La chiesa della Madonna dei Ronci

Un monumento da non dimenticare

La chiesa della Madonna dei Ronci è un edificio medievale, purtroppo diruto e completamente ricoperto dalla vegetazione, che sorge nel territorio di Roccagiovine e al quale la comunità vicovarese è ancora oggi molto legata.

(da Tibursuperbum.it)

Dalla chiesa di Santa Maria del Sepolcro, sita sulla via Tiburtina Valeria poco prima dell’entrata di Vicovaro, partiva infatti in passato un cammino di penitenza che collegava i due luoghi sacri.

Al pellegrinaggio si partecipava in special modo il primo e il terzo giorno del mese di maggio, durante i festeggiamenti della Madonna dei Ronci.

Della chiesetta rurale sappiamo che nacque su dei ruderi preesistenti e si rinnovò tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo per volere degli Orsini di Roccagiovine e Licenza. Molto curioso è il racconto della genesi dell’edificio, tratto da antichi documenti:

Come nacque l’edificio

“…Venne fabbricata da uno di casa Orsini, che venendo da Roma e trovandosi di notte per quella lunga e scabrosa valle detta dell’Inferno che va a terminare sulla via Valeria fra Tivoli e Vicovaro nella quale scema il fosso sotto il ponte, ebbe cattiva visione, per cui raccomandassi ad un Immagine che esisteva in detto luogo in una casetta, fu libero, facendo voto di fabbricare una chiesa e dare la dote necessaria per il mantenimento di chi custodiva detto locale e manteneva perpetuamente la lampada accesa, giunse felicemente al suo feudo di Roccagiovine, come d’infatti in appresso edificò codesta chiesa detta di S. Maria di Ronci, e la comodò di beni stabili per il mantenimento come sopra si è detto…”

Arte e architettura

Per quanto riguarda l’aspetto architettonico e artistico la chiesa si presentava con una pianta rettangolare senza abside, con altare unico sul quale, stando alle notizie riportate dalla visita pastorale del 1581, si trovava una tavola con Vergine e Bambino contenuti in una mandorla di teste di cherubini e coronata da una lunetta col busto di Cristo.

Antonio del Massaro detto il Pastura

Il prof. Alberto Crielesi ha messo in relazione la descrizione della visita pastorale con i soggetti rappresentati in alcuni dipinti del pittore viterbese rinascimentale Antonio del Massaro, detto il Pastura (1450-1516).

Questo confronto iconografico permette di datare la tavola di Ronci ad un periodo di poco posteriore al 1492. Proprio durante la sua seconda esperienza romana in Vaticano il Pastura ebbe infatti modo di conoscere gli Orsini del ramo di Roccagiovine-Licenza, Giovanni e i suoi discendenti Roberto e Onofrio. Roberto aveva sposato Giulia, figlia di Ulisse Orsini di Mugnano e di Bernardina di Angelo Farnese, mentre Onofrio fu Segretario di Alessandro VI e poi protonotario Apostolico nel pontificato di Leone X. A loro si deve l’edificazione della cappella dedicata a Sant’Anna contenuta nella chiesa dei SS. Cosma e Damiano a San Cosimato, che nel 1528 divenne la tomba di Giulia.

La visita pastorale del 1681

Dalla visita pastorale del 1681 risulta che Giulio del ramo degli Orsini di Roccagiovine Licenza era proprietario di una vigna limitrofa alla chiesetta e di un terreno nel territorio di Vicovaro, le cui rendite servivano al mantenimento dell’edificio. La proprietà era stata affidata alle cure dei roccatani Giovanni Luciani e Stefano Simeoni, esponenti dell’Ordine degli Eremiti di San Francesco, che avevano l’obbligo di celebrare diciotto messe perpetue all’anno.

Il restauro

Nel 1734 il feudo di Roccagiovine fu venduto dagli Orsini a Vincenzo Nunez, si deve il restauro, insieme a numerosi edifici di Mandela, anche della chiesa di Santa Maria del Ronci. Gli interventi coinvolsero il tetto, il portale e gli interni affrescati.

La decadenza dell’edificio

Nel 1843 e fino a qualche decennio dopo la pieve era ancora sotto le cure dei due romiti. Nel momento in cui cadde in disuso la tradizione del suddetto pellegrinaggio con l’annessa festa di maggio, iniziò la decadenza dell’edificio. Di conseguenza nel 1856 la tavola della Vergine col Bambino fu spostata a Roccagiovine nella chiesa di San Nicola e ammodernata da una cornice donata dai due possidenti terrieri Alessandro e Giuseppe Rufini.

La traslazione del quadro

Alla traslazione dell’icona è legato un curioso aneddoto: gli abitanti di Vicovaro, non essendo d’accordo con la decisione di spostare la Madonna, provarono a sottrarla ai roccatani, ma si tramanda che i buoi che la trasportavano si bloccò come per un peso eccessivo, attribuito all’intervento divino, che fece desistere i vicovaresi dal loro intento. Da qui il detto: “impiummasse comme la Madonna de Runci”.

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