L’avventurosa vita di Francesco Baracca, asso dei cieli

Nell’aviazione italiana tra i nomi più ricordati c’è sicuramente quello di Francesco Baracca. Egli è considerato ancora oggi come uno dei più geniali piloti.

L’avventurosa vita di Francesco Baracca, asso dei cieli

Nato nel maggio del 1888 a Lugo (  Emilia Romagna) da Enrico, uomo d’affari, e Paolina de Biancoli di nobili origini, dimostrò fin da bambino un’attitudine naturale allo studio. Dopo aver frequentato le scuole nella sua città natale, si trasferì a Firenze ed è qui che scelse la carriera militare. Si spostò così a Modena, dove lo ammisero nel 1907 alla scuola militare. Conclusi gli studi, egli ebbe il grado di sottotenente dell’arma di cavalleria del Regio Esercito, specializzandosi presso la Scuola di cavalleria di Pinerolo.

Baracca con alcuni compagni dell’esercito. Wikipedia.

Due anni dopo, lo assegnarono così al 2ᵒ reggimento di cavalleria Piemonte reale presso Roma, dove dimostrò la sua passione per l’equitazione, vincendo vari concorsi ippici. Insieme alla cavalleria, aveva anche un’altra grande passione: l’aviazione, tanto che dal 1912 passò all’aeroporto di Roma che all’epoca era militare per diventare pilota. E nello stesso anno, il 9 luglio, riuscì a ottenere il brevetto da pilota; fin da subito dimostrò notevoli capacità di volo acrobatico che lo misero in luce rispetto a tutti gli altri ufficiali.

La Grande Guerra

La Grande Guerra però si stava avvicinando e così alla sua vigilia lo inviarono a Parigi per formarlo sul volo dei caccia Nieuport 10. Rientrò in Italia solo nel 1915, entrando subito in azione, tanto che abbatté il suo primo aereo nemico. Non si ha ancora la certezza di quale tipo di veicolo fosse: secondo alcuni storici, si trattava di un ricognitore Hansa-Bradenburgi austroungarico. Secondo altri, invece, era un biposto Avatik. Non è importante alla fine quale tipo di aereo fosse, perché per la sua abilità e coraggio, lo decorarono con la medaglia d’argento al valor militare; un riconoscimento importantissimo, non solo per la sua persona perché era tra i più giovani ad averlo ricevuto, ma anche l’aviazione italiana che poteva vantare di aver formato un soldato così.

Il suo brevetto da pilota. Wikipedia.

Sempre nel corso della Prima Guerra Mondiale, ricevette altre due medaglie d’argento per il suo coraggio in battaglia, di cui una fu convertita in oro. Ed è proprio per tutto ciò che nel 1916 lo promossero al grado di capitano. Durante tutti gli anni della guerra, Baracca riuscì ad abbattere gli aerei nemici per un numero considerevole di volte; in totale infatti furono trentaquattro. Questo dato segnò un traguardo importantissimo in primis per l’aviatore emiliano e poi anche l’aviazione; nessuno infatti era mai riuscito a raggiungere questo traguardo.

E proprio poco dopo aver raggiunto questo combattimento, Baracca morì in volo il 19 giugno del 1918. La dinamica ancora oggi rimane abbastanza oscura e della quale ne esistono diverse versioni. Tra le più accreditate c’è sicuramente quella che lo avessero abbattuto in volo durante un’azione di ricognizione. I due piloti che lo abbatterono, affermarono poi di averlo visto cadere. Il governo italiano non accettò mai questa versione per motivi propagandistici. L’esito della guerra era ancora in dubbio e la “sconfitta” del campione di volo avrebbe sicuramente danneggiato il morale dell’esercito.

I dubbi sulla morte

L’altra tesi, che però lascia ancora qualche dubbio, che un volta colpito l’aereo, Baracca sarebbe stato fatto prigioniero dagli austroungarici e poi si sarebbe tolto la vita. A sostegno ci sarebbe stata un ferita sulla testa che poteva combaciare con un colpo di fucile. Questa tesi non è mai stata confermata. Sarebbe però interessante chiarire come il mitico aviatore italiano abbia perso la vita così da avere un quadro più chiaro della sua vita. Egli, infatti, è stato un protagonista di quel tragico momento storico e approfondire le cause della sua morte, porterebbe anche una maggior consapevolezza dell’Aviazione italiana durante gli anni della Grande Guerra.

Lo stemma dell’aereo di Baracca. Wikipedia.

Nonostante queste incertezze, si tratta di un personaggio storico importante. Basti pensare che il suo simbolo in volo era il cavallino rampante, la cui origine rimane dubbia. Molti sostengono che era usanza degli “assi” dell’ aviazione prendere il simbolo dei nemici e nel caso di Baracca fu quello di Stoccarda che poi per rispetto l’aviatore fece dipingere di rosso. La madre di Baracca comunque, dopo qualche anno la morte del figlio, lo regalò a Enzo Ferrari, il quale lo assunse come logo della nota azienda automobilistica.