La battaglia di Marengo

Agli albori del XIX secolo scoppiò un conflitto destinato a consacrare una figura politica cruciale nell’Europa della prima contemporaneità. Combattuta sul campo da francesi ed austriaci, la battaglia di Marengo contribuì a ristabilire il predominio francese in Italia.

Il 18 brumaio 1800 il generale Napoleone Bonaparte, condottiero vincitore di numerose celebri campagne, divenne Primo console attraverso un colpo di Stato. Conquistato il potere Bonaparte riorganizzò rapidamente la struttura politica e amministrativa della Repubblica, che al tempo verteva in precarie condizioni.

Il Primo console diede immediatamente inizio ad una grande discesa in Italia, la cui riconquista era per lui obiettivo prioritario. La prima tappa fu Milano, al fine di bloccare la fuga del generale austriaco Melas, impegnato nell’assedio di Genova a sostegno delle truppe inglesi. I francesi, poi, conquistarono anche Pavia, Piacenza e Stradella, impedendo ai nemici di raggiungere la sponda meridionale del Po, dove avrebbero acquisito rifornimenti.

Un primo scontro ebbe luogo a Montebello, il 9 giugno 1800, dal quale ad uscire vincitori furono i francesi, sotto il comando di Jean Lannes. Le perdite umane furono ingenti, ma questo non raffreddò il conflitto. Napoleone si convinse che l’austriaco Melas avrebbe battuto in ritirata, rinunciando ad ulteriori attacchi. Il comandante nemico ritirò gran parte delle truppe stanziate sulla strada principale fra Torino e Mantova.

La vera e propria battaglia si svolse ad est di Alessandria, in una pianura attraversata dal fiume Bormida, con i tre luoghi cruciali a formare un triangolo, fra Marengo, Castelceriolo e San Giuliano Vecchio. Buona parte delle forze austriache, in marcia attraverso il villaggio di Marengo, subì un duro attacco da parte dell’esercito nemico. Essi, poi, decisero di marciare verso est, in seguito ad un consiglio di guerra tenutosi in conseguenza all’arrivo di Bonaparte a Sale, il 13 giugno.

Campione d’Italia, un’enclave in Svizzera

 Campione d’Italia, un’enclave in Svizzera

Alla conquista di Marengo

L’estate 1800 fu eccezionalmente piovosa e le abbondanti precipitazioni, assenti il 14 giugno, avevano trasformato la pianura piemontese in un vero e proprio acquitrino. Nel primo mattino le truppe austriache uscirono da Alessandria attaccando le truppe francesi, stanziate a Marengo e sul fossato del Fontanone. L’avanguardia austriaca, poi, ripiegò verso sud per attaccare i nemici alla Cascina Stortigliona.

Per i francesi apparve subito di primaria importanza la conquista di Marengo, vista la sua posizione fortemente strategica. L’azione fu affidata al generale Gardanne, mentre Chamberlhac e Waltrin avrebbero condotto le truppe verso sud, a Spinetta. Anche gli austriaci mossero verso Marengo, fermati tuttavia dalle milizie di Gardanne, schierate dinnanzi al torrente Fontanone.

La battaglia si fece ben presto complessa e caotica, anche a causa del terreno paludoso e della stanchezza accusata dagli eserciti. Molte furono le schermaglie che si susseguirono sul campo, fino ad un apparente e schiacciante vantaggio degli austriaci. Proprio allora il generale francese Desaix, richiamato da Napoleone, giunse ad un piccolo nodo stradale a nord di Cascina Grossa, al comando di truppe fresche, che sorpresero gli austriaci stremati.

In breve tempo i francesi organizzarono un attacco contro i fianchi delle colonne austriache, rovesciando le sorti della battaglia. La giornata sul campo si concluse con la ritirata dei soldati imperiali verso Alessandria, sancendo la vittoria nemica.

 

Esito dei conflitti

La battaglia di Marengo si rivelò una terribile debacle per l’Austria, che accusò ingenti perdite umane nell’esercito, fra morti, feriti e prigionieri caduti in mano francese. Per Napoleone, invece, la vittoria sancì la riconquista di gran parte dell’Italia settentrionale, per cui venne stilato un armistizio di sei mesi, e il rafforzamento della sua neo-acquisita posizione politica.

Firma della Convenzione di Alessandria, ad opera di Michel-Martin Drolling - Wikipedia
Firma della Convenzione di Alessandria, ad opera di Michel-Martin Drolling – Wikipedia

Venne deciso che gli austriaci perdessero la maggior parte dei territori nel Nord Italia, ritirandosi oltre il Mincio e stanziandosi fra Mantova e Peschiera del Garda. Essi avrebbero così mantenuto soltanto la Toscana, Ferrara e Ancona. I francesi poterono, invece, conquistare Lombardia, Piemonte e Liguria, oltre a tutte le piazzeforti austriache presenti in quelle regioni, come Torino, Alessandria, Milano, Pizzighettone, Piacenza, Cuneo, Vercelli, Arona e Genova. Gli austriaci dovettero, inoltre, liberare tutti i prigionieri politici. In seguito, con la vittoria di Moreau a Hohenlinden, nel dicembre del 1800, i francesi invasero definitivamente Lombardia e Venero, imponendo ai nemici l’armistizio di Treviso del gennaio 1801 ed il trattato di Lunéville del febbraio del medesimo anno.

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