Il Mago di Oz, le curiosità che non sai del film
Era il 1939, il mondo osservava con orrore i primi segnali di quella che sarebbe divenuta una delle ferite più profonde nel cuore della società, mentre sul grande schermo usciva Il Mago di Oz. Il film, fra le più grandiose produzioni dell’epoca, riproponeva la storia narrata dallo scrittore L. Frank Baum nel volume Il meraviglioso mago di Oz, dato alle stampe nel 1900. Nonostante le tante controversie che si abbatterono sull’autore del libro il film fu un successo assoluto. La pellicola, diretta da Victor Fleming, celebre anche per Via col vento, metteva in scena le vicende della piccola Dorothy Gale, interpretata da una giovanissima Judy Garland. La bambina, in compagnia del fidato cagnolino Toto, intraprendeva un fantastico viaggio alla scoperta delle terre dei Mastichini, affrontando mirabolanti avventure e facendo la conoscenza di strambi personaggi, amici e non.
Dietro alla magica vicenda apparsa sullo schermo, tuttavia, si nascono numerosi retroscena, alcuni dei quali contribuiscono a far luce sulla complessità della macchina cinematografica della prima metà del secolo.
Il Cameo dell’autore
Al tempo delle riprese Baum era morto da almeno un ventennio, tuttavia, sembra che in qualche modo sia riuscito a presenziare sul set. Una storia, che ha i contorni di leggenda metropolitana, narra che lo stesso regista, Victor Fleming, cercando un cappotto da far indossare a Frank Morgan, l’interprete del Mago, trovasse all’interno di una tasca un’etichetta. Essa testimoniava come il capo fosse stato realizzato proprio per Baum. A confermare l’autentica proprietà della giacca fu la vedova dello scrittore, alla quale il capo fu donato a fine riprese.
Gelatine sul set
Una storia divertente riguarda i cavalli verdi che appaiono in alcune scene del film. Per realizzare il manto dalla peculiare colorazione furono impiegate migliaia di gelatine. Le scene, poi, dovettero essere girate in gran fretta, per evitare che gli animali, golosi, le mangiassero tutte.
Toto o Terry?
I cavalli non furono gli unici animali a presenziare sul set. Oltre a loro apparvero anche delle tenere scimmiette e un cagnolino, fedele compagno di viaggio di Dorothy. Il piccolo Toto, però, nascondeva un segreto. Si trattava, infatti, di una cagnolina, e non di un maschietto, di nome Terry. Durante le riprese, poi, l’animale si infortunò a causa di una scimmia, che la calpestò involontariamente.
Cavalli, Scimmie, cani e…leoni!
Uno dei protagonisti della pellicola avrebbe dovuto essere un maestoso felino. Amico della protagonista e fondamentale supporto per tutto il viaggio nella terra dei Mastichini l’animale avrebbe dovuto essere interpretato dal leone simbolo della MGM. La produzione, poi, desistette, temendo che portare un felino di tali dimensioni sul set potesse essere troppo rischioso. La scelta ricadde, quindi, su un attore, Berth Lahr, al quale fu fatta indossare una vera pelle di leone da ben 45kg.
Di Latta, troppo di Latta!
Insieme a Dorothy, al Leone e allo Spaventapasseri un quarto personaggio rivestiva un ruolo centrale nel film. Si tratta dell’Uomo di Latta, finito tristemente al centro di una vicenda che verrà ricordata come uno dei molti casi di disattenzione e sfruttamento nei confronti degli attori. L’originale interprete Roy Bolger, celebre ballerino di tiptap e attore di Broadway, propose uno scambio di ruoli al fine di sviluppare al massimo le sue potenzialità recitative. Al suo posto Buddy Ebsen avrebbe interpretato l’omino argentato, mentre lui sarebbe stato lo Spaventapasseri. Ben presto, tuttavia, Ebsen fu costretto a rinunciare al ruolo. L’uomo si sottopose a interminabili ore di trucco, durante le quali gli addetti ai lavori lo ricoprirono di polvere di alluminio. Il minerale danneggiò profondamente la pelle dell’attore, che se ne riscoprì allergico, finendo d’urgenza in ospedale ricoperto di vescicole in volto e con un’insufficienza polmonare. Dopo l’infortunio fu scritturato Jack Haley.
Judy Garland
Protagonista assoluta della pellicola la giovanissima Judy Garland all’epoca dei fatti aveva appena 16 anni. In base alle leggi in vigore sui set per la tutela dei minori, la ragazza avrebbe potuto presenziare soltanto per un massimo di 4 ore consecutive. A Judy, però, non fu mai permesso di riposare veramente. Nel tempo “libero” seguiva estenuanti lezioni private. Oltre all’eccessiva mole di lavoro l’attrice subì anche la dolorosa costrizione dei costumi. Di aspetto non abbastanza infantile dovette indossare un corsetto strettissimo per nascondere i primi segni della pubertà e altrettanto dolorose calzature. Le celebri scarpette rosse, infatti, apparvero in un solo ciak.
Sicurezza inesistente
Come già chiarito dalla vicenda dell’Uomo di Latta la sicurezza sul set non fu una priorità. A pagarne le spese furono principalmente gli interpreti. Oltre ad alcuni attori affetti da nanismo, che in una scena di volo, sospesi in aria da sottili corde di pianoforte, caddero rovinosamente nel vuoto, anche Margareth Hamilton subì un terrificante incidente. La donna, nel ruolo della crudele Strega dell’Ovest, venne ricoperta di ossido di rame, per simulare la sfumatura verdastra della pelle. In una scena, durante la quale il personaggio avrebbe dovuto abbandonare il paese dei Mastichini a bordo di una scopa, il mantello indossato dall’attrice prese fuoco e da lì le fiamme colpirono anche il trucco. La donna, terrorizzata, riportò gravi ustioni al volto.
Argento o rubino?
Le celebri calzature che hanno contribuito a rendere iconica la figura della protagonista in realtà nel libro erano argentate. Il color rubino fu scelto dallo sceneggiatore Noel Langley durante le riprese del film. Egli immaginò che le scarpette, colorate di rosso, avrebbero spiccato maggiormente sul fondo giallo del sentiero di mattoni.