I giochi da Tavolo nell’Antica Roma
Quanti di Voi, visitando un sito archeologico e vedendo scolpite sulle pietre millenarie caselle e quadrati come fossero tavole da gioco, si sono posti la domanda: “A cosa giocavano gli antichi romani?”
La domanda potrebbe essere banale o semplicistica ma approfondendo l’argomento si scopre un mondo fantastico pieno di aneddoti, pensieri filosofici e tanti reperti sparsi per i musei di tutto il Mondo.
Il nostro viaggio nei giochi dell’Evo Antico subisce però subito una prima criticità; non esiste alcun documento, stele, pergamene o rotoli di papiro che ci spieghino come potessero funzionare i giochi antichi. Perché? Non lo sapremo mai. L’unica spiegazione che ci siamo dati è che il gioco fosse talmente importante e diffuso in ogni strato del tessuto sociale romano che tutti ne conoscessero le regole e che quindi mettere per iscritto un “regolamento” sarebbe stata una perdita di tempo. Nessuno al mondo potrà mai dire con certezza di conoscere le vere ed esatte regole dei giochi che nell’Impero Romano si giocavano nelle caupone o sui sagrati delle basiliche.
E allora non possiamo riprodurre una partita ai Latrunculi, piuttosto che al Duodecim Scripta, La Rota o al Ludus Calculorum? Certo che possiamo, dobbiamo solamente provare, sbagliare e riprovare ancora fino a che le regole “semplici” possano, come si dice in gergo, bilanciare il gioco.
Le riproduzioni
Noi abbiamo provato, realizzando anche delle copie di tabulae lusorie in legno, anche in questo caso però non esistono misure standard come possiamo avere oggi noi per una scacchiera in cui giocare dama o scacchi; questo perché nei vari musei insieme ai reperti di dadi e pedine vi sono tabulae lusorie di dimensioni diverse, che si possono apprezzare nei musei archeologici di Aosta, di Classe(Ravenna), di Bologna ed in altri in Italia e all’estero, dove emblematica è il tavoliere gigante per giocare al Duodecim Scripta conserevato nel museo di Efeso, in Turchia (https://it.wikipedia.org/
E allora ci sorge una possibile certezza, anzi due: non è importante con quanti pezzi si può giocare, prima vediamo la superficie di cui disponiamo, in quale luogo ci troviamo e seconda cosa e forse potrebbe essere la più importante è che in un Impero così vasto, che va dall’Inghilterra all’Arabia è molto probabile che lo stesso gioco a Pergamo avesse regole diverse rispetto a quanti lo giocavano a Lugdunum (Lione) o Leptis Magna.
I giochi per la società
L’importanza del gioco da tavolo nell’antichità è confutato non solo dai numerosi reperti custoditi nei musei (e non solo di epoca romana, ma anche egizia, mesopotamica e greca) ma anche dai grandi autori latini come Ovidio, Varrone, Marziale per finire a Seneca che nel suo trattato “De Tranquillitate Animi” racconta come il famoso storico Giulio Cano fu incarcerato ingiustamente dall’Imperatore Caligola e condannato a morte.
E come occupare il breve tempo rimasto se non giocare, nella fattispecie ai latrunculi? Seneca ci racconta l’ultima partita dello storico che proprio mentre stava per vincere con un’abile strategia fu interrotto dal centurione che andò a prelevarlo nella cella. Giulio Cano non protestò ed anzi fece promettere al suo avversario di essere onesto e non mentire sull’esito della partita, di fatto assegnando al centurione il ruolo di arbitro o garante di questa partita. La morale di questo aneddoto è chiara: “Non è importante che io muoia, l’importante è che si sappia che io ho vinto la partita ai latrunculi!”
Le “nostre” regole dei giochi
Come abbiamo detto i giochi ci sono arrivati privi di regolamento ed abbiamo fatto dei test per bilanciarli, per capire come funzionassero in modo da giocare e portare le nostre impressioni ed intuizioni in giro per l’Italia. Eccoli nello specifico, le nostre regole dei giochi più importanti:
I Latrunculi
Detto Ludus Latrunculorum è di fatto una sfida uno contro uno, dove ogni giocatore ha un esercito composto da un certo numero di pedine soldato, che variano dall’ampiezza della nostra tavola da gioco ed un comandante da schierare in una casella qualsiasi davanti ai soldati. Lo scopo del gioco è catturare tutti i soldati dell’avversario o il comandante. I soldati, detti bellatores, muovono di una casella avanti o indietro, sinistra o destra, un solo movimento per turno. I comandante invece muove sempre di una casella ma in tutte le direzioni.
Per catturare una pedina avversaria bisognerà circondarla su due lati, orizzontale o verticale, non in diagonale, mentre per catturare il comandante occorrerà circondarlo su quattro lati.

Duodecim Scripta
Il gioco delle dodici linee, quello che per molti è il vero antenato del backgammon è un gioco in cui due giocatori si sfidano a colpi di dadi e pedine; nella fattispecie si usano 6 pedine per ogni giocatori e 2 dadi che in circostanze particolari possono anche essere dodici pedine e tre dadi da lanciare. Le pedine sono all’esterno della tabula lusoria e lo scopo del gioco è fare correre le pedine lungo il tabellone e farle uscire prima del proprio avversario.
Si lanciano due dadi e si decide se assegnare ad un unica pedina il totale dei due dadi o assegnare i due punteggi a due pedine differenti, siano esse in gioco o fuori dal tabellone. In una partita da super esperti abbiamo provato anche ad assegnare il valore dei dadi suddiviso per tutte le pedine disponibili, con molto divertimento devo dire. Durante il tragitto delle pedine però ci possono essere degli intrecci o delle sovrapposizioni di pedine ed alcune di queste azioni potrebbero non essere piacevoli, ad esempio quando una pedina del giocatore “A” entra nello spazio della pedina del giocatore “B” rimbalzandolo letteralmente fuori dal tabellone e costringendolo a ricominciare il giro per quella pedina.

Il Filetto e la Rota
Fare tris con le pedine è uno dei giochi che ancora oggi va per la maggiore, così come lo era all’epoca. Ne conosciamo di 3 tipi diversi, due dei quali molto simili al moderno Filetto. Gli antichi lo chiamavano il Duplum Molendinum e poteva essere a tre o quattro pedine da mettere in fila, partendo da una base di nove pedine ciascuno e collocandone una per volta, ogni volta che si faceva un tris si eliminava una pedina dell’avversario, fino a che egli non rimane con solamente due pedine. Una volta piazzate tutte le pedine sulla tabula lusoria, le stesse pedine si muovono lungo le linee e senza saltare da un capo all’altro, a meno che un giocatore rimanga con solamente 3 pedine a disposizione.
La Rota invece è ancora più semplice perché di pedine ogni giocatore ne ha solamente 3 e la nostra tabula è a forma circolare, proprio come fosse una ruota od una torta divisa in otto spicchi. In questo caso il tris si potrà fare lungo la circonferenza della ruota o lungo il suo diametro. Anche in questo caso se una volta piazzate le pedine non si fa un tris, le stesse si possono muovere da punto a punto, mai saltando una pedina.

In conclusione il gioco da tavolo accompagna l’uomo quasi dalla sua comparsa sulla Terra, del resto il famoso filosofo greco Platone diceva ben 2500 anni fa che “Si può imparare di più di un uomo, in un’ora di gioco che in un anno di conversazione” e la cosa sorprendente è che Platone aveva ragione, perché quella sua affermazione è veritiera ancora oggi, forse più di ieri.
Eros Simoni
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