Piana degli Albanesi, un’enclave dei Balcani in Sicilia

Nel cuore del capoluogo siciliano sorge un comune dalla storia lunga e complessa. Piana degli Albanesi è una cittadina sul versante orientale del monte Pizzuta, sede della più popolosa comunità albanese in Italia.

La prima comunità

La sua fondazione risale al finire del XV secolo, a seguito dell’invasione turco-ottomana della Penisola Iberica. Gli esuli trovarono rifugio sulle coste dell’Italia Meridionale e vi fondarono numerosi centri rurali. La diaspora fu un percorso lungo e graduale, reso necessario dagli orrori della guerra, ai quali molti si unirono prima di lasciare la patria.

Gli arbëreshë giunti in Italia si insediarono in Sicilia attorno al 1485, quando esuli della Himara riuscirono a sbarcare nei pressi di Solunto. Terrorizzati dalla possibilità di essere raggiunti e attaccati dai turchi-ottomani si spinsero verso l’interno dell’isola. Dopo diversi tentativi e lunghe ricerche le popolazioni decisero di fermarsi nei territori controllati dalla mensa arcivescovile di Monreale.

Gli esuli trovarono nell’isola una calda ospitalità e fu data loro l’opportunità di scegliere un territorio in cui insediarsi definitivamente, nell’ambito dei feudi arcivescovili. La scelta, fra il 1486 ed il 1487, cadde sulle terre montane di Mercu e Aydingli, nella piana della Fusha, per la loro fertilità, vicinanza ai principali centri nevralgici della zona e semplicità difensiva. L’anno successivo giunse la concessione ufficiale e la comunità albanese si mise subito all’opera per la costruzione del suo più grande centro sull’isola.

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La crescita

Il primo agglomerato urbano sorse alle falde del monte Pizzuta, ma il clima eccessivamente rigido costrinse i cittadini a spostarsi, occupando l’attuale sede sul crinale di una collinetta, a dominio di una larga zona pianeggiante.
Alla prima piccola comunità fondatrice si unirono, a partire dal 1532, altri gruppi, proveniente da Tessaglia e Peloponneso, contribuendo alla nascita di un assetto amministrativo più complesso, ma anche ad un rafforzamento delle strutture culturali e religiose.

Per molto tempo (fino al 1819) la comunità, ormai vasta, decise di non aprirsi verso l’esterno. Si decise, infatti, di ostacolare l’accesso, salvo per alcuni giorni, a tutti i non appartenenti alla comunità albanese, al fine di conservare le proprie tradizioni religiose, linguistiche e culturali.

Rivoluzioni politiche e culturali

Fra XIX e XX secolo la Piana fu sconvolta da una vera e propria rivoluzione culturale, propugnata soprattutto dai principi cardine di Romanticismo e Risorgimento. Molti furono gli autori che dimostrarono interesse verso la storia, la lingua e le tradizioni arbëreshë. Il periodo fu, però, crogiolo anche di moti politici e sociali. Piana degli Albanesi fu, infatti, fondamentale nel processo che condusse all’unità d’Italia. Furono qui ospitati persino i garibaldini, ai quali venne offerto, oltre ad un rifugio sicuro, anche sostegno logistico e rifornimenti. Molti albanesi parteciparono ai moti antiborbonici, prendendo persino parte alla Rivolta della Gancia e all’Insurrezione di Palermo.

Quello italiano non fu l’unico Risorgimento al quale la comunità di Piana degli Albanesi decise di donare il proprio appoggio. La popolazione fu decisiva anche nel contesto della Rilindja kombëtare shqiptare (Risorgimento albanese), sin dal 1878. L’obiettivo della definitiva liberazione dal controllo turco-ottomano fu perseguito non solo attraverso attività giornalistica e letteraria, ma anche con la volontà di partecipazione armata alla causa. I volenterosi civili, pronti alla battaglia, vennero tuttavia fermati dalle autorità civili italiane.

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Il ‘900

I primi decenni del ‘900 furono per questa città complessi e ricchi di avvenimenti, che condussero ad alcuni radicali cambiamenti. Nel 1937, con la bolla Apostolica Sedes, papa Pio XI istituì l’Eparchia di Piana degli Albanesi, dedicata ai fedeli italo-albanesi di rito bizantino-greco. L’Eparchia fu poi riconosciuta anche dallo Stato due anni dopo, nel 1939. Nel 1941 giunse, invece, la modifica del toponimo. Il nome Piana dei Greci, discusso per decenni, venne accantonato in favore dell’attuale Piana degli Albanesi.

Nel secondo dopoguerra anche questo piccolo centro fu interessato dal boom edilizio, che non ne sconvolse il centro storico. Contribuì, tuttavia, ad un sostanziale incremento dei complessi abitativi e lo stravolgimento della fisionomia stradale, comportando persino la distruzione di numerose pavimentazioni storiche.

La tenacia e l’integrità culturale di questa fiera comunità hanno permesso, nel tempo e attraverso i grandi terremoti della storia, di mantenere inalterata l’originaria identità etnica e culturale. La città è, infatti, da secoli annoverata fra i maggiori centri attivi e più influenti degli italo-albanesi, propugnando anche molteplici attività di conoscenza e conservazione della lingua madre.

 

 

Immagine di copertina tratta da Di Demetrio46 – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15491971