Il prezzo dell’arroganza: il mito di Niobe

I miti greci hanno sempre qualcosa da raccontarci e, soprattutto, da insegnarci. Ogni volta, che abbiamo il piacere di leggerli, ci accorgiamo quanto sia attuali nelle tematiche perché in fondo essi raccontano i difetti o i pregi insiti nell’uomo. La loro profondità, nonostante che per ognuno ne esistano diverse versioni, è ancora oggi sorprendente. Mai, come in quelle parole ci possiamo, a torto o a ragione, riconoscere.

Oggi, vi voglio raccontare il mito di Niobe.

Niobe era figlia di Tantalo, Re di Lidia. Sposa Anfione, figlio di Zeus, è ricordato come un uomo dall’animo gentile e onesto. La loro unione generò sette figli e sette figlie, le cosiddette Niobidi. Il carattere di Niobe assomigliava molto a quello del padre, ossia presuntuoso e arrogante; la figlia, così, iniziò a vantarsi della bellezza e intelligenza della propria prole. Capitò, però, che, un giorno, la donna si vantasse anche con Leto, madre di Apollo e Artemide.

La  Titanide non accettò lo scherno di Niobe e si lamentò con i divini figli, i quali, per vendicare l’onore della madre che era stato oltraggiato, uccisero i suoi figli. Solo una delle figlie riuscì a fuggire al massacro di Apollo e Artemide, ma il suo spavento fu tale che rimase tutta la vita di un pallore mortale, bianco come quasi in punto di morte. Quando Niobe sentì le urla della figlie, uscì immediatamente dal palazzo e, vedendo i corpi martoriate, non riuscì ad avere reazione, rimase come pietrificata. Solo a questo punto, Zeus ebbe pietà e la tramutò in una roccia dalla quale sgorgavano piccole gocce d’acqua simili a lacrime.