Di arti e storie. Olevano Romano e il suo fascino millenario

Immersa nel panorama fertile del monte Celeste è custodita una cittadina dalla lunga storia. Le sue strade, ricche di tradizione e bellezza, hanno ispirato per secoli scrittori e pittori giunti da terre lontane per godere della sua pace.

Il centro di Olevano Romano sorse, probabilmente, in epoca romana. Ne restano tutt’ora monumentali testimonianze riscontrabili nelle vestigia dell’imponente cinta muraria in opera poligonale, realizzata in pietra locale persino prima della romanizzazione del territorio. Nei secoli la città non venne abbandonata. In epoca medievale subì un radicale cambio di organizzazione divenendo castrum. In quel tempo cadde nelle mani di Oddone Colonna, che nel 1232 ne acquisì il controllo mediante regolare contratto di vendita, stipulato con l’allora pontefice Gregorio IX. Il Colonna dispose tempestivamente la costruzione di un imponente edificio che troneggiasse su un alto sperone roccioso. Nacque, dunque, il Castello a protezione del borgo e dei suoi cittadini.

Con il passare degli anni il controllo dei Colonna decadde, in favore del Comune di Roma, che emanò nella seconda metà del XIV secolo, precisamente nel 1364, gli Statuti cittadini. Anche questa fase non durò molto, poiché, per decisione di Papa Bonifacio IX, il centro venne ceduto alla famiglia Orsini.

L’ultimo cambio di potere avvenne nella tarda età moderna, con l’istaurazione del principe Camillo Borghese, cognato di Napoleone Bonaparte.

Il nodo suebo, un’acconciatura dal passato

Il nodo suebo, un’acconciatura dal passato

Artisti in visita

Vie e vicoli della città sono costellati di luoghi d’interesse che hanno affascinato innumerevoli personalità artistiche del XIX secolo. Pittori e scultori giungevano da tutta Europa per includere la città nel loro grand tour e poter acquisire suggestioni a loro detta irrintracciabili altrove. I suggestivi giochi di luce riflessa nelle acque e colorata dalla fitta vegetazione creavano nella mente dei viaggiatori scenari fantastici e attraenti.

Fra i più celebri a raggiungere il piccolo centro vi fu Jean-Baptiste Camille Corot, pittore francese dalla spiccata sensibilità per i paesaggi naturalistici. Egli intraprese un lungo viaggio in Italia nel 1825, durante il quale raggiunse la piena maturità artistica. Corot visitò numerose città italiane. Attraversò l’Umbria, fermandosi a Narni, la Campania, godendo degli straordinari paesaggi partenopei ed il Lazio, dove oltre a visitare la splendida e fastosa Roma decise di dimorare nell’Agro Romano. Proprio quello fu il luogo al quale l’artista dovette la maggiore consapevolezza nella realizzazione dei suoi celebri paesaggi naturalistici.

Corot, tuttavia, non fu il solo a rimanere talmente affascinato dal borgo da restituirne le suggestive impressioni. Nei primi anni dell’800, infatti, si trasferì in città un giovane artista tedesco, Franz Theobald Horny. Il pittore, poco meno che vent’enne, giunse in Italia per la prima volta nel 1816, fermandosi a Roma in compagnia del maestro Joseph Anton Koch, il quale appena dieci anni prima aveva sposato una donna originaria di Olevano Romano. Il più grande si stabilì in città solo nel 1815, ispirando così l’allievo che decise di trascorrere stabilmente lì il resto della sua breve vita. Egli, infatti, morì ventiseienne a causa della tubercolosi polmonare e ancora oggi riposa nella chiesa di San Rocco.

La sua arte descrive con eleganza e leggerezza le sensazioni che l’osservazione del paesaggio doveva avergli fatto scaturire nell’animo. Di lui restano alcune straordinarie opere a inchiostro, acquerello e matita che raffigurano la natura rigogliosa intorno alla città e alcuni suoi abitanti.

Più tardi, negli anni ’20 del secolo scorso, un celebre pittore tedesco tornò ad affacciarsi fra le case del borgo. Si tratta di Alexander Kanoldt, uno dei maggiori esponenti della corrente della Nuova oggettività, che farà di Olevano Romano la protagonista di alcune sue opere.

A testimonianza di quanto la città possa aver influito sul pensiero e sull’opera artistica di molti autori sorge, nei pressi del centro, il Museo Civico d’Arte. Nelle sue sale sono oggi ammirabili disegni e serigrafie otto e novecentesche, oltre alla collezione donata dall’artista Heinz Hindorf e ad una pregevole serie di Vedute Romane ad opera di Joseph Anton Koch.

 

Bosco della Serpentara - immagine tratta dal sito Istituzionale del Comune di Olevano Romano
Bosco della Serpentara – immagine tratta dal sito Istituzionale del Comune di Olevano Romano

 

La città, oltre ad offrire ispirazione artistica, fu patria di un celebre personaggio, destinato a segnare profondamente la storia novecentesca della regione. Agli albori del XX secolo nacque a Olevano Romano Umberto Carletti, divenuto celebre come il sacerdote che, oltre a restituire forza e vitalità alla locale confraternita di San Rocco, si occupò dei bisogni di molti giovani e salvò, durante la Seconda guerra mondiale, decine e decine di cittadini ebrei. Ricordato con grande affetto dalla popolazione egli contribuì a fornire un’incredibile spinta alla formazione scolastica di ragazzi e ragazze.

 

Gli splendidi paesaggi della cittadina laziale hanno conquistato, nel tempo, persino il cinema. Nel 2011, per la regia di Domiziano Cristopharo, venne girato il film Bloody Sin, una storia horror ambientata a cavallo fra il periodo buio dell’Inquisizione e gli anni ’60 del secolo scorso.

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