Il Liberto che indignò un Imperatore

Schiavi e Liberti

Nella società della Roma Antica, divenire schiavi poteva essere molto facile. Poteva accadere per una cattura in guerra, o anche semplicemente per i debiti.

Ma i Romani offrivano agli schiavi la possibilità di riscattarsi diventando “liberti”. Ciò avveniva dietro il pagamento di una somma, oppure particolare indulgenza del patronus. Il liberto tuttavia, solitamente continuava a vivere e servire nella casa padronale, sebbene avesse la possibilità di lavorare e guadagnare.

Liberto divenuto commerciante di lana
Publio il liberto

In alcuni casi i liberti potevano arricchirsi. Così come accadde per  Publio Vedio Pollione, figlio di liberti. Non ne conosciamo l’anno di nascita, ma sappiamo che morì nel 15 a. C.

Augusto Ottaviano 

La famiglia di Publio servì l’imperatore ed egli raggiunse i privilegi dell’ordine equestre, arrivando a diventare consigliere economico di Augusto tra il 27 e il 25 a. C.

La ricchezza

Publio divenne talmente ricco da edificare un tempio in onore di Augusto a Benevento. Inoltre possedeva una grande abitazione sull’Equilino e una villa a Posillipo.

La villa di Posillipo

Alla sua morte le sue ricchezze furono ereditate dall’imperatore Augusto, che ne rimaneva il padrone. La casa romana venne fatta radere al suolo per costruirvi il Portico di Livia.

La crudeltà

Publio aveva perso il favore dell’imperatore durante un episodio che accadde durante un banchetto.

Murena

Era risaputo che Publio, nonostante fosse stato egli stesso schiavo, maltrattava la servitù infliggendo punizioni terribili. Un vassoio caduto, una veste smarrita, tanto bastava per scatenare la sua furia e gettare i servi in pasto alle murene. Pollione aveva infatti allestito un vascone all’esterno della villa dove allevava questi pesci di cui i Romani erano particolarmente ghiotti.

L’indignazione di Augusto

Proprio alla presenza dell’imperatore un servo fece cadere un calice di cristallo mandandolo in frantumi. Pollione convinto di ingraziarsi l’imperatore mostrando il suo potere, diede ordine che il servo fosse gettato in pasto alle murene. Uno spettacolo inatteso che avrebbe allietato Augusto.

Ma l’imperatore raccogliendo le suppliche dello schiavo andò su tutte le furie rimproverando il suo liberto. “Tantum tibi placebis ut ibi aliquem duci iubeas ubi Caesar est?“. “Sei tanto compiaciuto di te stesso da pronunciare una condanna a morte, là dove è presente l’imperatore?”.

Manufatti in vetro dell'antica Roma
Manufatti in vetro

Dette queste parole Augusto diede ordine che tutti i calici presenti fossero frantumati e gettati nella vasca delle murene. Pollione suo malgrado dovette accettare di non poter punire lo schiavo per aver rotto il calice dal momento che l’imperatore aveva fatto lo stesso.

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