I piemontesi di Corleone

In un tempo tanto lontano da sfumare nella memoria una folta comunità di coloni giunse sulla terra florida e riarsa dal Sole dell’antica Sicilia.

Agli albori dell’XI secolo, nel 1038, una lunga spedizione condusse alcuni gruppi di militari longobardi sull’isola, al seguito del condottiero bizantino Giorgio Maniace. Le truppe erano assai variegate, composte persino da bizantini e normanni. I soldati si stabilirono a Maniace, Randazzo e Troina, mentre un gruppo di genovesi e altri lombardi si stanziò a Caltagirone.

Fu, tuttavia, in seguito che giunse il maggior numero di stranieri, in occasione della conquista normanna del territorio. L’operazione richiese alcuni decenni e la definitiva sconfitta della dominazione musulmana avvenne solo nel 1091, con la caduta di Noto. Per sventare il rischio che i nemici appena scacciati potessero tentare di riacquisire potere ebbe inizio un lungo processo di latinizzazione. Dapprima venne incoraggiata una politica di immigrazione di normanni francesi, inglesi, scandinavi e dell’Italia settentrionale. Dalla fine del secolo, poi, nella Val Demone e nella Val di Noto giunsero soldati provenienti dalla Marca Aleramica, area compresa fra lo storico Monferrato, in Piemonte, parte dell’entroterra ligure di ponente e alcune zone occidentali di Lombardia ed Emilia. Alcuni esperti ritengono che la discesa di popolazioni dal Nord Italia sia proseguita, fino persino al XIII secolo.

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Fonti e riferimenti letterari

La presenza di questi “coloni” è nota anche attraverso lo studio di fonti coeve. La prima menzione apparve nel XII secolo, ad opera dello storico normanno Ugo Falcando che, nella sua Historia Siciliae, sottolineò come nel 1168 il cancelliere di Sicilia, Stefano Perche, sotto attacco da parte dei messinesi, ricevette ausilio militare dalle popolazioni di Capizzi, Maniace, Nicosia, Randazzo, Vicari e altre “città lombarde”. Il termine “lombardo” sarebbe una semplice contrazione di “longobardo”, tuttavia nel Basso Medioevo l’espressione era utilizzata per indicare gli abitanti di una larga porzione di Italia Settentronale.

Poco meno di un secolo dopo, nell’aprile del 1237, apparve un diploma nel quale l’imperatore Federico II di Svevia concesse al piemontese Oddone di Camerana e ai suoi cavalieri il possesso di Corleone, in cambio di Scopello, donata in precedenza.

Nel tempo numerosi scrittori hanno voluto ricordare nelle loro parole i “lombardi” giunti molti secoli prima. Uno dei riferimenti più celebri è contenuto in Conversazione in Sicilia di Ennio Vittorini, dove appare il Gran Lombardo, personaggio immaginario emblema dell’intera comunità settentrionale. Nel 1970, a quasi trent’anni di distanza, Sciascia dedicherà a Vittorini e al Gran Lombardo un intero capitolo del volume La corda pazza.

 

 

 

 

Immagine di copertina ad opera di Michael Urso – Wikipedia

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