Il mistero del Martello di London

Il fascino per i rinvenimenti archeologici ha da secoli attratto l’attenzione dell’opinione pubblica, tanto da portare alla nascita di vere e proprie leggende. La storia del Martello di London è un esempio chiaro di come un manufatto possa entrare con forza nella cultura di massa e finire al centro di complesse teorie.

L’oggetto, conosciuto con il nome della città in cui è stato rinvenuto, è un martello in ferro con il manico ligneo emerso, per la prima volta, da un grande blocco di arenaria nel 1936. Nella torrida estate di London, in Texas, i coniugi Hann rinvennero un pezzo di legno lungo le sponde del fiume Red Creek. Il manufatto venne scoperto interamente solo dieci anni dopo. Fra il 1946 ed il 1947 il figlio della coppia ruppe il blocco litico e liberò la pesante estremità in ferro. Ebbe inizio così la lunga e travagliata vicenda di cui divenne protagonista il Martello di London.

 

L’inizio della leggenda

Meno di cinquant’anni dopo l’oggetto cadde nelle mani di Carl E. Baugh, un celebre esponente del movimento creazionista, che lo acquistò dagli Hann. Egli cominciò ad affermare, sostenuto da molti seguaci, che il martello risalisse ad un arco temporale compreso fra il Cambiano ed il Carbonifero e dunque fosse stato creato fra i 500 e 300 milioni di anni fa. La teoria fu immediatamente avversata da alcune prove fattuali. Queste ultime basate sulla datazione delle rocce presenti lungo il Red Creek, non più antiche del Cretaceo e dunque di gran lunga successive. Da notare, per giunta, che l’oggetto potrebbe essere stato persino più recente e inglobato rapidamente dai sedimenti fluviali.

La tesi creazionista, tuttavia, si è fatta sempre più solida sulla base di alcune analisi svolte nei Battelle Laboratories in Ohio. I risultati avrebbero restituito una composizione tale da non poter essere ottenuta persino con una tecnologia metallurgica avanzata come quella contemporanea. Si sarebbe trattato di una lega al 96,6% di ferro, con inclusi di cloro e zolfo. Lega responsabile, secondo Baugh dell’incorruttibilità dell’oggetto. Anche queste ipotesi risultano prive di prove concrete e persino smentite, in alcuni casi da riproduzioni fotografiche, nelle quali appaiono evidenti i segni del tempo sul metallo.

Tutto, secondo la teoria creazionista, farebbe pensare ad una nascita quasi “divina” per il martello, forgiato da mistiche popolazioni antidiluviane attraverso tecniche estremamente raffinate e ormai andate perdute. La realtà, tuttavia, sembrerebbe narrare un’altra storia.

Il megalodonte, mostro dei mari

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La smentita

Negli anni ’80 del secolo scorso un team di ricercatori del National Center for Science Education ha analizzato la roccia che ospitava l’oggetto giungendo alla conclusione che essa risalisse al periodo Ordoviciano. Parte del materiale sedimentario si sarebbe liquefatto e, secondo un meccanismo analogo alla formazione delle stalattiti, solidificato intorno al martello. Esso, dunque, potrebbe essere stato incluso in un centinaio di anni o in appena pochi decenni, secondo un fenomeno comune e scientificamente spiegabile.

Nonostante le risposte della scienza la teoria creazionista ha ripreso forza grazie ad un sito web, nel quale l’autore dichiarava, alla fine degli anni ’90, l’esistenza di una datazione effettuata con il Carbonio-14. Il manico, in legno, aveva restituito un’età compresa fra gli 0 ed i 700 anni, risultato fortemente criticato e messo in dubbio, avanzando l’ipotesi di una possibile contaminazione.

Attualmente la tesi più accreditata farebbe risalire il martello a quasi due secoli fa. Secondo alcune valutazioni compiute sulla forma e sul materiale, infatti, il reperto potrebbe essere stato creato nel XIX secolo e inglobato rapidamente nei sedimenti fluviali. Ad un’attenta osservazione, poi, l’oggetto è stato assimilato ad altri, analoghi, forgiati in territorio statunitense fra XIX e XX secolo per ferrare i cavalli.

Non solo, quindi, non saremmo difronte ad un manufatto antidiluviano, ma neppure ad un deliberato falso storico. L’oggetto, probabilmente gettato o perso distrattamente da un artigiano, sarebbe semplicemente vittima di uno spiacevole quanto affascinante abbaglio.

 

 

Immagine di copertina raffigurante il Martello di London tratta da Wikipedia