La ferrovia Mandela-Subiaco che racconta un’Italia passata
I luoghi abbandonati suscitano sempre un grande fascino, tanto che negli ultimi anni è nato una tipologia di turismo che si dedica a scoprirli. Possono essere ex ospedali psichiatrici, ville, o borghi abbandonati; in alcuni casi, però, sono le vie di comunicazione l’oggetto di curiosità della curiosità: strade in disuso, via di campagna o vecchie ferrovie. Sono molte in Italia quelle abbandonate, come quella di Mandela- Subiaco.
La ferrovia di Mandela-Subiaco
La ferrovia di Mandela-Subiaco è una ferrovia privata a scartamento ordinario della regione Lazio; con scartamento s’intende, almeno in tempi recenti, la distanza che c’è nella parte interna tra i binari delle due rotaie. Quella di Mandela-Subiaco fu inaugurata il 19 marzo del 1901. Collegava, per una distanza di circa ventidue chilometri, Subiaco e i centri limitrofi con la ferrovia principale di Roma-Sulmona-Pescara.
La comparsa della “strada ferrata”, com’era chiamata nell’Ottocento dai grandi intellettuali come Carducci, rivoluzionò la vita di ogni italiano che conobbe la felicità di spostarsi in tempi, sicuramente, più brevi gli spostamenti. L’idea di realizzare quella di Subiaco- Mandela nacque insieme al progetto di arricchire il borgo laziale di nuovi servizi, visto la sua crescente domanda turistica e fama nel resto della penisola.

Già nel 1885, infatti, dal Comune di Roma era stato proposto un collegamento con Subiaco, ma sarà solo tredici anni dopo il progetto prese avvio realmente. Affidarono l’incarico alla ditta Alarico Patti, la quale riuscì a ottenere la concessione per la sua costruzione dalla famiglia Baccelli.
Nell’intenzione dell’azienda Patti era presente anche l’elettrificazione del tratto. Tale progetto, dunque, era molto innovativo per l’epoca; essi avrebbero potuto fornire l’elettricità, sfruttando le acque del fiume Aniene, tra i maggiori della zona. Nonostante le intenzioni fossero innovative, in realtà non ebbe seguito e non lo iniziarono mai. Nonostante questo, i lavori per la costruzione iniziarono nel 1899 e già nel 1900 la prima locomotiva a vapore riuscì’ a viaggiare per un breve tratto. L’anno successivo, poi, mettendola alla prova, viaggio per i 22 chilometri previsti.
L’inaugurazione e la grande fortuna
L’inaugurazione, come scritto, avvenne a metà marzo del 1901. Per l’occasione il Comune di Subiaco organizzò importanti festeggiamenti cui parteciparono le autorità del Comune di Roma e moltissimi cittadini del borgo laziale. La tratta prevedeva altre stazioni, oltre quella di Subiaco e di Mandela che era quella finale, come di Anticoli, Roviano Marano Agosta, Rocca Canterano e Cervara.
Il primo treno a viaggiare era composta da quattro vetture di terza classe, tre di seconda e cinque di prima e seconda classe; non deve sorprendere che quelle di terza fossero di più, visto che i cittadini considerati di prima classe erano sicuramente in minoranza rispetto al resto della popolazione.
Fin da primissimi anni dalla sua inaugurazione, la linea ebbe una grande fortuna; infatti, erano molti i turisti che la sfruttarono per raggiungere Subiaco, com’erano molti gli abitanti sublacensi che la usarono per andare a Roma. Talmente erano i numerosi i passeggeri che pensarono di ampliare la linea con una diramazione verso Olevano Romano e Segni, ma, purtroppo, dopo la Prima Guerra Mondiale, la fortuna della tratta andò lentamente a scemare fino a che i passeggeri si azzerarono.
La crisi e l’abbandono
I motivi per la crisi furono molteplici; innanzitutto la mancanza di un collegamento diretto con Roma e quello con i centri vicini a Subiaco. Entrambi le motivazioni recavano una maggiorazione del viaggio, poiché chi proveniva dai paesi vicini il paese sublacense doveva comunque trovare il modo di arrivare a Subiaco e lo stesso valeva al momento dell’arrivo nella stazione finale.
Una volta arrivati, infatti, era necessario prendere un altro mezzo per raggiungere Roma. Per di più il progetto dell’elettrificazione non fu mai portato a termine. Questo comportò notevoli svantaggi quando, invece, fu inserita nelle altre ferrovie, come quella a Sulmona.
La sua storia s’interrompe il 10 dicembre del 1933 quando un gruppo di operai fu mandato a smantellare la linea. A oggi restano solo pochi tratti visibili dell’antica linea novecentesca. I luoghi abbandonati raccontano un’altra Italia, un’Italia che forse non c’è più ma che merita di essere ricordata.