La battaglia di Visby

Sul finire del Medioevo, in una remota località del Europa settentrionale, infuriò una terribile battaglia, che produsse una moltitudine di vittime.

 

La vicenda

L’isola di Gotland, alla metà del XIV secolo, era abitata dai Gotlandi, che prosperavano semi-indipendenti sotto il controllo del re di Svezia Magnus IV. Fra le città presenti sul territorio una godette per lungo tempo di un ruolo peculiare. Sempre più distaccato dal resto del Gotland, il centro di Visby era abitato anche da cittadini di origine rutena, danese e tedesca. Nel 1280, poi, la città si unì all’alleanza della piccola Wendish con Riga, Lubecca, Tallin e altri centri nordeuropei.

Agli albori degli anni ’60 del ‘300 il potente re Valdemar IV di Danimarca era deciso a impossessarsi definitivamente del Gotland. Giunse, il 22 luglio 1361, con un esiguo esercito efficacemente addestrato, sulle coste dell’isola baltica. Lì i Gotlandi risposero con delle milizie scarne, composte principalmente da nobili minori e uomini impiegati nelle campagne, scarsamente equipaggiati.

I danesi mossero immediatamente verso la capitale, Visby, e lì ebbe luogo una campagna che sconfisse duramente la resistenza. Il re danese, quindi, divenne padrone dell’isola.

I fatti di per sé non contribuirono a far annoverare quella di Visby fra le battaglie più memorabili della storia. A riportala in auge, infatti, fu un sorprendente ritrovamento archeologico avvenuto nei primi anni del ‘900.

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I rinvenimenti

Nel 1905 un’equipe di studiosi, guidati da Oscar Wilhelm Wennersten e dal capomastro Nils Pettersson, rinvenne una fossa comune nel sito di Korsbetningen, nei pressi della città. Poco dopo le fosse divennero cinque. Gettare i caduti in battaglia in grandi buche, naturali o antropiche, è stato per secoli un diffusissimo metodo di sepoltura. A rendere peculiare il caso di Visby ha contribuito l’equipaggiamento dei quasi 1200 campioni umani. Essi, infatti, apparvero agli archeologici dotati di numerosi pezzi di armamentario, comprese alcune corazze quasi del tutto complete, elmi metallici, guanti, alcuni speroni e serramenti per cavalli. Le salme non sarebbero state spogliate né dai nemici, né dalla popolazione, complice probabilmente la calura estiva e la fretta della battaglia.

I resti, poi, sono stati oggetto di attenti studi antropologici, mirati ad analizzare le ferite ancora visibili sullo scheletro. Vennero individuate innumerevoli lesioni da arma da taglio e da sfondamento, ma in particolare fu notata l’aggressività con la quale i nemici avrebbero inflitto colpi anche in seguito alla morte del bersaglio. Questi colpirono principalmente gli arti, tranciandoli persino, a riprova della scarsità di protezione dei combattenti di fortuna.

 

Esercito e tecniche di lotta

Gli studi hanno inoltre rilevato che solo poco più della metà dei caduti fosse di età compresa fra i 17 e i 50 anni e, dunque, presumibilmente nel pieno delle forze. Gli altri dovettero essere reclutati fra i più giovani, ma anche fra i più anziani, a causa della scarsità generale di soldati.

I dati antropologici hanno fornito ottimi indizi anche per la riflessione sulle tecniche di lotta in uso all’epoca dei fatti. Lo scontro si presume che sia avvenuto in maniera diretta, con ranghi serratissimi, tali da rendere possibili una elevata quantità di colpi sia verso il basso che verso l’alto.

La battaglia fu violentissima e, vista la condizione precaria dell’esercito locale, produsse una vera e propria carneficina. La città, per evitare ulteriori perdite, si arrese agli invasori. Al re Valdemar vennero pagati, sembra, lauti tributi che non placarono la sua sete di saccheggio. I danesi continuarono a mettere a ferro e fuoco il territorio, appropriandosi di tutto ciò che potessero portare in patria. Il sovrano poté vantare l’effettivo controllo sull’isola solo l’anno successivo, ma il dominio non ebbe lunga durata. Gotland sarebbe, in seguito, stata oggetto di grande contesa con il regno di Svezia.

Ogni anno sull’isola viene organizzata una grande rievocazione medievale, durante la quale, dal 2011, riprende vita proprio la storica battaglia.

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