Storia e invenzione dell’aspirapolvere
Nelle case di tutto il mondo è diffuso un elettrodomestico che porta in sé una lunga storia di creazione ed evoluzione. Valido aiuto per le pulizie domestiche, l’aspirapolvere vide la luce più di cent’anno or sono.
L’invenzione dell’ingegnoso elettrodomestico risale alla seconda metà del XIX secolo, in una forma del tutto rudimentale e certamente meno efficacie dei modelli successivi. Si trattava di una sorta di battitappeto, ideato dall’americano Daniel Hess nel 1860. L’oggetto era costituito da spazzole rotanti che, sfregando, sollevavano la polvere dalla superficie sottoposta alla loro azione. Il materiale rimosso veniva depositato in un sacco rimovibile e dunque facilmente riutilizzabile.
Una vera e propria aspirapolvere ante litteram, tuttavia, venne brevettata nel 1869, appena nove anni dopo l’idea di Hess. A depositare il progetto fu Ives W. McGaffey, fondatore della American Carpet Cleaning Co., con il nome di Whirlwind, letteralmente Vortice. L’oggetto era costruito interamente in legno e tela e il meccanismo alla sua base era una semplice ventola. Il macchinario, azionabile a manovella, sfruttava la rotazione ad alta velocità per “risucchiare” polvere e sporcizia.
Pochi anni dopo, nel 1876, uscì in commercio un nuovo e più efficiente modello che, sulla base dello stesso meccanismo, univa la tecnologia del battitappeto e quella del Whirlwind. L’oggetto era composto da una scatola di legno trasportabile grazie all’applicazione di rotelle e un lungo manico dalla facile impugnatura. Si chiamava Bissel Carpet Sweeper.
Femina accabadora, l’angelo della morte della Sardegna
L’evoluzione a motore
Gli esperimenti, tuttavia, non si fermarono. Una spinta verso modelli più tecnologici giunse alla fine dell’800, quando, nel 1899, John S. Thurman depositò il brevetto di una macchina alimentata a benzina e considerata dai più la prima vera aspirapolvere a motore.
L’intuizione di Thurman non si limitò all’inserimento di un motore, ma ideò anche un sistema di raccolta della polvere differente da tutti i marchingegni precedenti. Il suo modello, infatti, non aveva funzione aspirante, ma soffiava la polvere indirizzandola in un serbatoio.
La macchina di Thurman divenne presto un curioso fenomeno di costume. Il marchingegno era talmente pesante da costringere il suo ideatore, che offriva un servizio di pulizie itinerante, a farlo trainare da cavalli. Durante le dimostrazioni molti erano i curiosi affascinati dal serbatoio trasparente, che mostrava quanto potesse essere più efficacie del solo olio di gomito. Nonostante l’evidente efficienza nel catturare polvere e sporcizia, il prodotto non era realmente utilizzabile nelle case dei cittadini, visto il suo ingombro ed il peso elevato. Il prototipo fu, tuttavia, mostrato durante una presentazione londinese destando l’attenzione dell’ingegner Hubert Cecil Booth. Egli decise di acquistare il brevetto e vi apportò migliorie tali da farlo divenire il primo modello ad utilizzare i principi dell’aspirapolvere tutt’oggi conosciuto.
Nel 1901 Booth brevettò il Puffing Billy. Si trattava di un pulitore ad aspirazione dotato di motore a combustione che l’ingegnere aveva ideato a partire da un semplicissimo esperimento empirico. Si racconta, infatti, che Booth avesse un giorno posato un fazzoletto sulla sedia di un ristorante. Dopo aver avvicinato la bocca al tessuto aveva cominciato ad aspirare aria, osservando che alcune particelle di polvere si fossero depositate sulla membrana. Comprese così di poter modificare il prototipo acquisito e creò il vacuum cleaner, termine entrato a tal punto nell’uso comune da indicare tutt’ora genericamente l’aspirapolvere. Il Puffing Billy era un oggetto assai rumoroso e ingombrante, tanto da poter essere manovrato soltanto da due persone. Ottenne, tuttavia, un buon successo, grazie soprattutto ad un evento che sancirà il successo del suo creatore.
Balbo Avenue, la strada della discordia
Booth ottenne, nel 1902, l’autorizzazione ad utilizzare il suo innovativo strumento in occasione dei preparativi per l’incoronazione di Edoardo VII. L’uomo avrebbe dovuto eliminare polvere e sozzume dalle strade di Londra. Riuscì a pulire buona parte delle vie centrali, raccogliendo oltre ventisei tonnellate di materiale di scarto. Ottenuta la risonanza desiderata Booth ricevette numerose richieste per l’efficiente aspiratore, giungendo persino a concederlo regolarmente alla Marina Militare Britannica.
I successi per l’ingegnere non terminarono. Pochi anni dopo, infatti, mise a punto il primo aspirapolvere elettrico e fondò un’azienda dedita ai servizi di pulizia domestica, chiamata Goblin.

Non restava che rendere più agevole l’utilizzo e lo spostamento dell’elettrodomestico, ormai desiderato da molti cittadini per rendere più rapide e meno faticose le pulizie domestiche. Fu Walter Griffiths a riuscire per primo nell’impresa. Egli ideò, nel 1905, un tubo flessibile dotato di mantici per detergere i tappeti, ma una vera e propria aspirapolvere elettrica portatile vide la luce due anni dopo. Nel 1907 James Murray Spangler costruì un marchingegno dotato di spazzola rotante e ventola, il tutto azionato elettricamente. La polvere, poi, veniva catturata e deposta in un sacco. Spangler riuscì a diffondere la sua scoperta soltanto grazie all’intervento di un imprenditore, William H. Hoover, che impressionato decise di finanziare la neonata impresa. Hoover divenne così il presidente della Electric Suction Sweeper fondata da Spangler, acquisendo inoltre il brevetto dell’aspiratore.
Nel tempo Spangler e Hoover continuarono a modificare e migliorare il prodotto, decidendo persino di tramutare l’azienda nella Hoover Company.
L’aspirapolvere divenne, nei decenni, da un bene di lusso a uno strumento di pulizia casalinga estremamente diffuso. Con il progresso tecnologico, poi, gli aspiratori divennero più piccoli, maneggevoli e silenziosi, adattandosi sempre più alle nuove esigenze della società.
Commenti recenti