La feroce tribù degli Aghori

L’India è un continente affasciante, nel quale è possibile scoprire migliaia di sfumature umane e venire in contatto con tantissime realtà lontane da noi. Alcune di queste sono antropologicamente interessanti poiché ci mostrano anche aspetti non noti di religioni molto diffuse. Tra queste, sicuramente, interessante è la Tribù degli Aghori.

Questa tribù rappresenta la parte più estrema delle sette di Sādhu, ossia degli asceti induisti. L’ascetismo è quella pratica che contempla la contemplazione, l’abnegazione e l’esercizio delle virtù per distaccarsi quasi completamente dalla vita materiale. Questa particolare setta ebbe origine nella città di Vararsi, già città sacra agli induisti, nella quale fu sepolto il primo guru appartenente a questa setta che secondo la tradizione religiosa avrebbe vissuto per più di 170 anni.

Le loro credenze religiose s’inquadrano dunque nei concetti generali dell’ascetismo; quello che, però, desta maggior stupore sono i loro riti macabri che praticano regolarmente, tanto che soprattutto gli abitanti delle campagne li temono perché credono che possano mandare malefici e che posseggano diversi poteri magici. Inoltre, gli Aghori patricano diffusamente l’urofagia  (consumo di urina)  e la coprofagia ( consumo di feci); quest’usanze s’inseriscono all’interno delle loro credenze.

Sebbene questo ci possa far sorgere qualche dubbio e qualche smorfia di disgusto, non è si fermano qui; infatti, uno dei riti più ricorrenti è quello dello Shava Samskara, nel  quale usano come altare un cadavere. Questa scelta ha un obiettivo preciso, ossia quello di riuscire a catturare l’energia vitale e i poteri che l’individuo ha raccolto durante la vita. E proprio in virtù di questo, si cospargano il corpo di ceneri, in modo da rafforzare il rito dello Shava.