Fiuggi e il lago di Canterno. L’airone fra storie e leggende

Fra la fitta e lussureggiante vegetazione della riserva naturale del lago di Canterno volano libere innumerevoli varietà di uccelli, fra i quali gli splendidi aironi. Essi, inconfondibili per la loro eleganza, compaiono persino nelle Metamorfosi di Ovidio, dove uno di loro è descritto in volo sul piccolo centro di Ardea, dalla quale acquisirebbe il nome scientifico, Ardea cinerea, Area alba e Ardea purpurea.

Sinuosi nei movimenti essi sono facilmente avvistabili lungo i corsi d’acqua e nelle campagne. Frequentano generalmente aree umide, dove possono appostarsi e catturare le loro prede.

 

Racconti e leggende

Il loro volo leggiadro ha ispirato, nei secoli, innumerevoli artisti e letterati, sino a divenire protagonista di vere e proprie leggende. Tradizionalmente associato alla malinconia esso ha rivestito spesso un ruolo centrale in fiabe e storie. Memorabile il racconto di Esopo, nel quale l’airone rimane prigioniero di un lupo dopo aver tentato di aiutarlo o il romanzo di Giorgio Bassani, il Giardino dei Finzi Contini, nel quale l’animale è assurto a simbolo esistenziale, carico di profonde riflessioni sulla condizione umana.

L’airone è stato protagonista di grandi attenzioni anche in epoca ben più antica. Sembra, infatti, che possa aver dato origine al mito egizio della fenice, l’uccello di fuoco dalla vita infinita, che risorge dalle proprie ceneri. In virtù di questo essa, sotto forma di airone, appare in numerose tombe, simbolo di rinascita e trasformazione.

L’animale era, al tempo, considerato sacro e assurto a simbolo di fertilità e abbondanza. Esso, infatti, giungeva ogni anno sulle sponde del Nilo, proprio in occasione delle feconde inondazioni.

I Toltechi lo consideravano centro spirituale del mondo, incarnazione di immortalità, mentre in India rappresentò malvagità, probabilmente a causa dell’atteggiamento talvolta aggressivo dell’airone cinerino con altri animali più piccoli.

Nel Medioevo l’airone apparve nell’opera di Charbonneau-Lassay, Il bestiario del Cristo. L’autore ne accostò il simbolismo al Salvatore, a raffigurare la sapienza divina. Egli ricorda che persino gli antichi Greci lo identificassero con la somma sapienza. Nell’Iliade, infatti, appare in accostamento alla dea Atena, che ne inviò un esemplare a Odisseo e Diomede nella notte.

Alatri città d’arte e bellezza. La collegiata di Santa Maria Maggiore

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La moda che minacciò l’airone

In Epoca Vittoriana, poi, l’elegante pennuto fu oggetto di una macabra quanto raccapricciante moda. In un periodo nel quale le ricche dimore signorili divenivano palcoscenico di estrose celebrazioni del gusto artistico in materia di abbigliamento fu quasi naturale la diffusione di una pratica quanto più crudele.

Diffusi da anni, i cappellini decorati con folti piumaggi divennero elemento imprescindibile per le eleganti dame vittoriane. Fra i pennuti più apprezzati si annoverarono le garzette, piccoli aironi candidi diffusi in tutto il territorio europeo. I copricapi così arricchiti cominciarono ben presto a diffondersi a macchia d’olio, causando una vera e propria strage. Ad essere colpiti non furono soltanto le piccole gazzette, ma anche i maestosi aironi maggiori, divenuti all’epoca rarissimi.

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