L’acqua e Subiaco: una storia lunga millenni.
La presenza idrica è stata fondamentale nella nascita e nello sviluppo di nuove città; d’altronde è una parte fondamentale per la sopravvivenza dell’uomo, e non mi riferisco solo all’approvvigionamento per la salute, ma anche per la coltivazione di campi e l’allevamento di bestiame. Insomma, basti pensare, alla fine, al primo insediamento di Roma, nato proprio per il Tevere. È talmente importante che, in alcuni toponimi, l’acqua (o la sua presenza) è ribadita nel toponimo, come nel caso di Subiaco.

L’acqua e Subiaco: una storia lunga millenni.
È un borgo laziale tra i più apprezzati storicamente e artisticamente; la sua storia, però, passa, o meglio è legata, ai laghi. Il nome “Subiaco” infatti deriva dal latino “sub lacum”, letteralmente “sotto i laghi” e si riferisce alla presenza di tre laghi artificiali, sfruttati dall’imperatore Nerone per l’approvvigionamento idrico della sua villa, di cui ancora oggi notiamo i resti archeologici. I laghi artificiali erano stati creati, interrompendo il corso del fiume Aniene attraverso alcune dighe che andavano così a formare i ristagni d’acqua. Se consideriamo infatti il periodo storico –intorno al 60 d. C, tenendo conto anche della costruzione del Pons Marmoreus, oggi però completamente perso – l’opera idrica fu di enorme avanguardia ingegneristica.

Ed è da questo punto che l’acqua e il suo sfruttamento entrano prepotentemente nella storia sublacense perché è qui che fu stampata la prima opera in Italia. Si tratta del “De Oratore” di Cicerone, grazie alla presenza di due monaci tedeschi (C. Sweynheim e A. Pannartz) che la introdussero dalla Germania. Questo fu solo il primo passo per la nascita e lo sviluppo di numerose cartiere, dove l’acqua è fondamentale per il loro funzionamento. Aprirono la prima cartiera già nel Cinquecento. Voluta da Papa Sisto V, l’opificio divenne quella ufficiale dello Stato Pontificio e in questo modo s’impose anche centro primario di produzione cartaria, tanto da ampliarla nel Seicento con la costruzione della diga “La parata”.
Dai laghi romani, alla stampa, alle cartiere fino ai moderni fontanili
Non dobbiamo, però, al limitarci solo alla produzione della carta, perché legato a essa, si accese un clima culturale e intellettuale tra i più vivaci. Grazie alla produzione di libri, e quindi alla produzione di opere letterarie, molti intellettuali (laici e religiosi) arrivarono a Subiaco per dare il loro apporto. È indubbio quindi come l’acqua abbia rivoluzionato le sorti di questo bellissimo borgo laziale; dall’altra parte, anche in epoca più recente, è possibile notare la sua importanza dai fontanili sparsi per le vie di Subiaco.

A una prima, e superficiale occhiata, questi fontanili, chiamati anche vasconi o fontane, possono sembrare vecchi oggetti, ma, in realtà, testimoniano anche lo sviluppo urbanistico della città in cui sono presenti e potevano avere diverse funzioni perlopiù di natura pratica. Essi, infatti, frequentemente erano abbeveratoi o lavatoi; i primi utili per dissetare il bestiame, i secondi invece per lavare e pulire i vestiti. È dunque proprio grazie alla loro praticità che è possibile tracciare una sorta di mappa storica e concettuale, dalla quale si può almeno intuire la nascita di nuovi quartieri o il percorso che poteva fare il bestiame insieme all’allevatore per arrivare in paese poiché la realizzazione era fatta in punti considerati di passaggio.

Ancora oggi, a Subiaco è possibile intravedere questi fontanili. Alcuni più antichi, altri invece di recente ( o quasi) realizzazione; in particolare, questo fu costruito, come possiamo leggere, nel 1951. È ancora in muratura, la sua dimensione ridotta, soprattutto considerata l’altezza, potrebbe indicare un antico abbeveratoio per bestiame, ma su questo non abbiamo la certezza.
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