inaccessibile fortezza, al fine di ostacolare la pesca nella zona e incrementare il controllo sulle rotte commerciali.
L’età moderna
Nel tempo su Pelagosa giunse la lunga mano del Regno delle Due Sicilie, tramutandola nell’avamposto più remoto del mare Adriatico, oltre a unificarla alla provincia della Capitanata, l’attuale Foggia. Ad essa appartenne sino al 1861, quando passò sotto il controllo del neonato Regno d’Italia. Il governo, tuttavia, non si curò dell’isola e nel suo territorio si continuò a parlare napoletano nella variante ischitana, in virtù di un ripopolamento voluto da Ferdinando II delle Due Sicilie nel 1843 con pescatori provenienti da Ischia. La noncuranza governativa, tuttavia, determinò un forte spopolamento, che ebbe totale compimento entro la fine del XIX secolo.
Di questa totale noncuranza approfittò ben presto il governo austriaco, che si impossessò di Pelagosa nel 1873 e pochi anni dopo, nel settembre del 1875, vi eresse un imponente faro. Il Regno d’Italia non oppose che una tiepida resistenza e la questione cadde sotto una coltre di pesante silenzio.
Le guerre mondiali
L’isola tornò ad essere al centro di dibattito soltanto con lo scoppio della Prima guerra mondiale, quando venne occupata dalle truppe italiane, l’11 luglio 1915. Il presidio venne abbandonato dopo appena un mese, il 18 agosto, a causa di difficoltà di comunicazione e approvvigionamento, ma l’occupazione perdurò per l’intero conflitto. In quegli anni, il 30 luglio 1915, il territorio subì i bombardamenti delle truppe austriache, che tentarono persino uno sbarco, incontrando la strenua resistenza italiana.

Lo scontro peggiore, tuttavia, giunse il 5 agosto, quando il sommergibile Nereide, ormeggiato di fronte all’isola, intercettò un attacco subacqueo austriaco. Il capitano di corvetta Carlo Del Greco, allora, nel tentativo di proteggere il territorio, decise di attaccare a sua volta. Il sacrificio non fu sufficiente e il sommergibile venne colpito per primo, colando a picco. Il relitto sarebbe stato recuperato decenni dopo, nel 1972, con un’operazione italo-jugoslava.
Nel 1920 l’isola tornò ufficialmente sotto la giurisdizione del Regno, che vi impiantò un osservatorio meteorologico, una chiesa e due piccoli edifici. Con la Seconda guerra mondiale Pelagosa passò sotto il controllo del Governatorato della Dalmazia, unificata alla provincia di Spalato. Nel 1943, poi, venne assegnata alla Repubblica Sociale Italiana, salvo essere conquistata, appena un anno dopo, dalla Jugoslavia. Proprio a quest’ultima fu ufficialmente assegnata con la firma del Trattato di Parigi, secondo il quale, a partire dal 10 febbraio 1947, ne avrebbe avuta piena sovranità, disponendone inoltre la totale smilitarizzazione. I pescatori italiani, tuttavia, poterono continuare a frequentare quelle acque, nel rispetto degli Accordi di Nettuno, siglati nel 1925.
Nel 1991 avvenne l’ultimo passaggio di sovranità, quando l’isola divenne ufficialmente parte della Croazia. Attualmente risulta priva di insediamenti stabili, e abitata esclusivamente dai guardiani del faro.
Immagine di copertina ad opera di Adam Sporka – Wikipedia