La Fiera di Grottaferrata: una storia lunga quattrocento anni
Si è conclusa ieri, 10 aprile, la nota fiera nazionale di Grottaferrata nei dintorni dei Castelli Romani. Si tratta di una fiera antichissima che affonda le sue radici nel Medioevo ed è, tra l’altro, molto longeva; infatti, sono più di quattrocento anni che è svolta.

Come altri tipi di fiera, nasce in età medievale, quando la concomitanza alle feste religiose attirava un gran numero di fedeli, facendo giungere, insieme a essi, anche i mercanti di viveri poiché si presentava la necessità di sfamare i pellegrini e i fedeli. Da una parte, dunque, rendevano un servizio alla comunità religiosa, dall’altra era un’imperdibile e indubitabile occasione di guadagno.
Gli esordi della Fiera
Gli esordi di questa fiera li dobbiamo al monaco San Nilo da Rossano, il quale nel 1004 fondò l’Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata presso il XII miglio della Via Agnanina (coincidente in parte con quella romana della via Latina). L’abbazia fu consacrata nel 1024, dopo la morte di San Nilo da Rossano. Assunse molto presto una diffusa notorietà: divenne luogo di ritiro per alcuni Papi, come Benedetto IX che, dopo essersi rinchiuso nell’Abbazia per ravvedersi dei suoi peccati giovanili, vi morì nel 1065.
Inoltre, tale notorietà spinse molti fedeli a recarsi lì in pellegrinaggio, soprattutto in due giorni particolari: il 25 marzo e l’8 settembre (rispettivamente l’Annunciazione del Signore e in occasione della ricorrenza della Natività della beata Vergine). In queste due celebrazioni, i pellegrini si recavano in massa all’Abbazia. È plausibile credere, come già accennato, che i primordi della fiera siano da collocarsi in tempi. Il numero enorme di fedeli, infatti, portò anche un numero cospicuo di commercianti che, non solo offrivano le cibarie ai visitatori, ma anche iniziarono a fare scambi di merci tra loro.
In tempi moderni
Inoltre, nel corso del tempo si unirono ai pellegrini e ai commercianti, anche saltimbanchi e, in generale, artisti di strada; dunque, divenne, non solo un’occasione di preghiera, ma anche di divertimento. Inoltre, nei suoi Commentari (metà Quattrocento), Papa Pio II nota che, a fine giornata, molti erano alterati dal vino e dai divertimenti. Indizio questo che l’aspetto ludico della fiera aveva sorpassato quello religioso. Era diventato dunque quasi quasi un appuntamento mondano, poiché, secondo i vari documenti storici, si recavano anche l’élite politica e sociale di Roma.

Se fino al Seicento, le due ricorrenze si erano equivalse per pellegrini, visitatori e commercianti, alla fine di questo secolo fu quella del 25 marzo ad avere maggior successo rispetto a quella di settembre. Così che nel XIX secolo ebbe un lento ma instancabile declino che la portò a essere cancellata.
Nel Novecento
Fino alla metà del Novecento era una fiera nota a livello locale. Divenne di rilevanza nazionale quando nel 1966 ENPI (Ente Nazionale Prevenzione Infortuni) la scelse come strumento per la promozione di quelle macchine agricole con rigidi criteri di sicurezza.

Da questo momento, e grazie alla fondazione di un comitato e alla pubblicazione del Bollettino della fiera, divenne un vero e proprio punto di riferimento commerciale e culturale. In quest’occasione fu inaugurato anche un concorso a premi che coinvolse, e coinvolge, moltissime ditte costruttrici.
Attualmente non è solo la fiera delle macchine agricola, ma include numerosi aspetti della nostra società: dal commercio alla cultura, dall’arte fino allo sport.