Alatri nella storia. Lotte e sviluppi di un borgo laziale
Protetta dalle imponenti e misteriose mura ciclopiche Alatri conserva la memoria di un passato lungo e complesso, fatto di invasioni, ma anche di tanta gloria.
Un primo, piccolo, insediamento nacque nel territorio nel periodo calcolitico. In seguito, maggiori attestazioni giungono dalla dominazione Ernica, quando il destino della città si intrecciò con forza all’espansione del mondo romano. In quell’epoca Alatri fu al centro di innumerevoli vicende politiche e sociali. Con la caduta dell’Impero d’Occidente cominciò per il centro una lenta ma inesorabile decadenza, durante la quale le autorità si concentrarono nella figura del vescovo.
Le invasioni
Come accadde in buona parte dei territori imperiali giunsero le invasioni barbariche a portare paura e devastazione. La situazione, già di per sé critica, fu aggravata dalla sanguinosa guerra scoppiata fra Odoacre e Teodorico. Le conseguenze del conflitto arrivarono fin nel piccolo centro laziale, dove Liberio, il prefetto delle Gallie, riuscì ad evitare ulteriori incursioni grazie ai rapporti stretti prima con Odoacre e poi con Teodorico. A poca distanza il politico riuscì a promuovere persino una costituzione, nata dalla collaborazione con il diacono Servando del Protocenobio di San Sebastiano.

La distruzione, tuttavia, tornò a tormentare Alatri nel 543, quando subì l’assedio degli ostrogoti, capeggiati dal re Totila. L’evento segnò un lungo periodo di sottomissione per la città, che culminò l’anno successivo, con l’inclusione nel Ducato romano, soggetto al controllo dell’Impero Bizantino e al potere del Pontefice. Proprio la presenza papale cominciò a farsi sentire, anche attraverso la presenza in loco del vescovo Pascasio. Egli, nel 551, condusse a Costantinopoli papa Vigilio in occasione della condanna di Teodoro, vescovo di Cesarea, città della Cappadocia.
La svolta
La vera svolta arrivò con l’XI secolo, periodo nel quale Alatrì cominciò a rivestire un ruolo di grande prestigio ed importanza. Divenne, infatti, luogo di riferimento per i pontefici costretti ad allontanarsi dalla sede apostolica. La città ospitò, ad esempio, papa Urbano II durante la disputa con l’antipapa Clemente III ed una seconda volta nel novembre del 1093.
Pochi anni dopo fra le vie del borgo giunsero persino le reliquie di papa Sisto I direttamente dalla città eterna. Secondo una storia, tramandata dal XIV secolo, i resti sarebbero dovuti arrivare nella città di Alife, per concessione del pontefice, nella speranza di contrastare una terribile pestilenza. Giunta ad Alatri, tuttavia, la mula che trasportava il preziosissimo tesoro si sarebbe rifiutata di proseguire. Colto l’evento come un segno il vescovo locale dispose la deposizione delle sacre spoglie nella Cattedrale cittadina.
Sul finire del XII secolo, poi, la città conquistò, finalmente, l’anelata autonomia comunale. Il territorio venne diviso in carcìe, o rioni, i cui rappresentanti contribuivano all’amministrazione. Le controversie, poi, venivano affrontate direttamente dal governo locale centrale, con l’ausilio delle autorità religiose, coinvolgendo persino l’appoggio papale.
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Autorità papale
L’influsso del papato svolse sempre, per Alatri, un ruolo centrale. Proprio in virtù di questo la città subì con forza le conseguenze della lotta contro l’impero perorata dalla Santa Sede. Nel borgo arrivarono le truppe di Enrico VI, sotto ordine del Barbarossa, e successivamente anche Federico II. Le autorità locali, tuttavia, rimasero sempre fedeli alla Chiesa di Roma, stipulando persino un trattato di mutua difesa.
A discapito dei terribili attacchi il comune, qualche decennio successivo, si lanciò in una forte politica espansionistica. Nel 1232 tentò di conquistare il territorio montano attorno a Trisulti, sotto il controllo di Collepardo, e nel 1240 attaccò Guarcino. L’anno successivo, poi, Alatri riuscì a sottomettere Collepardo.
La vicinanza al papato continuò a incidere sulla vita comunale. I contrasti della Santa Sede con gli imperatori svevi determinarono profonde divisioni fra le famiglie nobiliari. In quel tempo emerse la figura del cardinale Gottifredo di Raynaldo che, divenuto potestà nel 1286, contribuì allo sviluppo economico e edilizio del borgo. Le lotte famigliari, tuttavia, non si placarono giungendo a risoluzione soltanto nel 1296 grazie ad un’azione giudiziaria.
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