La diserzione di Viktor Belenko durante la Guerra Fredda
L’ingegnere Viktor Belenko fu, nel pieno infuriare della Guerra Fredda, figura centrale ed emblematica, protagonista di un celebre episodio politico. Egli nacque in Russia nel febbraio del 1947 e lì visse fino alla sua defezione nel 1976.
La Guerra Fredda fu costellata da diserzioni. Molti fra piloti ed equipaggi aerei abbandonarono il rispettivo schieramento o incoraggiarono altri a farlo. Per prima giunse l’Operazione Moolah, imbastita dal governo statunitense al fine di far ammutinare i piloti di MiG-15 nordcoreani. Anche in seno all’Unione Sovietica furono molte le fughe, una delle più celebri è sicuramente quella di Belenko.
La fuga
Luogotenente in servizio nella Forza di Difesa Aerea Sovietica, Belenko il 6 settembre 1976 si trovava nella base aerea di Chuguyevka, a poco meno di 200 km da Vladivostok. Proprio quel giorno, con alcuni piloti del suo squadrone, si alzò in volo per un’esercitazione a bordo di un MiG-25. Dopo aver inizialmente seguito il piano previsto egli simulò un guasto al veicolo, scendendo rapidamente in direzione del Giappone. L’obiettivo del militare era proprio raggiungere la terra nipponica, atterrando nella base di Chitose, in Hokkaido.
Ben presto i radar giapponesi intercettarono l’aereo in avvicinamento, tanto che fu disposto l’invio di due caccia F-4EJ. I velivoli, tuttavia, non partirono mai. L’MiG-25, veloce e troppo vicino al suolo, non era facilmente individuabile per i sistemi di tracciamento nipponici. A rendere più complessa la situazione contribuì il clima pessimo, che ostacolò il raggiungimento di Chitose da parte di Belenko. Egli, a corto di carburante, decise di atterrare nel primo aeroporto che avrebbe individuato. Lo fece ad Hakodate, in Hokkaido.
La discesa non fu immediata. Il caccia sorvolò tre volte lo spazio aereo prima di puntare verso la terraferma. Anche l’atterraggio fu problematico, a causa principalmente delle dimensioni ridotte della pista.
Immediatamente scattò l’allerta e polizia e forze armate isolarono l’area. Viktor finì in manette, ma prontamente chiese asilo politico alle autorità. L’episodio originò, chiaramente, uno scomodo incidente diplomatico fra le potenze coinvolte. Belenko, infatti, appena tre giorni dopo la fuga venne scortato negli Stati Uniti, sollevando lo scontento della sua patria.
Le conseguenze
Per lo schieramento Atlantico fu l’occasione di ottenere fondamentali informazioni, non solo dal soldato, ma anche dal suo veicolo. L’MiG venne, infatti, acquisito dalla Forza Aerea Statunitense e trasportato nella base di Hyakuri, dove subì le attenzioni di numerosi esperti. Solo due mesi dopo il mezzo fu restituito all’URSS. Gli ingegneri si resero conto, ben presto, di trovarsi dinnanzi ad uno strumento straordinariamente veloce ma altrettanto rudimentale, finalizzato all’intercettazione dei bersagli.
Nel frattempo Belenko, giunto negli Stati Uniti, cominciò a svelare tutto ciò di cui era a conoscenza in merito alle tattiche militari sovietiche, oltre ad altre numerose informazioni segrete. Nel tempo divenne ingegnere aerospaziale e contribuì incisivamente a programmi di addestramento delle truppe statunitensi.