Vita, morte e misteri del terribile bandito Giuliano
Il brigantaggio è stato un fenomeno italiano che ha coinvolto la parte centro-sud del paese; nato negli anni dell’Unità d’Italia è durato fino al secondo dopo guerra. Erano bande armate che rapivano e, in generale, commettevano atti illeciti. Tra i noti “banditi” c’è stato sicuramente il brigante Giuliano.
Vita, morte e misteri del terribile bandito Giuliano
Nato nel novembre del 1922 a Montelepre ( Sicilia) è rimbalzato sulle cronache locali e nazionali per aver commesso numerosi reati. I genitori, Salvatore Giuliano e Maria Lombardo, erano contadini in provincia di Palermo e quindi le condizioni della famiglia erano di umili origini. Il padre emigrò varie volte negli Stati Uniti in cerca di fortuna; tornò quando poté permettersi di acquistare alcuni terreni e nei quali lavorò anche Salvatore. In realtà, avrebbe preferito studiare, tanto da continuare come privatista gli studi; egli infatti, finito il lavoro, andava dal prete per studiare. I genitori, però, lo obbligarono a lasciare la scuola per aiutarli nei campi, appena acquistati dal padre. E fino alla prima adolescenza, la vita del futuro bandito Giuliano scorse tranquilla quando, però, durante l’occupazione degli Alleati fu fermato a un controllo per dei sacchi sospetti; Giuliano, infatti, stava cercando di nascondere del frumento, acquistato al mercato nero. Quando gli chiesero la provenienza, egli cercò di scappare e nella fuga sparò ai due carabinieri, uccidendo uno sul colpo e l’altro ferendolo gravemente. Si nascose poi nel bosco, dandosi alla latitanza.

E fu proprio in questi anni che creò il primo nucleo della sua banda; nel gennaio del 1944, fece evadere numerosi parenti incarcerati e li riunì nel suo braccio armato. Iniziarono a rapinare e sequestrare ricchi commercianti e agricoltori per poi chiedere il riscatto. Da lì a breve, entrò in contatto con i boss mafiosi di Montelepre, i quali si servivano di lui per portare avanti i loro traffici; dall’altra parte, Giuliano gli sfruttò per riciclare il denaro dei rapimenti. La collusione divenne, quindi, ben presto totale, tanto che lo invitarono a numerose riunioni mafiose, alle quali partecipavano tutti i bossi della zona.
L’EVIS
Entrò poi nell’EVIS, ossia una sorta di esercito paramilitare che aveva come scopo l’indipendenza della Sicilia, non tanto per una credenza nella causa, ma perché gli potevano fornire armi e soldi. Se da una parte l’EVIS gli donò quello che maggiormente gli serviva. Dall’altra parte, l’EVIS gli affidò numerosi atti di rivolta e guerriglia contro le autorità. Compì infatti assalti a varie caserme, tanto da occuparne anche gli spazi e, ovviamente, uccidendo molte forze dell’ordine. Per cercare di arginare questo fenomeno, il governo creò l’Ispettorato generale di Polizia che comprendeva 1.123 persone, tra Carabinieri e il Corpo della pubblica sicurezza. Il nuovo nucleo operativo però non funzionò molto, tanto che la banda di Giuliano attaccò la sede di radio Palermo. E ancora, nel maggio del 1947 sparò su una folla di contadini che si erano riuniti in occasione della Festa dei lavoratori, a Portella di Ginestrella, uccidendo la maggior parte di loro e delle loro famiglie. O ancora, nel 1949 quando la sua banda uccise sette carabinieri a Bellolampo, sempre in Sicilia.

Divenuto però un personaggio scomodo, lo ritrovarono morto durante gli anni Cinquanta. I dubbi sulla sua morte sono ancora molti. Alcuni sostengono che sia stato ucciso durante un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine. Altri, invece, che quello morto fosse un suo sosia e che il vero Giuliano fosse stato fatto scappare all’estero.
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