Leggende veneziane. Le statue di pietra di Campo dei Mori

A due passi dalla Casa de celebre artista veneziano Tintoretto, nel sestiere di Cannaregio c’è il ‘Campo do Mori’ che è teatro di una curiosa leggenda, riguardante quattro statue in pietra incastonate nel muro di Palazzo Mastelli del Cammello chiamato così per la presenza di un cammello sulla sua facciata.
Il palazzo e altri edifici che si affacciano sul Campo vennero costruiti dalla famiglia dei Mastelli, giunta a Venezia nel 1113 dalla Morea che corrisponde al Peloponneso, e quindi definiti “Mori”.

La famiglia era formata da tre fratelli che commerciavano in sete e spezie. Erano un po’ furfanti perché truffavano i clienti vendendo merce di scarsa qualità e facendola pagare a prezzi molto alti.
Tra i loschi affari praticati dai fratelli Rioba, Sandi e Alfani, c’era anche la gestione di una banca. Una signora veneziana molto religiosa che fu truffata dalla banca pregò Santa Maria Maddalena di scagliare la sua maledizione sui tre mercanti.

La leggenda narra che Santa Maria Maddalena si presentò loro nelle vesti di una cliente per comprare della stoffa. Naturalmente provarono a truffare anche la Santa. “Possa il Signore trasformarci in pietra se questa non è la miglior stoffa di Venezia”, dissero.

Santa Maria Maddalena li prese in parola e dopo questa affermazione i tre mercanti si trasformarono immediatamente in pietra, insieme al servitore, di cui nessuno conosceva il nome, forse incolpevole, che subì le stesse sorti dei padroni.
Nel corso del XIX secolo la statua del Sior Rioba, la più famosa delle quattro, perse il naso che gli fu rifatto con un pezzo di ferro improvvisato.
Un giornale satirico, nato nel 1848, che si chiamava proprio “L’ombra de Sior Antonio Rioba” agevolo le voci del popolo e nacque una seconda leggenda: chiunque avesse sfregato il naso avrebbe avuto molta fortuna.
