L’attualità dei versi danteschi: sostantivi ed espressioni

Non è nuova l’attualità dei versi danteschi; dall’altra parte La Commedia sembra ancora raccontarci il nostro presente, come se Dante, il Sommo Poeta, fosse qui a interpretare i nostri tempi. La sua grandezza però non si esaurisce qui, infatti sono molte le parole, che oggi sono nel nostro vocabolario, ma che furono inventate dal poeta fiorentino. D’altronde è considerato il padre della nostra lingua, è colui dunque che ha saputo donare quell’immensità di cui solo l’italiano è capace: dall’aggettivo “fertile”, ad esempio.  Dante lo introdusse questo latinismo nel volgare: “Fertile” infatti deriva da “ferre”, ossia portare o condurre. Lo usa per la prima volta nel canto X del Paradiso, dove incontra San Francesco. O ancora “mesto”, il Sommo Poeta lo usa svariate volte nell’Inferno dantesco. Anche in questo caso deriva dalla lingua latina ed è il participio passato di “maerere”, ovvero “maestus”. Il significato originale è quello attuale: “essere addolorati”.

Ritratto di Dante. Wikipedia.

Sono molti i vocaboli che furono introdotti Da Dante la prima volta: non erano solo sostantivi e aggettivi, ma anche espressioni, come “far tremare le vene e i polsi”, sfruttata nel I canto dell’Inferno. Dante si riferisce al terrore che gli provoca la lupa, una delle tre fiere. Quest’espressione è entrata poi nel linguaggio narrativo, tanto da essere sfruttata in numerosi romanzi.

È inutile riaffermare l’immensità di Dante. È bene e, soprattutto, necessario soffermarsi a pensare come La Divina Commedia abbia influenzato la nostra letteratura in modo indelebile.

Condividi