Le Vestali fra oneri e onori.

Nell’antica Roma ci furono donne che ebbero favori e privilegi e che costituivano una sorta di casta all’interno della società. Tali donne erano le Vestali.

Esse, consacrate al culto di Vesta -dea del focolare domestico-, erano l’unico ordine religioso femminile di Roma; la loro importanza era smisurata, nonostante conducessero una vita appartata rispetto al resto della società.

Le vestali erano, per i romani, creature sacre e inviolabili, considerate matres dello stato e del popolo, tanto era vestale la nota Rea Silvia, la madre di Romolo e Remo, la quale finì sepolta viva per la violenza da parte del Dio Marte da cui nacquero i due gemelli.

La loro ammissione all’ordine non era così scontata, ma seguiva criteri molto precisi: dovevano appartenere a famiglie patrizie, essere vergini, senza alcun difetto fisico e avere entrambi i genitori in vita.

L’ammissione all’ordine

Le vestali dovevano, al momento della consacrazione, tagliarsi i capelli e offrirli alla dea, indossare una lunga tunica bianca, segno di purezza. Inoltre la loro “formazione” era lunga e difficoltosa che durava all’incirca trenta anni: dieci anni per l’apprendistato, dieci anni al servizio della dea e dieci anni per l’insegnamento alle nuove “reclute”.

Nonostante la loro vita fosse piena di sacrifici, esse rivestivano un ruolo di profonda importanza all’interno della società, poiché tra gli altri compiti dovevano proteggere il fuoco sacro di Vesta che simboleggiava l’eternità dell’Urbe e dunque non doveva spegnersi mai. Le vestali, ovviamente, avevano anche l’onere di partecipare alle cerimonie religiose pubbliche e di preservare la salute del popolo romano.

Esse, dunque, erano alla base della sacralità del mondo romano; se per qualunque motivo, non avessero rispettato i loro compiti, le pene sarebbero state molto severe fino ad arrivare alla pena di morte, come nel caso della trasgressione del voto di castità.

Accenni alla storia della vestale Cornelia

Una delle testimonianze più rilevanti in tal senso è la storia della vestale Cornelia, vissuta sotto l’impero di Domiziano (I secolo d. C): condannata a morte poiché le sue preghiere non erano servite all’imperatore per vincere contro i Daci e i Celti e, dunque, secondo l’imperatore questo non poteva altro che essere simbolo di impurità.

I privilegi

La loro vita, insomma, era fatta soprattutto di oneri, sebbene non mancassero i privilegi; infatti, erano tra le più ricche del mondo romano. Ricevevano un fisso mensile e porzioni di terre pubbliche dallo stato romano. Inoltre, erano oggetto di numerose donazioni da parte sia di imperatori sia di persone private che desideravano avere il loro favore.

Rilievo di vestale. Wikipedia.

Erano come delle elette all’interno di una società soprattutto maschile. L’unico svago concesso erano gli spettacoli pubblici (combattimenti di gladiatori, corse di bighe, etc.). Ovviamente, esse non potevano immischiarsi con il resto del popolo o con l’aristocrazia, dunque era uso riservarli dei posti appartati. Tal escamotage, secondo il pensiero romano, serviva a concederli un piccolo piacere, in una vita fatta di rigidità, mantenendo, però, intatta la loro purezza..

L’adorazione dei romani non diminuì mai nel corso della Storia, anzi frequentemente esse erano consultate per assicurarsi una vittoria o il favore degli Dei, il loro culto così non si esaurì mai fino a quando l’imperatore Teodosio mise al bando il paganesimo e dunque anche l’ordine delle vestali (394 d. C).

 

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