Il disastro della Bovisa

I primi decenni del XX secolo impressero una decisa impronta nella storia di tutta Europa e così fu anche per il Bel Paese. Nel pieno infuriare del primo conflitto mondiale Milano fu sconvolta da un terribile incidente, nei pressi della stazione ferroviaria di Bovisa.

Alla periferia del capoluogo meneghino, nel 1916, svettava un imponente stabilimento industriale della ditta americana Boston Blacking Company, produttrice di collanti. La fabbrica costeggiava la ferrovia Milano-Saronno, ed era servita da un binario di raccordo che ospitava merci destinate anche ad attività limitrofe.

 

La vicenda

L’incidente avvenne nella mattinata del 10 novembre quando un carro cisterna requisito alle ferrovie austriache transitava trainato da una locomotiva proprio sul binario di raccordo. Il mezzo, proveniente da Savona, era carico di xilene, altamente infiammabile. Il materiale era destinato ad uno dei due grandi serbatoi posti sotto il cortile dello stabilimento. Essi erano collegati fra loro da due tubi metallici sopratterra, che attraversavano le cantine degli uffici, riaffiorando proprio in prossimità della linea ferroviaria.

 

Il caso Rosenberg

Il caso Rosenberg

 

Come da prassi anche quella mattina, intorno alle 11, il liquido venne fatto scorrere entro un tubo in gomma agganciato alle tubature metalliche. Poco distante l’operazione veniva sorvegliata dal figlio della portinaia, che si accorse ben presto del pericolo. Alte fiamme cominciarono a scaturire dai condotti e il bambino, alla loro vista, fuggì dando l’allarme. Immediatamente si produsse una fragorosa esplosione, che distrusse l’intero edificio che ospitava uffici e portineria. Ben presto il fuoco avvolse anche il carro cisterna.

Con ammirevole prontezza di spirito il capo operaio Angelo Radice, in servizio al momento dello scoppio, corse nei sotterranei a chiudere le valvole del secondo serbatoio, ma gli occupanti della palazzina non ebbero scampo.

Le vittime furono sette, il direttore tecnico Hopking, il cassiere Emilio Torreggiani, Ada Ranzini, Giulia Slatter, Adele Cambieri, la portinaia Margherita Mammoli e la figlia dodicenne. Essi furono trasportati al Cimitero Monumentale, dove la tomba della giovane Ada recita: “Ada Ranzini / diciottenne / perita il 10-11-1916 nel disastro della Bovisa / più vivo della fiamma / che arse il mio corpo / è intorno a voi diletti / il mio spirito custode”.

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