Fiuggi e il lago di Canterno. Le leggende del martin pescatore
Nel lussureggiante panorama collinare della Ciociaria sorge un piccolo centro celebre per la salubrità delle sue acque. Meta, da secoli, di personalità storiche di spicco che trascorrevano più o meno lunghi periodi di tempo presso le fonti con la speranza di goderne i benefici curativi. Fiuggi ospita nel territorio, oltre alle note terme, parte di una splendida riserva naturale, sviluppata intorno al lago di Canterno.
Lo specchio d’acqua, di origine carsica, si trova nel cuore dei Monti Ernici e bagna, oltre a Fiuggi, Ferentino, Fumone e Trivigliano. In origine il Canterno si riempiva all’ostruzione dell’inghiottitoio Pertuso, canale attraverso il quale sarebbero dovute defluire le acque nel terreno. Alla riapertura il lago tornava a svuotarsi. Questi mutamenti rapidi portarono la popolazione del luogo a definirlo il “lago fantasma”. La sua origine sembrerebbe risalire ai primi anni del XIX secolo. Solo nel 1943, tuttavia, in seguito ad una perlustrazione dell’inghiottitoio emerse una grotta carsica sotterranea dove confluiva l’acqua nei periodi di secca. Attualmente il ciclo naturale non si verifica più, a causa dello sfruttamento a fini di produzione energetica dell’area e la conseguente chiusura del Pertuso.
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Il martin pescatore
Il lago non è balneabile, ma le sue acque e la vegetazione che lo circonda, sono ricche di biodiversità. Fra i tanti pesci e gli uccelli dai variopinti piumaggi spicca un piccolo animale, che porta con sé una straordinaria leggenda. Coloratissimo il martin pescatore è noto agli abitanti della penisola da tempo risalente. Si narra, infatti, sin dal medioevo una commovente storia che ne spiegherebbe l’aspetto tanto vivace. Il piccolo volatile, nato originariamente grigio, al termine del diluvio universale fu incaricato, insieme ad altri uccelli, di cercare terre emerse. L’instancabile animale, preso sul serio il compito, cominciò a volare sempre più in alto per avere una visuale libera e nitida. Giunse talmente vicino al Sole che il suo petto cambiò colore, divenendo, scottato, rossiccio, mentre il dorso acquisì il blu del cielo.
Le leggende
Le storie sul martin pescatore, tuttavia, non terminano qui. L’animale, noto anche come Alcione, è una figura ricorrente persino nella mitologia greca. La leggenda narra che Alcione, figlia del dio Eolo, fosse sposata con Ceice. I due, innamorati, decisero di chiamarsi affettuosamente Era e Zeus. Re e regina dell’Olimpo, saputo il piccolo segreto, si infuriarono e promisero vendetta alla coppia. Per punizione la barca sulla quale navigava Ceice fu affondata. Alcione, distrutta dal dolore per la perdita dell’amato compagno, si lanciò in mare e morì. Zeus, impietosito, risuscitò i due e li trasformò in uccelli marini, conosciuti come alcioni. Le sofferenze degli innamorati, tuttavia, proseguirono, poiché il loro nido, sulle scogliere, veniva trascinato via ogni giorno dalla forza impetuosa dei flutti. In loro soccorso intervenne Eolo, che placò il mare per sette giorni, cosicché essi potessero riprodursi. Quei giorni sono chiamati, ancora oggi, in Grecia i giorni di alcione e ricorrono alla fine di gennaio.
Benché il mito greco sia certamente all’origine del nome scientifico attribuito all’animale da Linneo, Alcedo, l’appellativo comune potrebbe derivare, secondo una tradizione francese dall’amicizia fra il piccolo pennuto e San Martino di Tours.
Nel tempo le storie sul martin pescatore si sono moltiplicate e così anche le credenze che hanno condotto ad un uso scelerato e grottesco del suo corpicino senza vita. Dall’impiego a mo’ di banderuola per il vento al suo ruolo di protettore della casa dai fulmini. Alcuni credono persino che l’uccellino cosparga di fiori i defunti rimasti senza degna sepoltura, addossandosi il peso del loro compianto.
Resta il fatto che i colori sgargianti e l’atteggiamento solitario di questo piccolo e pittoresco animale hanno affascinato da secoli moltitudini di artisti e scienziati.
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