Un imperatore ad Arcinazzo Romano. Storia di un uomo che riscrisse il regno

Nel lussureggiante panorama montano di Arcinazzo Romano si estende una splendida villa romana, testimone di fasti passati. La costruzione, voluta dall’imperatore Traiano, fu scelta come residenza di caccia per lo splendore della sua ricchezza faunistica.

Traiano fu una figura centrale ed emblematica per la storia del mondo antico. Nato ad Italica, o forse a Todi, nel 53 d.C. prese i natali da una ricca famiglia umbra, la Gens Ulpia. Il giovane Traiano fece ben presso ingresso nella carriera militare, divenendo generale di indubbia fama durante il regno di Domiziano. Dopo la caduta di quest’ultimo, ucciso nel settembre del 96, salì al trono un vecchio senatore, Nerva, il cui mandato fu breve e travagliato. Il princeps, ormai indebolito dall’opposizione pretoriana, decise di difendere il proprio ruolo adottando il generale più popolare fra le fila dell’esercito. Nel 97, dunque, accettò Traiano come suo erede e nel 98 morì, lasciando a lui le redini dell’impero. Fu il primo cittadino provinciale a salire al trono.

Divenne presto estremamente apprezzato dai contemporanei, tanto da acquisire l’appellativo di Optimus princeps, il migliore fra gli imperatori. Persino oggi, da molti storici, è considerato, per gesta e operato, uno dei più abili statisti della storia di Roma.

Alatri e le sue bellezze. La lunga storia del protocenobio di San Sebastiano

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Le riforme

Durante il suo governo istruì importanti riforme a favore del mondo contadino e del ripopolamento della penisola. I coloni, in cambio di mezzi per lavorare le terre, si impegnavano a versare una parte dei raccolti. Il nuovo sistema divenne noto come colonato e per il suo ottimale funzionamento era condizione necessaria che lo stato operasse un controllo capillare. Era, allo stesso tempo, essenziale che esattori delle tasse e latifondisti non lucrassero sui coloni e che questi ultimi fossero difesi dalla minaccia dei briganti.

L’imperatore, per agevolare ulteriormente il sistema agricolo, impose ai senatori di investire nel territorio peninsulare un terzo dei loro capitali. Favorì la centralità del territorio, per ovviare al tendenziale spopolamento che lo stava affliggendo. Alleggerì, inoltre, la pressione fiscale sulle province eliminando le tasse arretrate e abolendo alcuni tributi. Con lui nacquero, persino, le prime cooperative e le associazioni di mestieri, destinate a divenire in futuro vere e proprie istituzione.

Traiano fu anche filantropo. Creò l’Institutio Alimentaria, affinché fosse assicurato sostentamento a centinaia di giovani cittadini bisognosi, sacrificando parte delle sue personali finanze. L’operato figura ancora sull’Arco di Traiano a Benevento, dove alcuni rilievi narrano la distribuzione dei viveri alla popolazione. Lo stesso tema è ripetuto su alcuni rilievi conservati nel Foro Romano.

 

Acquedotto Traiano - foto tratta dal sito del Comune di Roma
Acquedotto Traiano – foto tratta dal sito del Comune di Roma

 

Molte furono le opere architettoniche propugnate dal carismatico politico. Fece, innanzitutto, estendere la linea idrica sia a Roma che in Dalmazia e Spagna e successivamente ampliare i canali della Cloaca Massima, affinché le acque piovane e reflue potessero defluire più efficacemente nel Tevere. Anche il fiume venne interessato dalle grandi opere di rinnovamento. Se ne rafforzarono gli argini al fine di evitare esondazioni. Sotto di lui nacque un maestoso edificio termale sulle vestigia della Domus Aurea di Nerone, per il diletto dei cittadini. Sulla riva destra del Tevere, invece, sorse un’area dedicata alla riproduzione di battaglie navali, le naumachie.

Fuori da Roma una delle più importanti azioni imperiali fu la bonifica dell’Agro Pontino, dove molte delle Paludi divennero terreni coltivabili.

 

La caduta

Il suo regno durò a lungo, affrontando battaglie e conquiste che mutarono l’aspetto dell’impero. La fine giunse a causa della sua abitudine di vivere a stretto contatto con i soldati, esponendosi agli stessi disagi e alle stesse difficoltà. Nel 116, infatti, si ammalò in Cilicia durante la preparazione di una nuova guerra contro la Partia. La situazione peggiorò drasticamente in primavera, quando l’imperatore fu vittima di una patologia che lo debilitò molto. Si ipotizza che possa essersi trattato di ictus o di malattia infettiva contratta poco prima in Mesopotamia. Le condizioni si aggravarono l’estate successiva, durante la quale, l’8 agosto, l’Optimus princeps morì, a Selinunte. Gli successe Adriano, probabilmente per volere dello stesso Traiano.

L’imperatore defunto venne cremato e le sue ceneri conservate in un’urna d’oro deposta alla base della Colonna Traiana, secondo una deroga che permettesse la sepoltura all’interno del perimetro cittadino. Ad oggi il vaso è andato perduto, trafugato durante le invasioni barbariche. A memoria delle grandi gesta dell’imperatore rimane l’imponente colonna che troneggia al centro della Città Eterna.