L’antichissima e affascinante storia del profumo

 A cura di Tania Perfetti, gruppo Facebook La Casa nel Medioevo
L’etimologia
Il termine “profumo” proviene dal latino per fumum, che significa letteralmente “attraverso il fumo”.  L’etimologia e’ da ricercarsi nelle fumigazioni sacre rivolte agli antenati o alle divinita’. Durante il medioevo e’ da sfatare il mito che le persone non curassero la loro igiene o non fossero avvezzi all’uso delle profumazioni. I testi delle profumazioni arabe e delle erbe furino conservati e copiati dai monaci amanuensi nei monasteri ma fu  maggiormente grazie agli scambi commerciali col vicino Oriente (soprattutto con gli Arabi) che si sviluppo’ la cultura e la scienza e  si conseguenza anche l’arte profumiera.
L’ incenso veniva  usato sia nelle chiese che per profumare gli ambienti ( alla maniera araba) che nelle abitazioni  degli altolocati specialmente. Aromi e profumazioni venivano considerati beni preziosi e erano offerti durante le grandi occasioni: il califfo di Bagdad, Haroun al-Raschid, ne offri’ all’imperatore Carlo Magno. Durante le Crociate gli scambi tra Oriente e Occidente si intensificarono , migliorando così le vie commerciali. I Crociati importarono  dall’Oriente aromi e spezie nuove e reintrodussero  l’abitudine di fare abluzioni con essenze profumate.
Si sviluppo’ una grande quantita’  di apotecari, speziali, venditori di erbe e venditori di aromi tutti in concorrenza tra loro. Nel 13° secolo, si cominciarono a regolamentare in modo più preciso le differenti corporazioni dei Mestieri.
Uomini e donne eseguivano  abluzioni,  i bagni venivano  aromatizzati con erbe e profumi. I bagni erano in comune . Solo i ricchi  e i re  avevano bagni privati; vi erano anche numerosi bagni pubblici a cui chiunque poteva accedere anche se spesso la promiscuità faceva si che si indulgesse  in altri altri piaceri  meno consoni e che all’interno si praticasse  anche la prostituzione. I magistrati iniziarono a chiedere  a gran voce la separazione dei bagni pubblici per sesso e la chiesa ne pretese la chiusura.
A tavola venivano  portate ai convitati bacinelle di acqua profumata per sciacquarsi le mani.
Nel Rinascimento si diffuse l’uso di profumi alla violetta, alla lavanda, al fiore d’arancio . Le nobili e ricche dame  solevano nascondere  nei vestiti o nella biancheria sacchetti profumati o ampolle odorose.
Nel 1347, un vascello battente la bandiera genovese tornando da un viaggio sulle coste del Mar Nero, riporto’ con sé la peste. Bastò un anno e tutta l’Europa ne fu contagiata: aspersioni, fumigazioni e vini aromatizzati vennero utilizzati per combattere  il contagio. Le persone inalavano  sostanze e erbe aromatiche contenute in palline odorose, chiamate anche mele di musc o di ambra, in seguito pomanders. I medici usavano varie erbe aromatiche per evitare di contrarre il contagio . Le introducevano nel becco allungato delle loro terrificanti maschere di protezione. Questo naturalmente servì a ben poco.
Per purificare e profumare le case si bruciava alloro o  rosmarino e si cospargeva il pavimento di erbe odorose. Una bellissima descrizione di questa prarica  la troviamo nell’ “ Opera al Nero” di   Marguerite Yourcenar.
A Salerno si scoprì la distillazione dell’alcol. Sostituendo l’olio come eccipiente del profumo, questo liquido volatile e neutro trasformo’ radicalmente la profumeria: nacque cosi   la profumeria alcolica.
Nel 1370, la regina Elisabetta di Ungheria ispirò il primo nome di un profumo: l’acqua di Ungheria, un estratto di rosmarino e di lavanda a base di alcool. Secondo una storia da lei stessa raccontata un eremita compose questa fragranza  per curare la Gotta e i reumatismi che la affliggevano. Lei ne assumeva  un po’ogni mattina , lo aggiungeva a cibi e bevande e aspergeva con esso parte del corpo. La regina riferi’ che ne aveva giovato anche la sua bellezza  e il mantenimento della sua giovinezza. Se questa sia solo una leggenda non si sa , fatto reale e’ che Elisabetta di Ungheria sposò il re di Polonia all’età di 70 anni.Fonti nei commenti. Fonte : Storia dei profumi Brigitte Monier.  Il profumo, storia, cultura e tecniche . Lorenzo Villoresi.

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