Carlo Barberini a Trevi nel Lazio

In provincia di Frosinone, si trova un borgo dalla storia molto antica che parte addirittura dai popoli italici.  Si tratta di Trevi nel Lazio, piccolo paese ma di ricca arte, religione e architettura. La sua storia, quindi, inizia con gli Equi per poi dipanarsi nel corso dei secoli, dei quali si posso ancora intravedere le tracce. Dagli edifici, alle chiese fino al suo Santo Patrono, San Pietro l’eremita, ogni aspetto di questo borgo trasuda la sua storia che ha attraversato i secoli fino ai giorni nostri. E non è un caso che molte casate nobili siano transitate, o addirittura stanziato, in queste zone. Basti pensare alla famiglia Colonna o ancora quella dei Barberini, di cui non certo mancano le tracce nell’archivio storico comunale. Ed è proprio un membro di quest’ultima casata che donò un oggetto dall’enorme valore religioso: l’urna in cui fu conservato l’abito di San Pietro Eremita, patrono di Trevi nel Lazio.

La donazione di Carlo Barberini a Trevi nel Lazio

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San Pietro l’eremita nacque in Abruzzo nell’XI secolo. Come racconta la sua agiografia, il Santo fin da bambino dimostrò una fede profonda, tanto rifiutò un matrimonio combinato per dedicarsi al suo credo. Da quel momento, iniziò a condurre una vita all’insegna della parola cristiana che lo portò a peregrinare nelle zone limitrofe a Rocca di Botte, dov’era nato. La prima tappa “accertata” fu Subiaco.

La scelta del borgo sublacense non fu certo casuale. Nel borgo sublacense, infatti, era situato uno dei monasteri più noti, quello del Sacro Speco. Ed è qui che accaddero i primi miracoli, ancora oggi tramandati dalle sue biografie. Il Santo arriva nel paese trebano già in età adulta e già con la consapevole della sua fede che in questi anni si fece, come si può immaginare, sempre più forte. I miracoli non mancarono nemmeno a Trevi: nella sua agiografia, infatti, si racconta che, grazie alle sue preghiere, un giovane riacquisì la vista oppure quello rivolto a un altro giovane, il quale riuscì a camminare di nuovo dopo le sue preghiere. Ed è proprio qui che il Santo trovò la morte. Il 29 agosto del 1052 fu colpito da una violenta febbre che, in pochissimo tempo, lo condusse alla morte. Egli infatti perì il giorno successivo, il 30 agosto.

Carlo Barberini e Trevi nel Lazio

I fedeli trebani non hanno mai dimenticato la sua opera di di evangelizzazione e di carità cristiana non è mai stata  che, nel corso dei secoli, hanno reso omaggio, pregato e celebrato in moltissime occasioni. Dopo la canonizzazione nel 1215 da parte del vescovo di Agnani ( Giovanni IV), molti sono stati i segni di devozione. A partire da una delle prime donazioni fatte in suo onore. Nel 1534, infatti, il Cardinale Abate Commendatore ( ossia un religioso, o in alcuni casi un laico, che detiene alcuni poteri temporanei su definite zone territoriali, affidati dal Pontefice), Carlo Barberini donò a Trevi nel Lazio l’urna in cui fu costudito l’abito del Santo.

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I gesti però non si esaurirono qui. Nel 1685, costruirono l’Oratorio di San Pietro, nel punto esatto dove morì il Santo. La chiesa è a unica navata. L’aspetto umile della facciata non deve trarre in inganno perché al suo interno si nasconde un vero e proprio tesoro artistico, oltre che religioso.

La devozione per il Santo di Trevi ( così com’è chiamato) non è mai diminuita nei cuore dei trebani che ancora oggi lo celebrano nel giorno della sua morte con una solenne cerimonia in comunione con i fedeli di Rocca di Botte.

 

Per approfondire il cammino di San Pietro l’eremita: https://www.prometeomagazine.it/2021/01/20/il-cammino-di-san-pietro-eremita/