Il culto dei morti Toraja, dove i defunti tornano in vita

Nel cuore profondo dell’Indonesia, al riparo degli altipiani del sud dell’isola di Sulawesi, vive un popolo che tramanda da secoli un’oscura e affascinante tradizione. Fra i Toraja, infatti, permane un singolare culto inerente al trattamento dei defunti.

A dispetto della cristianizzazione, avvenuta secoli orsono, il popolo Toraja è tutt’oggi caratterizzato da una forte sopravvivenza di culti animisti, dovuti anche ad un lungo isolamento. L’animismo determina una concezione della morte del tutto singolare, secondo la quale essa non determina la fine della vita, ma semplicemente il passaggio ad uno stato di sospensione fra due mondi.

La ritualità messa in atto attorno al defunto è complessa e di lunga durata. Il funerale può avvenire persino svariati mesi dopo il trapasso. Perché questo avvenga, infatti, è necessario che tutti i famigliari abbiamo elaborato il lutto.

Per i Toraja garantire una sepoltura dignitosa ai defunti e un trattamento degno alla salma è di fondamentale importanza. Solo così il compianto può raggiungere Puya, l’aldilà. In caso contrario egli diverrà un demone, Bombo, il cui unico obiettivo sarà tormentare il villaggio.

L’antico mestiere dello “svegliatore”

L’antico mestiere dello “svegliatore”

Il rito

Il cadavere subisce un trattamento elaborato, che ha inizio con l’imbalsamazione. Il corpo viene poi trasportato nella casa natale e lì riceve le attenzioni riservate al vivente. Viene, dunque, adeguatamente abbigliato e considerato come un vero e proprio componente della famiglia ancora in vita. Solo quando tutti i famigliari dichiarano di aver superato il lutto può avere inizio il rito funebre, che dipenderà dal ceto sociale del trapassato.

Le celebrazioni, che possono durare anche diversi giorni, contemplano persino sacrifici animali e numerosi banchetti. Al termine la bara viene inserita in una nicchia scavata nella roccia, al cui ingresso è posto il Tau Tau, una statua lignea intagliata ad immagine e somiglianza del defunto. Egli, in questo modo, potrà continuare a vegliare sui propri cari e sull’intero villaggio.

Lo spirito del caro estinto rimane dunque una presenza fondamentale nella comunità, tanto che sono previste cerimonie annuali, Ma Nene, durante le quali le salme, riesumate, vengono curate e, per un’intera giornata, portate per le strade del villaggio.

Ai bambini è riservato un trattamento in parte differente. I piccoli vengono, infatti, collocati all’interno di tronchi d’albero.

Molte tombe sono state, negli scorsi decenni, oggetto di furto e proprio per questo i Toraja hanno cominciato a inumare i propri cari in grotte difficilmente raggiungibili o luoghi protetti da filo spinato.

 

Immagine di copertina ad opera di Peter Ruckstuhl – Wikipedia