Le orecchie d’asino del Pantheon, il fallimento del Bernini

Se pensiamo a Gian Lorenzo Bernini, ci sovverrà subito la sua grande genialità; egli, infatti, è stato architetto, scultore, pittore e molto altro. E non potremo mai immaginare che anche lui commise uno sbaglio in uno dei più famosi monumenti di Roma: al Pantheon.

Il Pantheon oggi. Foto di NikonZ7II. Wikipedia.

Il Pantheon è un edificio risalente alla Roma antica, situato nel quartiere storico di Pigna. Gli antichi romani lo costruirono come un tempio dedicato a tutte le divinità; fondato nel 27 a. C da Agrippa, ha mantenuto sempre un ruolo centrale nella storia di Roma, da quella più antica a quella più recente. Ed è proprio in questo monumento che si annovera, forse, l’unico sbaglio del noto scultore.

Autoritratto di Bernini. WIkipedia.

Il rapporto del Bernini con il noto monumento inizia quando gli commissionarono, proprio nelle sue vicinanze, l’Obelisco di Minerva, dove un elefante posto alla base sorregge, appunto, l’obelisco che commemorare le virtù della forza e della sapienza. Le prime opere al suo interno, però, gli furono commissionate da Papa Urbano VII, il quale intendeva dare una nuova estetica interiore ed esteriore all’edificio ed è qui che propose diverse opere, tra qui le note “Orecchie d’asino”.

Con questa curiosa espressione, s’intende due campanili posti ai lati opposti della facciata. Si tratta di due “torrette” che incorniciavano l’edificio. Le progettò e realizzò nel corso del Seicento, ma nel 1883 furono eliminate perché i Romani non le gradivano. In realtà, il poco apprezzamento iniziò fin da subito come si evince da alcune cronache dell’epoca. E così, dopo molti anni, il Vaticano decise di eliminarle. Ed è solo grazie alcuni dipinti dell’epoca che ne abbiamo conoscenza; infatti in molti di essi fino all’anno della distruzione sono raffigurati.

 

 

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