Jeanne De Clisson, la donna che divenne corsaro per vendetta

Sembrerebbe la trama di un romanzo, ma sebbene poco conosciuta, la storia di Jeanne De Clisson (o De Belleville) è reale. La nobildonna viene ricordata come la “Leonessa di Bretagna”, le sue gesta sono narrate nel romanzo di Emile Pehant, del 1868.  E chissà in futuro vedranno una trasposizione cinematografica.

Jeanne era la moglie di un nobile francese, fatto giustiziare dal re con l’accusa di tradimento. Per vendicare la morte del marito divenne corsaro, diventando l’incubo della marina francese. Era sua abitudine catturare le navi, massacrare tutto l’equipaggio e lasciare in vita soltanto uno o due membri per inviare messaggi di sfida al re di Francia.

Jeanne Louise de Belleville, de Clisson, Dame de Montaigu, nacque nel 1300 a Belleville-Sur-Vie in Vandea, dipartimento della Loira. Suo padre era Maurice IV Montaigu di Belleville e Palluau e Létice de Parthenay, sempre di nobili origini. La sua vita sembrava destinata a godere dei fasti della corte. Appena dodicenne fu data in sposa al suo primo marito, il diciannovenne Geoffrey de Chateaubriant, dal quale ebbe due figli. Goffredo IX e Louise. Il primo marito morì nel 1326, mentre il figlio maschio sarebbe deceduto nella battaglia di La Roche-Derrien nel 1347.

Due anni dopo la morte del marito, Jeanne si risposò con Guido di Penthièvre, figlio del duca di Bretagna e a sua volta rimasto vedovo. Erano tempi difficili, malattie, guerre ed epidemie falciavano migliaia di vite, senza guardare al rango sociale, sebbene i ricchi avessero una aspettativa di vita più lunga.

Il matrimonio però non durò molto, i parenti della famiglia ducale della fazione di Blois, denunciarono ai vescovi di Vannes e Rennes delle irregolarità ed il matrimonio fu annullato. Lo fecero per evitare che il patrimonio di famiglia finisse in eredità ai figli ancora minorenni di Jeanne.

Il terzo matrimonio

Nel 1330, Jeanne convolò a nozze con Olivier IV de Clisson, un ricco possidente bretone, dal quale avrebbe poi acquisito il cognome. Un matrimonio strategico, che servì anche ad unire i possedimenti terrieri di entrambi, che confinavano tra loro. La coppia ebbe ben cinque figli:

  • Isabella (Isabeau), (1325-1343)
  • Maurizio (Maurice), (1333–1334, in Blain);
  • Olivier V (1336-1407), successore di suo padre, futuro conestabile di Francia, e soprannominato “il Macellaio”;
  • Guglielmo (Guillaume), (1338–1345) morì di ipotermia a seguito dell’affondamento dell’ammiraglia (vedi dopo);
  • Giovanna (Jeanne), (1340–?), che sposò Jean Harpedane, successore del signore di Montedre IV.

Quando scoppiò la guerra di successione bretone, la famiglia de Clissons si schierò con i francesi, ma altri, come ad esempio il fratello di Olivier, abbracciarono la causa inglese. Nel 1342, la città di Vannes cadde in mano inglese e i comandati catturati, tra questi vi era Olivier, il marito di Jeanne.

Fu deciso uno scambio di prigionieri ed Olivier venne liberato in cambio di Ralph de Stafford, I conte di Stafford. Inoltre gli inglesi chiesero una somma decisamente bassa. Cosa che portò a sospettare che Olivier fosse in combutta con gli inglesi. Carlo Blois lo accusò di tradimento.

Torneo e processo

Inghilterra e Francia firmarono la tregua di Malestroit all’inizio del 1343. Gli accordi prevedevano una clausola secondo cui Olivier ed altri quindici cavalieri bretoni avrebbero partecipato ad un torneo sul territorio francese. Ma una volta che giunse sul posto, Olivier fu arrestato e condotto a Parigi, dove fu sommariamente processato e giustiziato per decapitazione. Il corpo successivamente venne impiccato e la testa infissa su una lancia.

L’esecuzione di Olivier indignò la nobiltà, sia per la dissacrazione del corpo, che era riservata ai criminali di bassa classe, sia per la scarsità di prove sulla colpevolezza dell’uomo. Jeanne portò i figli Guillamme e Olivier a Sauvetout e mostrò ad essi la testa del padre infissa. Davanti a quel macabro trofeo giurò vendetta contro Carlo di Blois e il re di Francia Filippo VI.

La furia di Jeanne

La donna, in preda a una furia incontrollata, vendette tutte le proprietà ed assoldò un esercito per attaccare e scacciare i francesi dalla Bretagna. Le battaglie terrestri coinvolsero il castello di Toufoou, una guarnigione a Chateau-Thèbaud ed un castello occupato da un ufficiale di Carlo di Blois, dove furono massacrati tutti i gendarmi ad eccezione di uno.

Grazie all’aiuto del re d’Inghilterra e dei bretoni, Jeanne equipaggiò tre navi da guerra. Gli scafi erano dipinti di nero come il lutto, le vele rosse come il sangue che avbrebbe fatto scorrere. La nave ammiraglia si chiamava “My Revenge” (La mia vendetta). Per oltre tredici anni le navi corsare di Jeanne pattugliarono la Manica, dando la caccia alle navi francesi. Ogni volta che ne veniva assalita una, l’equipaggio veniva regolarmente massacrato e veniva lasciato in vita solo un individuo che aveva il compito di portare messaggi al re di Francia.

Il coraggio e la ferocia di Jeanne le valsero il soprannome di “Leonessa di Bretagna”. La donna non si limitò ad attaccare solo le navi, ma mise a ferro e fuoco anche diversi villaggi della costa in Normandia. Nel 1346 la sua piccola flotta partecipò alla battaglia di Crècy, con il compito di rifornire le navi inglesi. Quando la sua ammiraglia fu affondata, Jeanne ed i figli Guillamme ed Olivier rimasero alla deriva per cinque giorni. Il figlio Guillamme morì di ipotermia, mentre Jeanne e Olivier furono salvati dai sostenitori bretoni e condotti a Morlaix.

Il quarto matrimonio

Donna affascinante, desiderabile per le sue gesta e le ricchezze, Jeanne si sposò una quarta volta nel 1356 con Walter Bentley, che era uno dei comandanti militari di re Edoardo III di Inghilterra. Ma tre anni dopo, nel 1359, Jeanne che nel frattempo si era trasferita con il coniuge a Hennebont, decedette per cause naturali.

Così morì la Leonessa di Bretagna, il terrore della Manica. Non cadde in battaglia, ma spirò al capezzale con intorno l’affetto dei suoi cari.

.

 

 

 

Francesco Digiorgio
Riproduzione Riservata

 

 

 

 

 

 

Condividi