La Moka, geniale invenzione italiana

Da decenni sempre presente nella casa di milioni di cittadini la moka è un piccolo prodotto del grande ingegno italiano. La tradizione del caffè è ormai radicata nel Bel Paese, ma nei primi anni del secolo scorso non era semplice godere di un espresso nella rassicurante comodità della propria dimora. La svolta giunge nel 1933, con la geniale intuizione di Alfonso Bialetti.

Il giovane Bialetti, dopo aver vissuto in Francia in cerca di fortuna, fece ritorno in patria nel 1918, in Piemonte. Con gli orrori della guerra alle spalle la vita ricominciò a far fremere le città italiane e insieme a loro i cittadini. Così accade anche per Alfonso, che darà ben presto inizio ad una fortunata carriera, portatrice di innumerevoli successi.

A cambiare la vita del giovane artigiano fu un’idea, maturata osservando la moglie intenta nelle faccende domestiche. Al tempo era comune lavare il bucato usufruendo della lisciveuse. Si trattava di un grande pentolone munito di un tubo cavo e con la parte superiore traforata, dove venivano inseriti i panni insieme ad una grande quantità di acqua e la liscivia, l’allora comune detersivo. Raggiunta l’ebollizione dell’acqua il liquido attraversava il tubo per ricadere sui panni, al fine di sciogliere il sapone e rendere più efficacie il lavaggio.

L’idea

Bialetti pensò, dunque, di poter applicare lo stesso principio anche alla preparazione della bevanda tanto amata dai suoi connazionali. Ciò fu possibile solo grazie all’utilizzo di un materiale allora assai in voga. Si trattava dell’alluminio, divenuto durante il ventennio uno dei simboli del fascismo. Metallo dalle molteplici caratteristiche fisiche e dal colore sgargiante offriva il vantaggio di una semplice lavorabilità.

Alfonso Bialetti e la produzione della moka - Wikipedia
Alfonso Bialetti e la produzione della moka – Wikipedia

Nel 1933 ebbe inizio la grande produzione, pur sempre di stampo artigianale, di ciò che Bialetti aveva ideato, la moka. Oggetto dalla base ottagonale e dalla grande resistenza fu pubblicizzato con uno slogan destinato a rimanere ben chiaro nella memoria dei cittadini. “L’espresso buono come al bar”.

Scoppiò una vera e propria rivoluzione. L’espresso, una volta appannaggio quasi esclusivo degli esercizi commerciali aperti al pubblico, fu ben presto consumabile fra le mura domestiche. L’oggetto, notoriamente rapido nella preparazione della bevanda, si impose anche come valida e apprezzata alternativa alla cuccumella napoletana, nata in Francia nel 1819 e diffusissima nel capoluogo partenopeo. Per Bialetti fu un assoluto successo, nel solo periodo fra il 1936 ed il 1940 produsse 10mila caffettiere all’anno, scoppiando di soddisfazione per ciascuna.

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La grande produzione

Con l’inizio degli anni ’40 giunse anche per l’Italia l’orrore di una nuova guerra e Bialetti, artigiano appassionato, ma ormai anche attento imprenditore, decise di imballare i macchinari per preservarli da potenziali danneggiamenti. Essi tornarono in funzione solo negli anni ’50, quando Renato, il figlio di Alfonso, di ritorno da un campo di prigionia tedesco, decise di far ripartire la produzione. Egli costruì una nuova fabbrica, capace di sfornare centinaia di migliaia di caffettiere, sulla scia paterna. Proprio al genitore il giovane dedicò, nel 1953, il celebre logo di casa Bialetti, l’omino con i baffi, ormai tanto caro ai cittadini di tutta Italia.

In seguito, nonostante la decisione di molte case produttrici di utilizzare l’acciaio invece che l’alluminio, Bialetti continuò sulla linea originale, mantenendo intatto il modello frutto della prima straordinaria intuizione.