Il tragico assedio di Famagosta

La città di Famagosta si trova a Cipro, sulla sua costa orientale e, nel corso della Storia, ha avuto delle vicende molto travagliate, fatte di conquiste, vittorie e sconfitte. Essendo quindi stata sotto l’impero Ottomano, si trovò contesa tra Turchi e Veneziani nei vari scontri per la supremazia delle vie commerciali. In particolare, fu l’assedio del 1570, ancora oggi ricordato e approfondito nei libri di Storia.
Ebbe luogo il 22 agosto di quell’anno da parte della flotta ottomana, tra le più potenti dell’epoca; a capo c’era Lala Kara Mustafa Pascià. Quest’ assedio però va inserito in un’ottica più ampia: l’impero ottomano, infatti, dopo l’attacco all’Arsenale veneziano occupò Cipro. L’isola, infatti, aveva una posizione strategica per le vie commerciali nel Mediterrano. L’invasione costava di circa centomila soldati turchi che si diressero Nicosia, oggi capitale. All’epoca Nicosia non era pronta per difendersi, mancava di armi, soldati e cibarie per resistere a lungo e, quindi, i turchi la conquistarono facilmente, tanto da uccidere almeno cinquecento persone e mandare altrettanti giovani come schiavi a Istanbul.
Il tragico assedio di Famagosta
Nel frattempo dell’invasione di Nicosia, il governatore veneziano di Famagosta, Marcantonio Bragadin, aveva rafforzato la città, mettendo da parte scorte di cibarie e facendo scorta di armi e polvere da sparo. In particolare erano straordinarie le fortificazioni, considerato il periodo storico. Esse, infatti, erano opera del celebre architetto, Sammicheli e avevano una cinta muraria rettangolare con possenti baluardi di difesi, i quali erano affiancati da diversi torrioni che servivano invece per vedetta. Inoltre alle spalle della cinta, aveva costruito alcuni forti (chiamati cavalieri) per una maggior difesa.

Quando i turchi arrivarono, dunque, qui rimasero spiazzati, ma questo non li fece indietreggiare, anzi, al contrario, mandarono la testa del governato di Nicosia a Bragadin come monito. Dal canto del governatore veneziano, questo non sortì nessun effetto. Ordinò di prepararsi alla difesa della città, convinto che Venezia sarebbe arrivata in suo aiuto. L’assedio durò un anno e quel tanto sperato aiuto non arrivò. Dalla parte dei turchi, che nel frattempo non avevano ottenuto alcun risultato, decisero di bloccare le vie di terra e di mare, così che Famagosta non avesse più rifornimenti di alcun genere.
La resa di Famagosta
Fu solo nel 1571 che Venezia mandò gli aiuti tanto desiderati, i quali distrussero parte della flotta turca. I rinforzi veneziani inoltre permisero di ricevere 1600 soldati in più e scorte di cibo che permisero a Famagosta di riprendersi almeno in parte. La risposta del sultano ottomano non si fece attendere. Inviò altre duecento navi in aiuto alla sua flotta con annessi altri soldati, di cui però alcuni erano destinati a scavare dei tunnel sotto le mura delle città per farle esplodere. Inoltre, mandò anche alcuni cannoni e altre armi; i primi soprattutto iniziarono a fare breccia nella cinta di Famagosta.

Da qui, iniziarono una serie di assalti che i cittadini di Famagosta respinsero sempre. Bragadin però, dopo questi assalti, capì che le forze della città erano finite e così si dovette arrendere. L’1 agosto del 1571 i turchi conquistarono ufficialmente la città; il comandante turco assicurò la libertà per i cittadini di Famagosta, i quali potevano restare, rispettando però le leggi turche o andarsene. Per i comandanti però non fu lo stesso. Incarcerarono Bradagin fu incarcerato e lo costrinsero a guardare i suoi morire. Al governatore veneziano tagliarono le orecchie e il naso, morirà il 17 agosto, dopo essere stato scorticato vivo.
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