La Chiesa della Madonna del riposo racconta la storia trebana
Nella campagna trebana è possibile imbattersi, oltre che affascinanti paesaggi, anche in edifici dal grande valore storico, artistico e culturale. D’altronde, la storia del borgo è antichissima e quindi come tale, è ovvio che le tracce siano ancora presenti. Si può trattare di muri di difesa o di palazzi signorili o di chiese, ma ognuno può darci un’idea di Trevi nei secoli passati. E non è da meno la Chiesa della Madonna del Riposo.
La Chiesa della Madonna del riposo racconta la storia trebana
Questa Chiesa si trova lontano dal centro cittadino, situata tra Porta Romana e Porta della Mola e tra quelle più caratteristiche della zona. Già agli inizi del 1700 era presente e considerata come luogo di culto, come si evince da una relazione storica che inviarono all’abate commendario di allora, Francesco Barberini. Questa Chiesa, che consta di due cappelle adiacenti, è di origine più antica. La prima di queste infatti la costruirono intorno al 1483 per volontà del popolo trebano che voleva rendere omaggio e ringraziare la Madonna per due miracoli: per aver liberato Trevi dal morbo della peste che si era accanito sul borgo nel 1476 e per aver fatto fuggire il Duca di Calabria Alfonso III che aveva devastato la campagna laziale.

Secondo l’agiografia, l’esercito del duca non avrebbe risalito fino al borgo, ma si sarebbe, appunto, fermato nei pressi della Madonna del Riposo. È chiara dunque la devozione che i trebani hanno recato nel corso dei secoli a questa piccola ma rilevante chiesa.
All’esterno, presenta è sormontata da una volta in stile gotico e per entrare è necessario oltrepassare un cancello di ferro battuto, decorato con degli intarsi a forma di fogliame, realizzato all’inizio del Seicento da M. Cesari. L’interno, invece, è decorato con moltissime pitture a olio, ovviamente in tema religioso: dalla Vergine col Bambino, posta sul lato sinistro. Dall’altra parte, invece, sono poste quattro lunette; ognuna delle quali rappresenta un Dottore della Chiesa. Un tempo, almeno fino alla Seconda Guerra Mondiale, erano presenti anche gli ex voto che poi sono stati rimossi durante alcuni lavori di restauro dell’edificio.

Se nella prima cappella sono molti i punti d’interesse; non è da meno nemmeno la seconda, perché anche questa è stata edificata sempre per la volontà del popolo trebano. In quest’occasione, i trebani vollero omaggiare la Madonna per averli salvati da un’altra epidemia di peste che si era accanita sul borgo alla fine del Quattrocento (tra il 1482-1486). Non deve sorprendere quindi che il popolo trebano fosse particolarmente devoto verso San Sebastiano, tanto da onorarlo con questa seconda cappella. Egli è infatti evocato frequentemente insieme a San Rocco come protettore contro questo terribile morbo che, per lungo tempo, afflisse l’umanità. Nell’iconografia religiosa, è spesso ritratto durante il martirio, colpito da numerose frecce.
Ecco, queste frecce, nel corso del Medioevo, furono paragonate alle pustole che scatena la peste nel culmine della malattia e che poi portano alla morte. In particolare, nella cappella di San Sebastiano è possibile ancora oggi ammirare numerosi affreschi dedicati al Santo. La maggior parte sono da attribuire a un’artista molto attivo nella campagna laziale, ossia Desiderio da Subiaco. Gli affidarono il compito di affrescare la Cappella di San Sebastiano: sopra l’altare, infatti, è presente un suo ritratto durante il martirio. Qui, è ritratto seminudo come impone l’iconografia classica.
La novità è che Desiderio da Subiaco circonda il Santo di altre dieci figure. Questi ulteriori ritratti, con tutta probabilità, erano trebano che lo stesso artista aveva conosciuto poiché abitanti del borgo quando lui venne qui a lavorare. E non è solo questo perché sopra l’altare possiamo ammirare un altro dipinto del Santo: questa volta, però, in abiti rinascimentali. E fu certo una novità nell’arte dell’epoca perché ritrarre figure religiose con abiti contemporanei al periodo dell’artista, non era certo uso comune.