La fontana della Galera dei Musei Vaticani

Nel cuore della Città eterna, all’interno dei Musei Vaticani, troneggia un’imponente fontana dalla storia antica. Spesso vittima di false narrazioni la fontana della Galera è recentemente stata oggetto di restauro, durante il quale alcune ricerche archivistiche hanno fatto emergere le vicende della sua costruzione.

Prima ancora della comparsa della maestosa opera, nello stesso luogo, insisteva una fontana a parete, restituita da una veduta realizzata da Mario Cartaro nel 1574. Essa era chiamata “Peschiera”, per via del tipico aspetto, caratterizzato dalla presenza di una grotta ad arco, nella quale, dal basso, fluiva l’acqua raccolta in un bacino rettangolare, simile ad una vasa per l’allevamento ittico.

 

La nascita

La fontana della Galera sarebbe nata, dunque, da un fortunato rifacimento, voluto dal pontefice Paolo V e attestato da alcuni conti della prima metà del XVII secolo. I lavori, compiuti fra il settembre e il novembre 1613 dalla bottega di Simone Dario, non avrebbero tuttavia contemplato la realizzazione del maestoso vascello. Si trattò, in realtà, di un intervento radicale, che trasformò la struttura in un organismo complesso. Una lunga serie di tartari addossati alla parete del Belvedere del Bramante dava origine a grandi vasche laterali per la caduta dell’acqua, sulla cui sommità erano poste due ricche cornucopie e l’imponente aquila Borghese, in peperino. Dalle vasche maggiori dipartivano altre minori, che davano vita a piccole cascatelle.

Al centro, in basso, sotto la vasca maggiore, faceva bella mostra di sé la riproduzione scolpita di un dio fluviale. Ai lati, poi, in due grotte secondarie furono posti altrettanti draghi Borghesi, realizzati da Carlo Facelli e, per dichiarazione dello stesso artista, colorati.

 

Il velo della Veronica

Il velo della Veronica

 

La Galera

In un secondo momento, entro il 1637, nella vasca rettangolare comparve un maestoso vascello, non menzionato tuttavia dai resoconti delle maestranze Simone Dario e Stefano Fuccaro. Essi, infatti, specificarono di aver ripristinato lo scoglio centrale, già presente nella fontana precedente. La scultura plumbea, che fornisce il nome all’intera opera, è un vero e proprio unicum.

La Galera è stata da sempre attribuita all’ingegno degli architetti Martino Ferrabosco e Jan van Zanten, tuttavia, la documentazione archivistica non ha contribuito a fornire dati aggiuntivi in merito. Le fonti specificano che nel 1621 il grande vascello sarebbe stato costruito sotto la supervisione di due maestranze, responsabili delle fontane.

 

La ricostruzione

Al pontificato di Pio VI risale una imponente ricostruzione, che fornì alla fontana l’aspetto attuale. Il progetto rientrò in un programma di profonda riqualificazione dei Giardini Vaticani, nella zona del Cortile Ottagono. I lavori si svolsero fra l’aprile 1779 e il giugno 1781, cominciando proprio con la totale distruzione della fontana. Di quest’ultima vennero mantenute solo le grotte, procedendo poi alla creazione di un prospetto di gusto classico. Le nuove forme, realizzate in laterizio, stucco e travertino, furono volutamente progettate per richiamare lo stile dorico degli ambienti circostanti.

La vasca divenne ovale ed il prospetto retrostante fu colorato con le tinte tipiche del gusto Settecentesco.

Un rifacimento interessò persino il grande vascello centrale, ad opera dello stagnaro Carlo Giuseppe Bassetti. Esso è tutt’ora presente nella struttura ed è caratterizzato da molteplici getti d’acqua.

La fontana della Galera, costruita sulla scia del ricco gusto barocco, si animò per lungo tempo di mirabili coreografie acquatiche e sonorità artificiali. Il suo splendore ispirò persino il poeta Maffeo Barberini a scriverne, nel 1644, un breve distico: “Bellica pontificum non fundit machina flammas, sed dulcem belli qua perit ignis aquam” (“La macchina da guerra dei papi non versa fiamme, ma dolce acqua con la quale termina il fuoco della guerra”).

 

Immagine di copertina ad opera di Burkhard Mücke – Wikipedia

Condividi