Tapulon, una pietanza piemontese

Esistono piatti e cibi che possono raccontarci la storia di quel borgo o quel paese; pietanze in grado di attraversare i secoli, tanto da essere ancora oggi preparati secondo la tradizione. L’Italia, poi, con la sua cucina, ha numerosi esempi di questo genere: da Nord a Sud non manca certo l’enogastronomia storica. Tra questi è sicuramente da annoverare il tapulon: un piatto piemontese molto antico,  ancora oggi servito secondo la tradizione.

Aggiunta del vino come da ricetta tradizionale. Foto di F. Ceragioli. Wikipedia.

Già dal nome del piatto intuiamo che si tratta di un vocabolo dialettale. “Tapulon”, infatti, deriva dal verbo “ciapulon” ossia tritare o affettare finemente. Ed è questo che riassume bene questo piatto perché si tratta di un piatto di spezzatino in cui la carne è, appunto, tritata molto finemente.  Come si usava originariamente, anche oggi è spesso sfruttata la carne d’asino. Secondo la leggenda, la ricetta fu ideata da tredici pellegrini affamati che, stavano tornando da un pellegrinaggio presso San Giulio d’Orta, quando arrivarono a Borgomanero, stremati e affamati ed è qui che, infatti, nacque la nota ricetta. Essi, non avendo più scorte a disposizione, decisero di sacrificare un asinello che era con loro e per ammorbidire la carne, decisero di cuocerla a lungo nel vino, dopo averla tagliata molto fine. Questa ricetta piacque talmente tanto che decisero di fermarsi in quella zona, creando il primo insediamento di Borgomanero.

Borgomanero. Foto di Alessandro Vecchi. Wikipedia.

Oggi è rimasto il piatto tipico di questo borgo e non solo. La sua fama, infatti, si è diffusa nel resto del Piemonte che cerca di realizzarlo, seguendo la ricetta tipica: dopo aver fatto rosolare il soffritto, si aggiunge la carne, aggiungendo qualche chiodo di garofano e il vino rosso e lo si  fa bollire per circa un’ora.

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